Due mesi d’arte in Sicilia. I progetti di Bridge art a Noto, tra territorio, archetipo e storia

Si è conclusa di recente all’interno di Tenuta la favola in Sicilia, una residenza lunga due mesi, organizzata da Bridge art//contemporary visions, format ideato e diretto da Lori Adragna & Valeria Valenza con il patrocinio del Comune di Noto. Che ha coivolto questa volta gli Andrea Abbatangelo e Anto Milotta & Zlatolin Donchev. Qui il resoconto dei progetti, dell’evento finale alla Tenuta e della mostra al C.U.M.O

Papaver Rhoeas è il nome scientifico del papavero comune, una pianta della mietitura che si insedia sul terreno lavorato dall’uomo, spiega Abbatangelo: “la sua esistenza dipende e al tempo stesso è minacciata dall’organizzazione del territorio”.
Da questa considerazione, la ricerca dell’artista si è sviluppata attorno all’idea di paesaggio antropizzato, focalizzandosi sulla mappatura del territorio. Goal della residenza è stata la creazione di un’opera ambientale, un’installazione di forma circolare che per l’artista rappresenta “una microriserva, un Rifugio Democratico per le specie erbacee che non trovano spazio altrove”. La scultura, realizzata impastando e cuocendo l’argilla del luogo, è costituita da elementi in terracotta che richiamano le vertebre spinali, quale simbolica connessione tra terra e cielo, presente e passato, archetipo e storia.

STRUTTURE TRIBALI E MISTERIOSE

Il primo step è di Milotta & Donchev, collettivo di artisti che lavora insieme dal 2014 e che si realizza con la costruzione di una antenna rudimentale: per scandagliare la profondità dell’etere e captare quella parte dello spettro elettromagnetico fantasma che non si rivela all’orecchio umano.
Dopo aver registrato una mappa di tali risonanze, il collettivo ha lavorato alla produzione di un film sperimentale che documenta le varie fasi dell’intero progetto, ma soprattutto indaga sulla presenza imponente ed ambigua di diverse antenne nel paesaggio. Con l’idea di “riflettere sul ruolo di queste strutture astratte e misteriose, non tanto dissimili ne d’aspetto che di funzione ai totem delle società tribali, esaminandole nel contesto di una società moderna del tutto connessa, ma sintomaticamente dissociata”. Sostanziale ai fini del progetto, la scoperta che nei pressi di Noto si trova il secondo più imponente radiotelescopio italiano. Trovare un territorio attivo in queste ricerche ha fatto nascere una serie di coooperazioni: con INAF, con ERO (Etna Radio Observatory), con Renato Romero (da parte del sito vlf.it e del progetto nazionale) e con OPERA (Osservatorio Permanente Emmissioni Radiosismiche).

UN WORKSHOP CHE È UN DIZIONARIO

I lavori degli artisti sono stati presentati presso la Tenuta, in contemporanea con il talk che ha avuto per protagonisti gli autori del progetto Diccionario: Antonio Arévalo, Felipe Aguila, Benjamin Gallegos Gabilondo, Cristobal F. Barria Bignotti, vincitori invece della call per residenze nella sezione special projects. Vissuto come un workshop, Diccionario (Dizionario) è una sorta di “macchina” in grado di generare interazioni tra la comunità locale, spazi aperti per improvvisazioni e cambi di programma suggeriti dagli stimoli offerti dal luogo. “Alleanza e collegamento, vengono esplorati attraverso i temi diversi temi, l’arte, l’architettura, l’immigrazione e la storia”, spiega Antonio Arévalo.
La residenza full(Y) si è conclusa con un evento espositivo al C.U.M.O. Consorzio Universitario Mediterraneo Orientale, partner di Bridge Art, che ha visto Andrea Abbatangelo e Anto Milotta & Zlatolin Donchev, in mostra con gli altri artisti ospiti delle residenze, a partire dal 2015: Arsen Babajanyan, Fabrizio Cicero, Niccolò de Napoli, Tamar Hayduke, Arash Irandoust, Germano Serafini e Michele Tiberio. Nei suggestivi spazi del polo universitario, ex convento fondato a Noto Antica nel XIV secolo, un compendio audio visuale d’emozioni, ricordi, testimonianze e suggestioni, frutto dello scambio relazionale e della ricerca sul territorio.

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Redazione

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