I fuochi di Strauss secondo Emma Dante

Il 18 gennaio la stagione lirica del Teatro Massimo di Palermo è stata inaugurata con un’opera poco nota in Italia: “Feuersnot” di Richard Strauss. A interpretare l’opera, la regia niente affatto urlata di Emma Dante.

Dopo l’insuccesso del dramma post-wagneriano Guntram (presentato nel 2005 in prima italiana a Catania), fu il poeta Ernst von Wolzogen, uno dei più colti e raffinati dell’epoca, a convincere Richard Strauss a tornare al teatro. Cambiando però strada: dal dramma alla commedia.
La prima del Feuersnot, a Dresda, ebbe luogo nel novembre 1902. In Germania l’opera (un “poema cantato in un atto”) è sempre stata in repertorio, spesso in spettacoli in cui dopo un’ora e mezza di commedia lirica agli spettatori vengono offerte le discesi agli abissi psicopatici di Salome (1904). Nel nostro Paese la si è vista alla Scala nel 1912 e a Genova nel 1938 in versione ritmica italiana. È stata poi eseguita in versione di concerto in lingua originale nel 1973 alla Rai, con Peter Maag alla bacchetta. Feuersnot ha avuto un certo successo negli Usa (dove ha trionfato al Festival di Santa Fe nel 1988); si è vista sovente a Filadelfia e a New York negli Anni Trenta, nelle “stagioni” in lingua tedesca, ma è stata ripresa alla Manhattan School of Music solo nel 1985 (non sono mancate, nel frattempo, edizioni in teatri universitari). A Palermo, in effetti, ha luogo una prima italiana in tempi moderni.

Richard Strauss, Feursnot, Teatro Massimo, Palermo 2014 - regia di Emma Dante - photo Studio Camera/Franco Lannino

Richard Strauss, Feursnot, Teatro Massimo, Palermo 2014 – regia di Emma Dante – photo Studio Camera/Franco Lannino

Cosa spiega questo oblio? In primo luogo: il testo è un linguaggio così curato che è arduo tradurlo. Non per nulla, negli Usa la ripresa dell’opera ha coinciso con la diffusione dei sovratitoli. Il titolo stesso Feursnot è stato tradotto nelle versioni italiane I fuochi di San Giovanni mentre la traduzione letterale è “I fuochi spenti” o meglio “I fuochi che si spengono”. Si ricollega alla tradizione di Monaco di Baviera, nella notte di San Giovanni, di accendere fuochi attorno ai quali scherzare, danzare e intrecciare flirt; il protagonista (un giovane mago), preso in giro dalla ragazza di cui si è innamorato (lei lo lascia a penzolare in una cesta dopo averlo invitato a salire sul suo balcone), li fa spegnere e tutta la città chiede alla giovane di farlo arrivare al terrazzino (e sotto le lenzuola della donzella) in modo che i fuochi vengano riaccesi e la festa continui.
Strauss nacque a Monaco nel 1864, ma i bavaresi non compresero il suo stile, costringendolo in effetti a emigrare in Sassonia. Per tutta la sua vita ebbe le Alpi bavaresi come suo luogo di vacanza e nell’autunno 1942 presentò, a 78 anni, Capriccio al National Theater della capitale della Baviera. Ma considerò i suoi conterranei come “meridionali” gretti, bigotti e pieni di pregiudizi piccolo borghesi.

Richard Strauss, Feursnot, Teatro Massimo, Palermo 2014 - regia di Emma Dante - photo Studio Camera/Franco Lannino

Richard Strauss, Feursnot, Teatro Massimo, Palermo 2014 – regia di Emma Dante – photo Studio Camera/Franco Lannino

Questi aspetti (che possono sembrare spicciola erudizione) spiegano la decisione di Emma Dante e della sua squadra (Carmine Maringolla, Vanessa Sannino, Cristian Zucaro) di spostare l’azione dal Medio Evo della Baviera in una città marina mediterranea Anni Cinquanta, come dimostrato ad esempio dai costumi (soprattutto dai “due pezzi” per andare al mare). È una scelta intelligente: ci porta in una Sicilia quale raffigurata da Michelangelo Antonioni in L’Avventura. Inoltre, pur provenendo dal teatro di avanguardia (Strauss si considerava un alfiere della tradizione wagneriana), in questa regia Emma Dante non introduce alcun elemento per épater les bourgeois o per lanciare messaggi politici o  soltanto provocazioni. Anzi, la notte di eros (con cui si conclude il lavoro e che venne considerata scabrosa dall’Imperatrice tedesca) viene appena evocata (in orchestra) e sfocia in nozze con tanto di abito bianco da sposa (non previste nel libretto).
C’è un altro aspetto importante: a 22 e a 29 anni Strauss aveva compiuto due viaggi in Italia – il secondo quasi interamente in Sicilia – che restarono nella sua memoria come il ricordo di una giovinezza allegra. Occorre ammettere che la drammaturgia e la regia non colgono questo aspetto, importante perché quando Strauss lavorò a Feuersnot era un quarentenne sposato con la gelosissima Pauline. Nella Sicilia Anni Cinquanta, Emma Dante avrebbe potuto trovare spunti molto divertenti. Anche se alcuni punti della regia non sono del tutto originali (le danze in gonne arancione-fuoco vengono dal Ring proposto da Gustav Kuhn a Erl nel 2004 e 2005 e che verrà ripreso il prossimo luglio), lo spettacolo nel complesso funziona.

Richard Strauss, Feursnot, Teatro Massimo, Palermo 2014 - regia di Emma Dante - photo Studio Camera/Franco Lannino

Richard Strauss, Feuersnot, Teatro Massimo, Palermo 2014 – regia di Emma Dante – photo Studio Camera/Franco Lannino

Emma Dante sa muovere bene le masse, ma il palcoscenico (200 persone tra solisti, cori, attori, giocolieri) è a tratti troppo affollato, in discrasia con una partitura che è essenzialmente un lungo poema sinfonico con voci (16 solisti, due cori). Quindi, una struttura musicale molto delicata.

Giuseppe Pennisi

www.teatromassimo.it

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Giuseppe Pennisi

Giuseppe Pennisi

Ho cumulato 18 anni di età pensionabile con la Banca Mondiale e 45 con la pubblica amministrazione italiana (dove è stato direttore generale in due ministeri). Quindi, lo hanno sbattuto a riposo forzato. Ha insegnato dieci anni alla Johns Hopkins…

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