miart: Top & Flop. La nostra classifica con le 5 migliori e le 5 peggiori cose della fiera

Luci e ombre della settimana dell’arte milanese. Ecco cosa abbiamo salvato (e premiato) e cosa abbiamo buttato giù dalla torre. Sempre secondo il nostro insindacabile giudizio.

TOP

MIART: LE SEZIONI PRINCIPALI

miart 2017, Galleria Continua, ph. Irene Fanizza

miart 2017, Galleria Continua, ph. Irene Fanizza

L’abbiamo già detto e ripetuto. A noi miart, la “grande mostra” curata da Alessandro Rabottini è piaciuta molto. Non c’era uno stand sbagliato tra le sezioni Estabilished, Generations, On Demand, Decades, Object e la qualità si è mantenuta per tutti molto elevata. La sezione più centrata è stata proprio Generations che metteva in dialogo artisti provenienti da momenti storici differenti.

DANIELE INNAMORATO DA MARSÈLLERIA

Daniele Innamorato da Marsélleria

Daniele Innamorato da Marsélleria

Davvero una significativa mostra quella proposta da Marsèlleria per i giorni di miart. Si tratta di Like No Tomorrow, personale di Daniele Innamorato, a cura di Giorgio Verzotti che si sviluppa lungo tutti e tre i piani dello spazio di via Paullo. È un’esposizione monografica che vuole fare luce sulla produzione più recente dell’artista, con la volontà di dar conto dell’indagine creativa che Daniele Innamorato ha avviato dieci anni fa. Appositamente pensata per la sede che la ospita, mette in scena una festa di colori, volumi e trasparenze.

IL CACCIATORE BIANCO AI FRIGORIFERI MILANESI

Il Cacciatore Bianco

Il Cacciatore Bianco


Non era una mostra “scientifica” quella di Marco Scotini ai Frigoriferi Milanesi. Se anche ha cavalcato l’aspetto “pop” della questione africana e coloniale nella sua narrazione artistica, sicuramente la megamostra ai Frigoriferi Milanesi è stato uno degli appuntamenti da non perdere della settimana fieristica. Sia perché non era facile confrontarsi con un tema così spinoso e – infatti – poco dibattuto, sia perché la qualità espositiva è di indubbio rispetto.

SANTIAGO SIERRA AL PAC – PADIGLIONE ARTE CONTEMPORANEA

Santiago Sierra- Pac Milano

Santiago Sierra- Pac Milano

Gli spazi ariosi e ben distribuiti del Pac sono l’ideale scenografia per accogliere la continua denuncia di Sierra delle ingiustizie che affliggono il mondo che, come un mantra, si insinua nella mente del visitatore per non abbandonarlo più. Il tutto accompagnato da un allestimento minimale in bianco e nero che rende il percorso ancora più suggestivo.

COLLEZIONI E SPAZI PRIVATI 

Milka da Studio Iannaccone

Milka da Studio Inazione

Come spesso accade a Milano a farla da padroni sono stati le collezioni e gli spazi privati che hanno dato uno spaccato davvero interessante dell’intraprendenza e della filantropia milanese. Dagli avvocati nctm che hanno ospitato l’evento performativo dell’artista Elena Mazzi, all’avvocato Giuseppe Iannaccone con la mostra della serie In pratica curata da Rischa Paterlini “Milka” di Andrea Romano, fino alla bella mostra su Tancredi alla collezione Ramo.

FLOP

MIART: EMERGENTI 

Gallerie Emergenti, Stems Gallery Bruxelles. Ph. Irene Fanizza

Gallerie Emergenti, Stems Gallery Bruxelles. Ph. Irene Fanizza


Abbiamo già espresso il nostro “mi piace” per quanto riguarda la fiera di Alessandro Rabottini, ma un paio di note concedetecele. E va bene che i giovani e gli emergenti devono fare la gavetta, però forse una zona meno ostile di quella offerta alla sezione Emergent si poteva pensare. Mentre la fiera era invasa dal pubblico i corridoi delle new entries languivano… di noia.

MIART: EDITORIA E L’ESCLUSIONE DI “SEGNO”

Emilio Isgrò con Lucia Spadano

Emilio Isgrò con Lucia Sparano

Anche l’editoria non godeva di una posizione migliore. Lo spazio offerto ha inscenato una situazione di eterno cantiere, con gli espositori costretti a correre dal desk al magazzino per approvvigionare lo spazio delle riviste e uno sgomitamento ad ogni manovra di movimento nell’angusto corridoio tra tavolo e parete. A ridosso dell’opening si è inoltre alzato forte – via web e social network – un grido che più che di indignazione, è di delusione e di dolore: quello della rivista Segno, una storica testata con oltre 40 anni di ben portata attività sulle spalle, ma che in questa edizione 2017 si è vista inopinatamente rifiutare uno spazio che otteneva da sempre. “Forse il giovane direttore si è dimenticato quanto storicità e attualità vadano di pari passo per una rivista come la nostra, che può vantare una vita decennale, fisicamente presente quando, fra Arte Povera e Transavanguardia si faceva la storia dell’arte contemporanea in Italia”, commenta Segno. La risposta che “mancava lo spazio” (con stand larghi un metro) ovviamente non regge.

ADRIAN PACI A SANT’EUSTORGIO 

Adrian Paci - The Guardians

Adrian Paci – The Guardians

Se anche lo spazio è mozzafiato e se i lavori di Adrian Paci sono comunque sempre interessanti sia nuovi che vecchi, ci aspettavamo molto di più. Forse complice anche il plauso collettivo che questa mostra a cura di Gabi Scardi ha avuto in tutta Milano. Ma quando l’abbiamo visitata abbiamo pensato che il confronto tra la potenza del museo e le poche video/installazioni disseminate qua e là non reggeva del tutto. Si è trattato sostanzialmente di una giustapposizione di lavori all’interno del percorso del museo.

HANGAR BICOCCA DOVE SEI?

Miroslaw Balka, BlueGasEyes, 2004. Installation view at Pirelli HangarBicocca, Milano 2017. Courtesy of the artist and Pirelli HangarBicocca, Milano. Photo © Attilio Maranzano

Miroslaw Balka, BlueGasEyes, 2004. Installation view at Pirelli HangarBicocca, Milano 2017. Courtesy of the artist and Pirelli HangarBicocca, Milano. Photo © Attilio Maranzano

Mi si nota di più se non vengo o se vengo e sto in disparte? Va bene che noi giornalisti e art lovers ci lamentiamo sempre per la quantità mostruosa di informazioni che riceviamo durante miart e il Salone del Mobile, ma la comunicazione quasi inesistente dell’Hangar Bicocca prima durante e dopo la fiera ci ha lasciati un po’ perplessi. Sia la mostra (peraltro molto bella) di Miroslaw Balka sia l’evento dedicato a Laure Prouvost sono passati un po’ in cavalleria. Scelta di campo, eleganza minimal, o qualche intoppo?

PASCALI ALLA FONDAZIONE CARRIERO

Pascali, Cinque Bachi da Setola e un Bozzolo

Pascali, Cinque Bachi da Setola e un Bozzolo

Grandi aspettative per questo Pascali Sciamano. Opere indiscutibili per carità, ma troppo dense, troppo vicine l’una all’altra, troppo horror vacui. E poi “l’area etnica” con piccoli totem e maschere provenienti dall’Africa tanto amata da Pascali ci è sembrata un po’ confusionaria e difficilmente esperibile.

www.miart.it

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Redazione

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