Apre documenta 14 ad Atene. Il prequel di Kassel parla di gender, xenofobia e politica

Segnalata qua e là timidamente, documenta 14 schiude la preview per la stampa nelle 47 sedi e con circa 200 artisti. L’edizione curata da Adam Szymczyk e da un team di circa 18 curatori detta le linee guida della mostra che apre al pubblico l’8 aprile.

È un’apertura col botto quella della documenta 14 al suo primo stage ad Atene prima della consueta kermesse a Kassel. Un progetto che si divide tra la Grecia e la Germania per l’edizione 14 sotto la direzione artistica del curatore polacco Adam Szymczyk.
Si comincia con il coro Epycicle del compositore greco Jani Christou datato iconicamente nel 1968 ed eseguito all’esordio della conferenza stampa dall’intero team curatoriale e da tutti gli artisti in mostra. È una documenta che parte in maniera critica in una Atene dalle mille contraddizioni: affascinante, opulenta, dominata dai lustri di una tradizione millenaria da una parte; devastante e diroccata dall’altra. Come si confronta l’arte contemporanea con tutto questo? La scelta del folto gruppo curatoriale è teorica, si direbbe intra moenia. A testimoniarla la sedi – 47 in tutto – soprattutto al chiuso, ma anche il reader, compendio testuale che affianca il già nutrito catalogo, e soprattutto la vasta quantità di installazioni che mostrano libri, romanzi o saggi, quasi a voler indicare in una sorta di hall of fame non musicale chi sono i Teachers, i maestri di una scuola dell’arte politica e sociologica.
Prepotente, ma anche excusatio non petita, c’è il tema di una presa di distanze forte da una visione puramente economicistica della dimensione europea, ma anche una posizione netta sulle tematiche di gender e una avversativa contro ogni forma di discriminazione.
Questa mostra mette insieme infatti con coraggio due realtà in apparente (o reale?) contraddizione: quella opulenta e potente tedesca, quella ateniese dominata dalla troika. Ma mentre sul piano della politica il confronto è acceso, su quello dell’arte il discorso sembra svoltare su un aspetto più umanistico.

Daniel Knorr, Βιβλίο Καλλιτέχνη, 2017, materialization, installation view, Athens Conservatoire (Odeion), documenta 14, © Daniel Knorr/VG Bild-Kunst, Bonn 2017, photo: Mathias Völzke

Daniel Knorr, Βιβλίο Καλλιτέχνη, 2017, materialization, installation view, Athens Conservatoire (Odeion), documenta 14, © Daniel Knorr/VG Bild-Kunst, Bonn 2017, photo: Mathias Völzke

SOSTIENE SZYMCZYK

Dice bene Szymczyk nel presentare il concept Learning from Athens? non da subito chiaro (e nel corso della visita ancora meno) della mostra, quando spiega: “La grande lezione è che non ci sono lezioni. Non ci sono scuole, né maestri. Questa mostra è soprattutto una geografia: vi invito ad esplorare le aree in cui si svolge, più che gli specifici siti. E mentre si svolge la lunghissima conferenza stampa che non è piaciuta tantissimo ai giornalisti (soprattutto agli italiani) per il suo privilegiare la voce dei curatori a quella degli artisti, ancora seduti sul palco nella veste incomoda (e un po’ studentesca) di coro, sono molte però le testimonianze che chiariscono ulteriormente gli aspetti tematici del progetto.
Tra le più interessanti quella di Paul B. Preciado, curatore dei public programs, che preoccupato fortemente dalla discrasia politica commenta, raccontando il suo progetto The Parliament of Bodies: “Non vogliamo insegnare ai greci la loro storia; io sono spagnolo e quello che pensiamo sia importante sottolineare è questa nostra profonda, comune, identità europea. Dobbiamo ricostruire gli edifici e la storia. Il mio progetto vuole raccontare quanto sarà determinante formare un parlamento di persone, per persone ed animali. Questa documenta”, spiega, “si è interrogata molto sulla svolta conservatrice occidentale, dalla Brexit all’elezione di Trump, per citare solo alcuni degli eventi che hanno segnato quest’ultimo anno solare molto travagliato. Ma qual è la proposta alternativa di questi intellettuali? La colonna sonora manifesto dell’esordio di questa mostra, il pezzo di Christou datato 1968, sembra dare una nostalgica linea guida”.

Andreas Angelidakis, Unauthorized (Athinaiki Techniki), 2017, installation view, Polytechniou 8, Athens, documenta 14, photo: Angelos Giotopoulos

Andreas Angelidakis, Unauthorized (Athinaiki Techniki), 2017, installation view, Polytechniou 8, Athens, documenta 14, photo: Angelos Giotopoulos

LE SEDI PRINCIPALI

La press conference è un susseguirsi degli interventi degli altri curatori – 18 in tutto, tra questi spicca il nome dell’italiano Salvatore Lacagnina – per poi concludersi invitando alla visita degli spazi. Gli artisti, più di 200, una buona metà già nella storia, si dislocano nel proprio intervento tra i 47 spazi, di cui i principali sono just a bunch.
Si parte con l’Odeion o Athens Conservatoire, la parte più underground della main exhibition, dove si alternano gli interventi un po’ merzbau di Daniel Knorr, le belle, ariose e grandi tele di Edi Hila, i mobili-strumenti musicali di Nevin Aladağ, le installazioni ipercolorate di Gullermo Galindo, per citarne solo alcuni; poi l’EMST, il grande, spazioso museo multipiano di arte contemporanea che regala le installazioni più ampie ed imponenti, tra cui quelle di Khvay Samnang che attinge alla tradizione africana, i combine dell’artista greca Danai Anesiadou e la dozzina di sculture, quadri e documentazioni di performance e azioni che animano la sala dedicata a Maria Lai. Non manca la riflessione sulla scultura classica (siamo in Grecia!) operata da Daniel García Andújar che mette insieme la riflessione scientifica e fisiognomica dei lombrosiani alla questione neoclassica del “bello e buono”.
La mostra principale prosegue alla Athens School of Fine Arts, nell’affascinante quartiere del Pireo dove 25 artisti si confrontano con i temi centrali della formazione e imparare da Atene. Il percorso procede, sempre nello stesso quartiere nella sede annessa del Benaki Museum, fondato dal collezionista Antonis Benakis, figlio di quell’Emmanouil rampollo di una famiglia protagonista della diaspora greca, politico e mercante immigrato ad Alessandria e diventato ricco grazie al cotone. Qui la mostra è più contenuta, sono solo 16 gli artisti, da Miriam Cahn a Sergio Zevallos. Si ritorna al Megaron, la Concert Hall dove si è svolta la conferenza stampa e si conclude il percorso al Parco Eleftherias, fulcro della pratica partecipativa snodo centrale dell’intera mostra dove si confrontano gli artisti Abounaddara, Andreas Angelidakis, Roger Bernat, Lala Meredith-Vula. Queste le sedi principali prima di buttarsi nella visita nel vivo della città alla scoperta di luoghi misteriosi e angoli meno conosciuti.

Santa Nastro

ATHENS CONSERVATOIRE (ODEION)
Vassileos Georgiou B’ 17-19
www.athensconservatoire.gr

EMST
Kallirrois and Amvrosiou Frantzi
www.emst.gr

ATHENS SCHOOL OF FINE ARTS
Pireos 256
www.asfa.gr

BENAKI MUSEUM
Pireos 138
www.benaki.gr

MEGARON
Vassilissis Sofias and Kokkali
www.megaron.gr

PARKO ELEFTHERIA
Vassilissis Sofia

http://www.documenta14.de/

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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