L’arte dell’abbandono. Franco Mazzucchelli a Milano

Museo del Novecento, Milano ‒ fino al 10 giugno 2018. Nella sala degli Archivi, al quarto piano del Museo del Novecento, Sabino Maria Frassà e Iolanda Ratti presentano un’analisi prevalentemente documentale sui tre lustri che hanno definito la pratica performativa dell’artista milanese. Una mostra che, tra foto, collage, edizioni, film, disegni e due grandi gonfiabili, evince misure d’interazione, portata scultorea e sensibilità paesaggistiche di Mazzucchelli.

La Sala Archivi Ettore e Claudia Gian Ferrari rappresenta una valvola documentale indipendente, rispetto a mostre permanenti e temporanee del Museo del Novecento e, spesso, viene da pensare sia per questo motivo che si trovi dislocata in un punto difficile da raggiungere. Al quarto piano, fra sale di passaggio, ascensori e scale mobili.
Nel caso di Non ti abbandonerò mai ‒ Franco Mazzucchelli, Azioni 1964-1979, questa sorta di leggera inaccessibilità rende la sala un eremo, e allo stesso tempo un avamposto protetto. Oggi custodia ‒ tra teche e plexiglass ‒ di una curatissima ricognizione dedicata a uno fra i più schivi e attivi artisti milanesi del Secondo Dopoguerra.
Franco Mazzucchelli (Milano, 1939) ottiene il diploma di scultura nel 1966, seguendo il metodo di insegnamento di Marino Marini e cominciando, fin dai primi lavori bidimensionali, a sperimentare i materiali plastici, aggiunti, ad esempio, come frammenti specchianti, alla tempera lavabile.

Franco Mazzucchelli, A.TO A., Volterra, Piazza dei Priori, 1973. Fotografie di Enrico Cattaneo

Franco Mazzucchelli, A.TO A., Volterra, Piazza dei Priori, 1973. Fotografie di Enrico Cattaneo

LE OPERE

La mostra si concentra sul versante performativo e sulla sostanzialità dell’effimero di Mazzucchelli, non esponendo le primissime sculture in gesso o in resina dell’artista, ma accogliendo all’ingresso con due grandi gonfiabili di PVC, uno del 1960 e uno del 1970. Dichiarazione di poetica dei cosiddetti Abbandoni, che precedono di qualche anno le Sostituzioni (1973, Mazzucchelli occupa il salone della Triennale di Milano) e le Riappropriazioni (interventi in esterno).
Non ti abbandonerò mai si dispone poi prevalentemente a parete, documentando i quindici anni fondativi delle metodologie di Mazzucchelli. La prima serie fotografica esposta, in bianco e nero, infatti, traccia la presenza di alcuni gonfiabili A.TO A. (acronimo che significa art to abandon, ovvero à toi, se letta alla francese), avendo come sfondo la Camargue, del 1964, viaggio di nozze dell’artista che si trasforma nel set ideale per gonfiabili elicoidali, a cavallo di dune sabbiose dalla vegetazione rada.

Franco Mazzucchelli, Meccano gonfiabile, Scuola Montessori, via Milazzo, Milano, 1967. Fotografia F. Mazzucchelli

Franco Mazzucchelli, Meccano gonfiabile, Scuola Montessori, via Milazzo, Milano, 1967. Fotografia F. Mazzucchelli

COLLAGE E FOTOGRAFIE

Il perimetro del percorso seleziona collage plastici e fotografie dedicati, fra gli altri, all’intervento del 1967, all’Asilo Montessori; a un abbandono sul lago di Como nel 1970; a un’azione di Piazza San Fedele e Piazza Meda a Milano; così come, nel 1971, alla partecipazione a un blocco stradale improvviso – con l’aiuto degli operai ‒ di fronte all’Alfa Romeo di Viale Traiano. Le teche orizzontali e verticali, interne alla mostra, si concentrano sui lavori concettuali come Caduta di pressione, del 1972, progetto che riporta la mappatura quantitativa sul consumo di ossigeno dei vari ospiti, presenti durante una personale dell’artista nella galleria di Luciano Inga-pin, e che mostra alcuni autoritratti di Mazzucchelli con oggetti che gli impediscono di assumere ossigeno come forma vitale.

Ginevra Bria

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Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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