Summer In: a Milano è partito il programma di residenza artistica di FuturDome per l’estate 2020

Fino al 31 luglio, i quattro artisti invitati a partecipare alla residenza avranno la possibilità di lavorare in tutta sicurezza nei 2mila metri quadrati del palazzo liberty milanese. Ce ne hanno parlato i curatori Ginevra Bria e Atto Belloli

La storica palazzina liberty, che a inizio Novecento fu il luogo di ritrovo dei protagonisti del movimento futurista, torna ad animarsi con un programma di residenze che durerà fino al 31 luglio 2020. Si tratta di Summer In, il nuovo progetto a cui partecipano quattro artisti italiani ai quali è consentito di risiedere, soggiornare e lavorare in piena sicurezza e autonomia, all’interno dei 2mila metri quadrati che compongono lo spazio. Gli artisti invitati sono Silvia Hell, Domenico Antonio Mancini, Fabrizio Perghem, e Sara Ravelli, tutti nati tra gli anni Ottanta e Novanta: durante questo percorso, avranno la possibilità di sviluppare nuovi lavori utilizzando ogni elemento del palazzo e ogni materiale di cui potranno appropriarsi, avvalendosi anche della collaborazione di diverse aziende per la produzione di opere. L’accesso al pubblico sarà consentito solo su appuntamento, mentre nelle date di venerdì 29 maggio, mercoledì 10 giugno, giovedì 18 giugno, martedì 30 giugno, giovedì 9 luglio, martedì 21 luglio e giovedì 30 luglio sono fissati degli incontri tra gli artisti e diversi professionisti del settore. Interverranno Diego Bergamaschi (collezionista, art manager), Elena Bordignon (direttore ATP Diary), Barbara Casavecchia (critico, curatore, docente), Annette Hofmann (art dealer, ricercatrice), Claudia Santeroni (curatrice, coordinatrice di The Blank), Mauro Mattei (collezionista, fondatore di MMAT) e Maria Chiara Valacchi (critico, curatore).

Summer In, il progetto di residenza di FuturDome

Summer In, il progetto di residenza di FuturDome

SUMMER IN, LA RESIDENZA DI FUTURDOME: ORIGINE DEL PROGETTO

Quando abbiamo ideato Summer In, all’interno del programma di A-I-R Artist In Residence, avevamo tre fra le mostre più impegnative che avessimo mai realizzato in FuturDome, completamente bloccate. Tra dogane, frontiere e aziende chiuse”, ci raccontano Ginevra Bria e Atto Belloli, fondatori di FuturDome. Svelandoci come la programmazione dello spazio abbia dovuto subire radicali cambiamenti a causa della pandemia, la quale ha indotto a ripensare all’identità stessa di questa realtà. “Per quanto tempo, ci siamo domandati, uno spazio come FuturDome avrebbe potuto rimanere inerte, chiuso e manchevole di fronte alla vocazione che la Storia di questo luogo porta con sé? Dal 1939 al 1944, nei periodi più brutali della Seconda Guerra Mondiale, gli ultimi futuristi erano riusciti, nonostante la spietatezza che stavano affrontando, a trovarsi e a produrre opere. Abbiamo così cominciato a ri-contattare diversi artisti italiani che avevamo incontrato di persona, prima del cosiddetto lockdown. Abbiamo deciso di affidare i 2000 mq del palazzo a quattro artefici che secondo noi sarebbero stati in grado, nell’arco di dieci settimane, di portare a termine progetti giacenti, inediti. Opere che dialogassero con la domesticità anomala, transitoria di FuturDome e che erano state rese incomplete dall’isolamento della quarantena. Dovevamo lavorare con artisti che gravitassero su Milano e con i quali avremmo voluto creare percorsi monografici, andando oltre il periodo e anche gli approcci della residenza per artista”.

Summer In, il progetto di residenza di FuturDome

Summer In, il progetto di residenza di FuturDome

SUMMER IN, LA RESIDENZA DI FUTURDOME: LA SCELTA DEGLI ARTISTI

Silvia Hell, Sara Ravelli, Domenico Antonio Mancini e Fabrizio Perghem oggi sono per noi quattro modelli di palingenesi del produrre arte e del pensiero messo a confronto con lo spazio. Grazie, fra gli altri, anche ad aziende come BenQ e a brand come Marios, siamo riusciti a trovare supporto tecnico e anche economico, per far sì che questi quattro artisti italiani potessero iniziare un vero e proprio dialogo con ambienti sfidanti”, proseguono i due curatori, raccontando ad Artribune dei criteri messi in campo per selezionare i quattro artisti partecipanti al progetto di residenza. “La selezione del lavoro di Silvia Hell, Sara Ravelli, Domenico Antonio Mancini e Fabrizio Perghem è stata decisa anche in base alla tipologia di progetto e di processo che, attualmente, stanno portando avanti. Ad esempio, Silvia Hell sta realizzando negli attici una proiezione che riproduca un sistema computazionale in grado di misurare una sorta di cromatografia delle fonti luminose; Domenico Antonio Mancini sta studiando come restituire uno statuto scultoreo e strutturale allo stato di liminalità delle soglie; Sara Ravelli sta lavorando ad una serie di sculture che incarnino fisicità, liberazione e violenza della sottomissione nei confronti dell’amore incondizionato; in ultimo, Fabrizio Perghem sta analizzando l’eco di diversi spazi per incorporare, in un’unica installazione, le numerose stratificazioni dei suoni del palazzo. Questi artisti rappresentano la nostra reazione nei confronti dell’assenza di scambi, umani prima di tutto, che ci ha portato in periodo di quarantena ad allontanarci dalla percezione dell’arte nello spazio e del corpo nei confronti della contemporaneità; di quell’urgenza compositiva che nutre tanto i nostri immaginari quanto il nostro essere nel mondo”. E, concludono i curatori, “l’obiettivo di Summer In, fino al 31 luglio, è di lasciar agire gli artisti senza pressioni, attraverso una precisa scansione di incontri esterni che ne monitori, arricchendolo, il lavoro svolto ogni dieci giorni”.

-Giulia Ronchi

http://www.futurdome.org/

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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