Le ibridazioni di Koen Vanmechelen in mostra a Firenze agli Uffizi

Arriva a Firenze dalle Fiandre, terra in cui i Medici aprirono il loro primo banco, l’artista Koen Vanmechelen. Agli Uffizi le sue contaminazioni formali, biologiche e materiche seducono lo sguardo, senza sottrarsi allo scambio con i capolavori della collezione museale. Caravaggio incluso

Affronta con audacia i maestri dell’arte italiana e fiamminga esposti alla Galleria degli Uffizi Koen Vanmechelen, l’artista belga scelto dall’istituzione diretta da Eike Schmidt per aprire la stagione espositiva 2022. Per la personale Seduzione l’eclettico autore, classe 1965, ha concepito trenta opere collocate lungo l’intero percorso museale, anche a fianco dei capolavori. Non un azzardo o una provocazione, come una lettura affrettata potrebbe forse suggerire. La prospettiva concettuale delineata in mostra dal pittore, scultore e performer ricalca infatti i medesimi archetipi dell’antichità greco-romana, mutuati in seconda battuta dal Rinascimento, e riconosce come proprie radici teoriche le consolidate polarità “vita-morte”, “umano-divino”, “terreno-spirituale”, “naturale-artificiale” da sempre presenti nell’arte globale. Il risultato sono opere figurative dall’esecuzione impeccabile, in cui marmo, acciaio e bronzo si combinano ripetutamente con la trasparenza e la vulnerabilità del vetro, materiale per eccellenza “duplice”. Accoglie sì il passaggio della luce e si lascia attraversare dallo sguardo, ma è anche capace di ferire, perdendo a sua volta forma e funzioni assegnate.

Cosmopolitan Fossil I, II. Seduzione. Koen Vanmechelen. Galleria degli Uffizi, Firenze 2022

Cosmopolitan Fossil I, II. Seduzione. Koen Vanmechelen. Galleria degli Uffizi, Firenze 2022

KOEN VANMECHELEN IN MOSTRA AGLI UFFIZI

Ideatore del programma di ricerca Cosmopolitan Chicken Project, finalizzato alla generazione di nuove razze di pollame, e artefice, con l’architetto svizzero Mario Botta, della riserva artistica e naturale Labiomista a Genk, Vanmechelen “attinge” a più riprese dalla collezione degli Uffizi. Lo dimostra la serie scultorea Temptation, scandita da quindici busti di eroi, divinità e condottieri che, a differenze degli “omologhi storici” della collezione museale, sono riusciti a svincolarsi dal peso di convenzioni, norme e pregiudizi. I frammenti di uova sulle loro nuche attestano, senza ombra di fraintendimenti, un’avvenuta gestazione. Sospese fra ricerca genetica, mito e simbolismo, dalle loro teste sono nate creature ibride e indecifrabili: fin qui assenti dalle tavole naturalistiche, si rivelano ora agli occhi dell’osservatore. La mente è in grado di generare, ci ricorda il fiammingo. Dal gesso dell’artista fiorentino ottocentesco Adriano Cecioni Bambino con Gallo, Vanmechelen immagina poi una doppia metamorfosi. La traduce in un bis di opere, in cui il volatile abbandona piume e cresta per diventare l’esotica (e ingestibile) iguana, una volta bianca e l’altra nera, di Cosmopolitan Fossil.

Vesta - Mechelse - Cubalaya - CCP11. Seduzione. Koen Vanmechelen. Galleria degli Uffizi, Firenze 2022

Vesta – Mechelse – Cubalaya – CCP11. Seduzione. Koen Vanmechelen. Galleria degli Uffizi, Firenze 2022

IL POLLO COME AVATAR E SPECCHIO DELL’UOMO

I due opposti colori della tavolozza si fronteggiano anche nella coppia di Meduse con cui si chiude il percorso di visita. Realizzati uno in marmo nero Marquina, l’altro in marmo Statuario, entrambi gli esemplari di Vanmechelen donano uno slancio tridimensionale al celeberrimo olio su tela Scudo con testa di Medusa di Caravaggio, puntando sull’animale-simbolo della ricerca dell’artista. Dalle teste delle due figure si propagano in tutte le direzioni polli mutageni, definitivamente privi di quell’innocenza associata a questo animale, presente anche nell’autoritratto che il belga donerà agli Uffizi. Rendendo distorto il proprio volto, con una maschera in vetro di Murano che fuoriesce dalla superficie bidimensionale di Ubuntu, l’artista si mostra in qualità di sciamano. La mano è l’unica parte pienamente riconoscibile del suo corpo, altrimenti celato fra piume, penne e creste di polli e galli cinti in un abbraccio. Richiamando nel titolo dell’opera, in lingua bantu, il principio “io sono perché noi siamo”, Vanmechelen vuole fare proprio (e ribadire) quel “legame universale di condivisione che collega tutta l’umanità”. Uomini, animali e inaspettate creature ibride.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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