Cosa manca alle mostre in Italia? La risposta arriva da Torino e dall’Amiex: mancano professionalità curatoriali, musei dinamici, capacità di fare sistema, ecco tutti i numeri

Entra nel vivo a Torino Amiex, l’Art & Museum International Exhibition Exchange, che chiuderà i battenti della sua due-giorni questa sera al Lingotto. Entrando nel merito dell’analisi sulle mostre italiane nel 2012, realizzata dalla Fondazione di Venezia, emerge che il numero dei curatori istituzionali è nettamente inferiore rispetto a quello degli autonomi. Una ristrettissima cerchia […]

Entra nel vivo a Torino Amiex, l’Art & Museum International Exhibition Exchange, che chiuderà i battenti della sua due-giorni questa sera al Lingotto. Entrando nel merito dell’analisi sulle mostre italiane nel 2012, realizzata dalla Fondazione di Venezia, emerge che il numero dei curatori istituzionali è nettamente inferiore rispetto a quello degli autonomi. Una ristrettissima cerchia di figure invitate a curare decine di eventi: su 3.591 curatori censiti soltanto 17 hanno curato più di dieci eventi, a fronte dei 2.707 curatori che hanno curato un solo progetto, senza svolgere tale attività in maniera continuativa o esclusiva; tale situazione, senza differenze di genere (51,1% maschile vs 48,9% femminile) spiega anche la modesta presenza di stranieri (10,4% nel 2012): il mercato della curatela rimane prevalentemente locale, al più regionale, e l’eccesso di offerta favorisce la nascita di minimonopoli locali. Si tratta di un risultato che emerge dalle informazioni concernenti 8.460 mostre, allestite presso strutture pubbliche e private no profit e risultanti aperte al 1 gennaio 2012 e inaugurate entro il 31 dicembre del medesimo anno. Di queste 2.728 (pari al 32,2% del totale) sono state ospitate in 904 musei (in Italia sono più di 6.150), con 3,02 eventi per sede all’anno. Si rileva anche che la percentuale di esposizioni allestite presso i musei è scesa dal 35,5% del 2011 al 32,2% del 2012, mentre le associazioni sono salite al 13,7% e le sedi aziendali al 5,8%.
Un altro dato interessante emerge dall’analisi della struttura dei calendari delle mostre, con concentrazioni elevate nei mesi di maggio e giugno (1.582 e 1.628 eventi) e in quelli autunnali (ottobre con 1.629 e novembre con 1.586), mentre si confermano le cadute di febbraio (1.095 eventi) e agosto (1.042). Questi dati ribadiscono la funzione anticiclica delle mostre temporanee, i cui picchi di offerta non seguono l’andamento dei flussi delle città d’arte e dei musei, spesso costituiti dai visitatori stranieri; il “turismo da mostre”, pur essendo teoricamente riconducibile sia a quello “culturale“, sia a quello delle “città d’arte”, opera con meccanismi e tempistiche diverse, come si può evincere dalle eccellenti performance dei mesi autunnali e di dicembre. Venendo alle politiche di accesso e di pricing, va rilevato il netto predominio degli ingressi gratuiti, che totalizzano il 66,6% contro il 14,9% di quelli a pagamento.

Amiex

Per integrare la ricerca è stata condotta per la prima volta un’indagine sullo scenario internazionale, che si è concentrato sui 27 paesi EU. Emergono alcuni dati importanti. Il numero di mostre pro‐capite non è diverso da quello italiano, a cambiare è la qualità, perché in Germania i soli musei organizzano più del doppio delle mostre ospitate dai loro equivalenti italiani e gli spazi espositivi hanno tassi di produttività assai più elevati: nel 2011 l’Institut für Museumsforschung contattò infatti 6.281 musei tedeschi e 2.729 risposero di aver prodotto l’anno precedente 9.172 mostre temporanee; in aggiunta vennero sondati ‐ con un campionamento casuale ‐ 484 spazi espositivi (Ausstellungshäuser privi di collezioni permanenti), che dichiararono di averne accolte altre 1.855. Numeri maggiori di quelli italiani, con produttività medie largamente superiori. Limitandosi ai musei d’arte che nel 2011 hanno registrato il maggior numero di visitatori e che possono contare su una quota maggiore di pubblico turistico, nel 2011, anno in cui sono stati avvertiti ovunque i morsi della crisi, il Louvre ha allestito 20 mostre, il Metropolitan 31, il MoMa 36, il Centre Pompidou 27, l’Hermitage 26, il Victoria and Albert 31, il Reina Sofia 18.
Non è pertanto vero che in nessun paese si producono tante mostre come in Italia: si producono esposizioni temporanee diverse, con altre logiche, mezzi, competenze, finalità. In primis l’uso di una massiccia dose di coproduzioni: per ridurre i rischi e contenere gli investimenti su produzioni aleatorie e rischiose, quasi il 25% delle mostre prodotte in Finlandia è il frutto di coproduzioni museali, mentre cresce a vista d’occhio il numero di mostre itineranti: in Svezia superano già il 20%, con una forte proiezione internazionale. La morale qual è? Mentre l’Italia si beava delle “restituzioni”, gli altri paesi europei investivano nella produzione di mostre itineranti, nella stipula di accordi distributivi nei Brics, nell’ottenimento di cospicui contratti per la produzione di pacchetti di mostre e attività.

– Claudia Giraud

www.artmuseumex.com/it/

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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