Il giardino dei sonagli di Yuval Avital. A Catanzaro

Yuval Avital mescola arte, amore per la natura e senso di comunità, dando vita a opere di forte impatto come quella allestita a San Floro. In collaborazione con Cittadellarte – Fondazione Pistoletto.

In uno scenario naturale disseminato di piante d’ulivo, nella parte più stretta e ventosa della Calabria, tra il Golfo di Santa Eufemia e quello di Squillace, precisamente a San Floro in provincia di Catanzaro, spuntano dalla terra una serie di sottili spighe sonore realizzate dall’artista multimediale, compositore e musicista Yuval Avital (Gerusalemme, 1977).  L’installazione permanente dal titolo Il Giardino dei Sonagli gode della collaborazione con il progetto Terzo Paradiso Cittadellarte ‒ Fondazione Pistoletto e con l’azienda Mulinum ‒ realtà agricola nata qualche anno fa dall’iniziativa di Stefano Caccavari, che, basandosi unicamente sul coinvolgimento di soci privati, oggi 220, ha raccolto oltre 1.430.000 euro, al fine di rilanciare la coltura di grani antichi e attivare importanti momenti socio-culturali.

UN TERZO PARADISO “VIVENTE”

La scelta di San Floro, spiega Simona Mazzitelli, ambasciatrice di Terzo Paradiso nonché ideatrice del progetto, è avvenuta nell’estate 2018, in quanto questo luogo “rappresenta ‘un terzo paradiso vivente’ e la realizzazione concreta di quella aspirazione a un rapporto armonioso fra natura, uomo e tecnologia che il nostro movimento promuove in tutto il mondo con le sue iniziative. Così, assieme alle altre ambasciatrici locali, Iole D’Agostino, Giovanna Costanzo, Caterina Bettiga, Teresa Bevilacqua e Savina Tarsitano, abbiamo pensato di realizzare qualcosa di specifico per quest’area della Calabria”.

UN PROGETTO ARTISTICO CONDIVISO

L’installazione dell’artista Yuval è stata inaugurata domenica 14 luglio in occasione della Festa della Trebbiatura, suggestiva manifestazione ideata da Mulinum e inserita nel simbolo del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. Il segno dell’infinito, realizzato in un campo di grano dell’azienda, è divenuto nel corso della serata il centro propulsivo per generare un dialogo tra le persone presenti, l’arte, le tradizioni contadine, i canti popolari e la natura. Tutto ciò ha stabilito un’interessante congiunzione fra i tre progetti ‒ Terzo Paradiso, Mulinum e Il Giardino dei Sonagli ‒ che seppur organicamente differenziati e con obiettivi diversi, come sottolineato nel dialogo pubblico tra Alberto Fiz, Yuval Avital, Fortunato d’Amico e Saverio Teruzzi, sono unificati da un gesto creativo collettivo e condiviso, che genera processi partecipativi.

Yuval Avital, Il Giardino dei Sonagli, 2019. MULINUM, San Floro. Photo Giovanni Viceconte

Yuval Avital, Il Giardino dei Sonagli, 2019. MULINUM, San Floro. Photo Giovanni Viceconte

L’INSTALLAZIONE SONORA

Il Giardino dei Sonagli è un campo “seminato” da Yuval da sculture metalliche a tre rami, che s’innalzano al vento come spighe di grano, dalle quali penzolano le campane e i sonagli raccolti attraverso un annuncio pubblico, con lo scopo di dar corpo sotto forma d’installazione permanente alle “voci” e alle diverse sfaccettature dei Paesi del Mare Nostrum.
Gli strumenti sonori donati da ogni angolo del Mediterraneo (da Cipro al Marocco, dall’Italia alla Grecia, dall’Egitto alla Palestina, dalla Spagna a Israele) hanno preso vita grazie all’intervento spontaneo e diretto del pubblico, che ha attivato con i suoi gesti molteplici suoni capaci di trasmettere un’armonia interiore e allo stesso tempo di stabilire una fusione totale con il campo, il paesaggio e la sua storia antica. Una voce unanime e collettiva che dal Giardino ha raggiunto il suo culmine grazie all’azione diretta dell’artista, il quale ha dato il via, dal centro dell’agorà, cuore e nucleo vitale dell’opera, a un rituale risonante e performativo. Il rito ha visto un gruppo di performer entrare in contatto con la terra e interagire, attraverso canti primordiali, con le tante “voci” delle campanelle, raggiungendo un richiamo in grado di introdurre in un viaggio iniziatico tra arte e natura.
Un progetto artistico, questo di Yuval, capace di generare una narrazione musicale e visiva, che riferisce la storia delle genti coinvolte e le complesse sfumature del loro luogo di provenienza ‒ ogni campana, come ogni individuo, ha la sua specifica voce. Tutte vicende e sogni personali mossi ed eseguiti da un soffio di vento, che da questo lembo di terra di Calabria genera un segno universale che abolisce in modo del tutto naturale e democratico i confini e le distanze tra persone e luoghi.
Abbiamo chiesto a Yuval di raccontarci questa esperienza.

L’INTERVISTA

Prima di arrivare a San Floro hai attraversato alcune delle realtà più interessanti del territorio calabrese. Quali sono state le esperienze, i suoni, le storie e gli elementi paesaggistici che maggiormente hanno colpito la tua sensibilità e che in qualche modo hanno influenzato il progetto per Mulinum?
La Calabria è un luogo potente, antico e complesso, labirintico. Composta da paesaggi drammatici, paradisi nascosti, dolore e speranza, flauti di corteccia, magia quotidiana, sapori incisivi e persone di rara poesia. Andando alla scoperta della Calabria, essa ha penetrato la mia anima e un pezzo di lei mi è rimasto dentro.

In questo lavoro le differenze tra gli esseri umani sono ricordate attraverso campane e sonagli, che insieme generano un “suono collettivo” in grado di far connettere spazi e tempi diversi. Quali sono le storie e le particolarità emerse dalla raccolta di questi oggetti sonori adoperati per l’installazione?    
La campana è un simbolo ancestrale potente che raccoglie dentro di se sia l’archetipo femminile (campana) che quello maschile (batacchio) e il loro connubio è quello di creare una scintilla di vita attraverso il suono. Mi sono commosso in particolar modo della donazione della campana in ceramica palestinese della famiglia Hamdan, messa accanto alla campana gioiello creata da Sara Shahak da Israele. In Italia notevolissime sono le donazioni dei grandi artigiani Floris insieme al Comune di Tonara (che hanno donato oltre quaranta campane) e quella della Fonderia Mariani del Molise, costruttori delle campane del Vaticano (con circa venti donazioni). Le donazioni arrivano da ogni dove, singoli privati e governi, e senza il grande impegno degli Ambasciatori del Terzo Paradiso e di Cittadellarte ‒ Fondazione Pistoletto sicuramente questo sogno non sarebbe diventato realtà.

Yuval Avital, Il Giardino dei sonagli, 2019. Performance Fold, 2019 MULINUM, San Floro. Photo Giovanni Viceconte

Yuval Avital, Il Giardino dei sonagli, 2019. Performance Fold, 2019 MULINUM, San Floro. Photo Giovanni Viceconte

Quanto è importante per te il rapporto tra l’opera e il pubblico e la “complicità” che gli elementi naturali, in particolar modo il vento, generano con l’opera?  
In molte delle mie opere in grande scala, immersive e complesse (ad esempio Alma Mater, installazione per 140 altoparlanti, proiezioni e performerFabbrica del Vapore, 2015), il cammino del pubblico crea un’esperienza percettiva individuale che sarà per forza sempre parziale e unica. Un po’ come un cammino dentro una foresta. A partire del 2016, con Open Fence (East End Studios, Milano), la più grande scultura sonora mai realizzata in Italia, ho iniziato a creare nuove sculture sonore che definisco “partecipative”, strumenti musicali enormi e suonabili da qualsiasi persona, che diventano non soltanto opere ma anche possibili riti laici. È la prima volta che i miei strumenti dialogano anche con la natura e l’equazione natura/uomo mi sembra molto interessante e piena di possibilità.

Qual è il ruolo della donna e il legame con i rituali della mitologia greca nell’azione performativa attuata nel cerchio dell’agorà, “piazza della condivisione” e simbolo di propulsione di questo giardino sonoro?
Il legame della donna con il Mediterraneo è antico e potente, basti pensare alle Prefiche, le sacerdotesse di Afrodite o i riti di Alma Mater, la Madre Terra. Nel credo pitagorico il ruolo della donna come la portatrice di vita è fondamentale e necessario per costituire una civiltà giusta. Il regno patriarcale ci ha portato all’orlo del baratro, quindi nell’agorà ho costituito una performance-rito corporea e vocale intitolata Fold, partendo da sette posizioni archetipali di connubio tra il femminile e il Mare Nostrum. Nonostante il femminile sia profondamente presente nei miei lavori pittorici e installativi (come Foreign Bodies, il cui secondo capitolo è appena stato presentato per inaugurare la Biennale di Dresda OSTRALE), non si tratta di una sorta di oggettivazione della donna da parte di un uomo ma piuttosto di un dialogo d’artista con una vastità costituente della realtà, sia epistemologica che metafisica.

Michelangelo Pistoletto, Il Terzo Paradiso, 2019, MULINUM, San Floro. Photo Giuseppe Intrieri

Michelangelo Pistoletto, Il Terzo Paradiso, 2019, MULINUM, San Floro. Photo Giuseppe Intrieri

Contemporaneamente all’inaugurazione della tua installazione è stato presentato, in occasione della Festa della Trebbiatura a Mulinum, il segno del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. Quali sono le relazioni con lui e i suoi lavori?
La mia amicizia con Michelangelo ha ormai quindici anni di storia, composta da molte conversazioni, collaborazioni e momenti d’arte condivisi. A volte vengo a scoprire le influenze di Pistoletto su di me solo dopo l’opera compiuta. Oltre ciò, la nostra missione etica e la nostra posizione morale sono molto simili, ed entrambi utilizziamo l’arte come veicolo per portarle avanti. Nel caso del Giardino dei Sonagli ci sono molte connessioni evidenti a partire dal titolo: Il Giardino richiama il primo giardino, quello dell’Eden, che sposa il termine del paradiso pistolettiano. Le sculture spighe sono composte di tre gambe, numero fondamentale, di nuovo, nell’opera di Michelangelo. La scultura è suonata sia dalla natura che dall’uomo, l’equazione di base del credo del Terzo Paradiso. Infine, la scelta di utilizzare solo sonagli del Mediterraneo per creare un simbolo meta-regionale può richiamare il suo Tavolo del Mediterraneo. Insomma, una parentela artistica ormai forse c’è.

Come contestualizzi l’opera Il Giardino dei Sonagli nell’insieme dei numerosi progetti che stai presentando quest’anno?
Le tre parole chiave su cui forse ruotano tutti i miei lavori quest’anno sono “luogo, coro, comunità”. In ottobre presenterò una mostra di oltre sessanta maschere sonore realizzate insieme ai grandi artigiani toscani che riempiranno di sussurri, canti e bisbigli la cripta del Museo Marino Marini di Firenze. La Biennale di Dresda è stata inaugurata con Lands, un mondo immersivo composto da numerosi altoparlanti, terra contadina, bambole e oggetti, creando un mondo distopico e antipastorale. Per Matera 2019 Capitale della Cultura sto preparando #URLA, un’immensa opera di massa sonora che riunisce oltre trecento artisti lucani nella creazione di cinque cortei paralleli, stazioni sonore, azioni sceniche e interattive. Anche il mio ingresso nella scuderia della Building Gallery di Milano mette me stesso in condizione di iniziare a cantare in coro.

Ci sarà una continuazione per Il Giardino dei Sonagli anche al di fuori della Calabria?
Il desiderio del Giardino dei Sonagli calabrese è diventare il primo di numerosi campi simili nell’area mediterranea. Ci sono già realtà che hanno espresso interesse, ma per ora non posso rivelare di più. Quindi colgo l’occasione di invitare la gente a fare questo viaggio per San Floro, sedere, sdraiarsi e camminare nel giardino in libertà, rispetto, gioia e ascolto.

Giovanni Viceconte

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Giovanni Viceconte

Giovanni Viceconte

Giovanni Viceconte (Cosenza, 1974), è giornalista e curatore d’arte contemporanea. Si laurea presso l’Accademia di Belle Arti, nel 2004 consegue il Master in Organizzazione Eventi Culturali e nel 2005 il Master in Organizzazione e Comunicazione delle Arti Visive presso l’Accademia…

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