Lo Zodiaco di Davide Bertocchi. A Milano

Marsèlleria, Milano – fino al 23 dicembre 2016. Davide Bertocchi porta nello spazio meneghino il suo progetto “Zodiaco”. Ispirata all’opera di De Dominicis, la mostra rimescola i ruoli e traccia inattesi sistemi di lettura, affidando la scelta degli artisti all’ancestrale metodo di interpretazione delle stelle.

Marsèlleria è la quarta sede a ospitare la mostra collettiva Zodiaco, nata da una riflessione – sì, si eviterà la parola curatela e derivate – di Davide Bertocchi, dopo la Car Drde di Bologna nel 2014, la Hopstreet Gallery di Bruxelles nei primi mesi del 2016 e la Klemm’s berlinese a luglio.
Davide Bertocchi inizia la sua ricerca a partire dall’opera cult di Gino De Dominicis Lo Zodiaco, performance durata quattro giorni tenutasi all’Attico a Roma nell’aprile del 1970: pensata come un tableau vivant, i segni zodiacali erano incarnati dai loro corrispettivi terrestri, disposti a semicerchio in rispetto del loro ordine astrale. Un manifestarsi concretizzato della corrispondenza cielo-terra, ma anche umano-divino, sensibile-infinito, e così via.
Ma non avrebbe senso propinare un revival nostalgico “a tema” zodiaco, e, grazie al cielo – stavolta è concesso dirlo –, tutto ciò non succede: quella alla Marsèlleria è una mostra non curata, dunque senza una tematica legittimata dalla giustapposizione funzionale di opere con un’estetica comune, bensì un progetto di interscambio imprevedibile tra lavori diversi, che usa lo zodiaco come sistema di selezione degli artisti.

Zodiaco - exhibition view at Marsèlleria, Milano 2016 - photo Sara Scanderebech

Zodiaco – exhibition view at Marsèlleria, Milano 2016 – photo Sara Scanderebech

PAROLA AL “CURATORE”
“Questa immagine [quella de Lo Zodiaco, N.d.R.] era talmente forte nella mia mente”, dice Bertocchi, “che ho deciso di usare il sistema dello Zodiaco come metodo di “anti-curatela” ovvero, che fosse questo sistema antichissimo a determinare gli artisti di una ipotetica mostra e non “il curatore” (perché non mi reputo tale ovviamente), come se volessi scaricare la responsabilità delle scelte su qualcosa di più universale e non soggettivo. Quindi gli artisti sono stati scelti in base al loro segno, a non in base alle opere. A ognuno ho proposto di partecipare a una mostra spiegando la connessione con l’opera di De Dominicis e anche il sistema di scelta, e quindi ad alcuni, dopo averli invitati, e dopo aver chiesto quale fosse il loro segno, ho dovuto purtroppo spiegare che non potevano partecipare visto che avevo già qualcun altro del loro stesso segno. Ho potuto solo mettere due artisti per ogni segno “doppio”, come i gemelli e i pesci, e poi anche riscoprire il tredicesimo segno, l’Ofiuco (abbandonato perché di durata inferiore agli altri, ma anticamente molto importante). Volevo vedere che tipo di mostra e che tipo di relazione tra le opere e il pubblico avrebbe provocato tale premessa. Questa mostra, se vogliamo, è da considerarsi come un mio progetto, un corpo unico, ma in collaborazione con altri artisti”.

Evariste Richer (Ofiuco), Le Mètre Lunaire, 2012 - photo Sara Scanderebech

Evariste Richer (Ofiuco), Le Mètre Lunaire, 2012 – photo Sara Scanderebech

UNA COSTELLAZIONE DI ARTISTI
Zodiaco presenta quindi i lavori di 16 artisti, diversi per nazionalità, generazione e approccio; alcuni hanno proposto un’opera originale per la mostra – Benoît Maire, Joris Van De Moortel, Alessandro Di Pietro, lo stesso Bertocchi – mentre le altre erano opere preesistenti – quelle di G. Küng, Camille Henrot, Elise Cam, Thorsten Brinkmann, Florian & Michael Quistrebert, Emilie Pitoiset, Charlotte Moth, Evariste Richer, Shila Khatami, Elia Cantori, Olve Sande. Un’alchimia che percorre circolarmente lo spazio, dal pavimento alle pareti, con lavori di medio formato dalla presenza installativa e un appeal concettuale e materico.
Nella sede di via Privata Rezia questa costellazione dà vita ad accostamenti inaspettati e chiavi di lettura molteplici e instabili, in un rinnovarsi continuo di percorsi possibili. Il più enigmatico rimane il tredicesimo segno, Ofiuco (o Serpentaire, in francese): la mitologia classica vuole che il “portatore di serpente” sia Asclepio, diventato poi simbolo della medicina e, per estensione, della resurrezione. Inoltre l’opera corrispondente dell’artista Evariste Richer, Le Mètre Lunaire (2012), metro realizzato in rame, è un’unità di misura ricavata allo stesso modo del metro terrestre, ma applicando le proporzioni lunari. Resta da chiedersi se in questa scelta ci sia in fondo una volontà di ordinare, di trovare un principio (non curatoriale ma curativo?), di misurare la complessità che caratterizza l’epoca, e dunque l’arte, contemporanea.

Giulia Meloni

Milano // fino al 23 dicembre 2016
Zodiaco
a cura di Davide Bertocchi
MARSÈLLERIA
Via Privata Rezia 2
02 78622680
[email protected]
www.marselleria.org

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/57465/zodiaco/

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Giulia Meloni

Giulia Meloni

Giulia Meloni nasce a Cagliari nel 1990. Dopo gli studi classici, migra a Roma, dove frequenta il corso di Progettazione e Arti Applicate all’Accademia di Belle Arti. Con una tesi in storia dell’arte contemporanea approda all’Accademia di Belle arti di…

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