Candidati come martiri? A Cagliari l’ironia amara nell’installazione di santini elettorali di Ilaria Gorgoni. Un work in progress aperto al contributo dei visitatori: ma solo fino alla vigilia del voto…

La prima impressione appena varcata la soglia è quella di un colombario, camera sepolcrale romana con nicchie per urne cinerarie, e l’atmosfera sacrale, scandita da una messa gregoriana di sottofondo, è rotta solo dopo uno sguardo più accurato. Si, perchè alle pareti, incorniciati da piccole edicole emergono i “santini” degli innumerevoli candidati regionali. Sancti Innumerabiles […]

La prima impressione appena varcata la soglia è quella di un colombario, camera sepolcrale romana con nicchie per urne cinerarie, e l’atmosfera sacrale, scandita da una messa gregoriana di sottofondo, è rotta solo dopo uno sguardo più accurato. Si, perchè alle pareti, incorniciati da piccole edicole emergono i “santini” degli innumerevoli candidati regionali. Sancti Innumerabiles è il titolo dell’installazione work in progress curata da Efisio Carbone e realizzata da Ilaria Gorgoni che rievoca l’operazione dell’Invenzione dei Corpi Santi, ovvero del ritrovamento dei (presunti) resti dei Martiri in Sardegna, iniziata alla fine del XVI secolo per la conquista del primato sulla chiesa tra Cagliari e Sassari. Ultimata dall’arcivescovo Francisco Desquivel che avvia una colossale caccia alla reliquia dissotterrando resti in tutta l’isola, confluisce nella costruzione di un santuario sotto il presbiterio della cattedrale che conserva tuttora le spoglie di 179 martiri.
Visitabile negli spazi dell’(In)visibile fino al giorno delle elezioni e modificabile fino ad allora mediante altri santini che il pubblico potrà inserire nell’urna a disposizione, l’installazione vuole dimostrare come la furibonda lotta ecclesiastica dell’epoca non sia da meno a quella degli innumerabiles candidati (1500 per nemmeno 1 milione e mezzo di elettori) in gran parte venuti fuori dal nulla. Ognuno col proprio accattivante (o meno) atteggiamento messo in evidenza dalle trasformazioni apportate a mano dall’artista, provenienti sia dall’ambito popolare (modifica dei tratti somatici con l’inserimento di simboli fallici) sia da quello martirologio (spade conficcate in testa, palme e strumenti di martirio) ma anche dalla simbologia massonica e occulta.
Nella parete centrale, a completare l’operazione ironica e dissacrante, i candidati alla presidenza sono collocati a mo’ di retablo rielaborati digitalmente per renderne grotteschi i caratteri fisiognomici. Un “polittico di politici” circondato da tante piccole edicole votive luttuose, perfezionato da una sfilza di lumini accesi, a sottolineare che oggi come quattrocento anni fa in politica e in guerra tutto è lecito, l’importante è riesumare quanto più possibile per riuscire ad imporsi. Sempre e ovunque.

– Roberta Vanali

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Roberta Vanali

Roberta Vanali

Roberta Vanali è critica e curatrice d’arte contemporanea. Ha studiato Lettere Moderne con indirizzo Artistico all’Università di Cagliari. Per undici anni è stata Redattrice Capo per la rivista Exibart e dalla sua fondazione collabora con Artribune, per la quale cura…

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