Giovanni e Telemaco Signorini a Firenze. E grazie alla mostra si può entrare a Palazzo Antinori

Mentre in città sta per debuttare la Biennale Internazionale dell’Antiquariato, la mostra “La Firenze di Giovanni e Telemaco Signorini” consente di accedere per la prima volta ai saloni storici di una delle più raffinate dimore del centro storico fiorentino. Riassaporando le atmosfere dell’Ottocento, evocate in 60 dipinti.

Era il 2016 e, per la prima volta, l’Antinori Art Project varcava la “soglia” del centro storico di Firenze con l’esposizione Nicolas Party in the Garden Room, allestita al piano terra di Palazzo Antinori. A tre anni di distanza, la Famiglia Antinori svela ora al pubblico i Saloni storici del Piano Nobile di quella che, da oltre 500 anni, è la dimora della stirpe. L’occasione è un progetto artistico inedito, diverso per genesi e vocazione dalle esperienze di respiro culturale alle quali, fin qui, ci ha abituati. La notevole densità di capolavori pittorici, l’alto tasso di “fiorentinità”, la riscoperta di un inedito carteggio e la collaborazione tra Antinori e l’Istituto Matteucci costituiscono la struttura portante della mostra La Firenze di Giovanni e Telemaco Signorini. Al via a pochi giorni dall’apertura della 31esima Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze – dal 21 al 29 settembre, a Palazzo Corsini -, è davvero una “occasione senza precedenti” e, osiamo aggiungere, probabilmente senza possibilità di repliche. In altre parole dovrebbe restare un unicum, poiché non costituisce il punto di avvio di un nuovo ciclo espositivo targato Antinori. 

FIRENZE COM’ERA, IN OTTO SEZIONI E SESSANTA DIPINTI

Aperta per meno di un bimestre, La Firenze di Giovanni e Telemaco Signorini regala al visitatore il beneficio di un contatto diretto, persino intimo, con le sessanta opere selezionate dal duo curatoriale, provenienti dalla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti e da collezioni private. Complice anche il frazionamento dello spazio del Palazzo, evidentemente concepito con altre finalità, la vicinanza fisica con le opere favorisce una condizione di “immersione” in una dimensione temporale perduta, genuina e, per certi versi, desiderabile. La luce conquista lo sguardo, divenendo malinconica e nostalgica nelle vedute, nei panorami e negli scorci urbani di Giovanni e Telemaco Signorini. Padre e figlio sono infatti fianco a fianco nella loro città, insieme ad altri artisti coevi. Oltre alle ovvie analisi di carattere storico-critico, la mostra introduce un livello di lettura di natura architettonica-urbanistica.

FIRENZE, DA CITTÀ A CAPITALE

Tra carrozze collettive trainate da cavalli, lungarni, botteghe, mercati, piazze ed echi Belle Époque, Firenze viene raccontata nei suoi luoghi iconici, gli stessi che oggi sono sottoposti a flussi turistici senza sosta, e nei suoi più struggenti scorci. Soprattutto, però, è immortalata dinanzi agli grandi “stravolgimenti” dell’Ottocento, nella fase che va dalla transizione della dinastia dei Lorena al Governo Provvisorio Toscano, fino dell’annessione al Piemonte sabaudo e, quindi, al nascente Regno d’Italia. Proiettata verso il (temporaneo) status di Capitale, si orientò verso l’“elegante classicismo architettonico” legato alla figura di Giuseppe Poggi. Un “ammodernamento forzato” sgradito, tra gli altri, anche a Telemaco Signorini, che fu così artefice della documentazione, scrupolosa quanto sentimentale, degli ultimi sussulti di un mondo destinato in scomparire.

-Valentina Silvestrini

https://www.antinori.it/it/

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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