Il Grand Tour di Álvaro Siza a Roma

Una grande mostra all’Accademia Nazionale di San Luca racconta quarant’anni di legame – dal 1976 al 2016 – tra l’architetto portoghese e l’Italia. Tra ispirazione e progetto.

ÁLVARO SIZA E L’ITALIA
Non c’è genio senza allenamento”, ci dice il maestro che tutti noi consideriamo assolutamente fuori dai ranghi, e questo perché chi si avvicina a lui ne tocca con mano la pratica assidua e instancabile, la ricerca e il progetto che ne caratterizzano, come una costante, il quotidiano.
Álvaro Siza (Matosinhos, 1933) ce lo hanno fatto conoscere grandi editori italiani come Vittorio Gregotti, alla guida di Casabella, e Pierluigi Nicolin, con il numero di Lotus Professione Poetica a lui dedicato. E lo ha fatto vedere lui stesso attraverso i suoi schizzi, uno studio “a presa diretta” della realtà che lo circonda quanto del progetto che va delineandosi nella sua mente e nella sua mano. Poche parole, ma sempre molto efficaci. E grande capacità di ascolto.
Proprio questa sua attitudine gli ha permesso, negli ultimi quarant’anni, di approcciarsi all’Italia e al suo patrimonio stratificato e complesso in maniera umile ma mai servile. Ha studiato, come ci racconta uno dei due curatori della mostra all’Accademia Nazionale di San Luca, Roberto Cremascoli, gli scritti teorici di Bruno Zevi. Ha intuito le differenze tra il “Sud” della scuola romana – Mario Ridolfi e Ludovico Quaroni – e il “Nord” di Giò Ponti, Ignazio Gardella, Carlo Scarpa, BBPR. E poi ha toccato con mano, nei luoghi dei suoi progetti e con i suoi compagni di viaggio, cosa significhi relazionarsi con l’Italia.

Álvaro Siza, Salemi, 1984-98 – photo © Roberto Collovà

Álvaro Siza, Salemi, 1984-98 – photo © Roberto Collovà

PAROLA AL CURATORE
Roberto Cremascoli, che con il suo studio COR Arquitectos collabora da anni con Siza, nel ricostruire la vicenda architettonica del suo maestro, e la sua fama in Italia, cita il celebre testo di Vittorio Gregotti in Controspazio, in cui definì Álvaro Siza l’architetto “fuori moda”: accadeva nel 1972. Quattro anni dopo, l’ex direttore di Casabella invitò l’architetto portoghese a partecipare all’esposizione Europa-America alla Biennale di Venezia, condividendo lo spazio espositivo con Aldo Rossi. Fu il preludio alla prima mostra su Siza a Milano, organizzata e curata dallo stesso Gregotti, con Italo Rota, al PAC nel 1979.
“Nel 1977”, racconta Cremascoli, “Álvaro Siza, Nuno Portas e Alexandre Alves Costa partono da Torino, giungendo fino a Palermo in un tour che li vede protagonisti nelle Università di Architettura di Milano, Venezia, Roma, Pescara, Napoli, Cosenza, Reggio Calabria, Palermo, per presentare il progetto delle Brigate Saal, un progetto per la ricostruzione di un Paese che, dopo la rivoluzione del ‘74, aveva bisogno di case! In quel tour conosce Roberto Collovà”, prosegue Cremascoli, “e incontra Pierluigi Nicolin. Con loro partecipa agli incontri e seminari del 1980 per la ricostruzione nel Belice, dopo il terremoto del 1968, assieme a Francesco Venezia e Umberto Riva. Inizia così la prima stagione italiana, con i progetti di Salemi (con Roberto Collovà) e una serie di progetti e concorsi d’idee nel sud Italia”.

Álvaro Siza, BiennaleVenezia, 2012 – photo © Nicolò Galeazzi

Álvaro Siza, BiennaleVenezia, 2012 – photo © Nicolò Galeazzi

DALLA PRIMA MONOGRAFIA ALLE LAUREE HONORIS CAUSA
Un periodo molto intenso segue questa prima tappa del tour italiano, cui si accompagna nel 1985 la vittoria del concorso a Campo di Marte: “Insieme ai progetti del nord Europa (Germania e Paesi Bassi) e al progetto a Evora (oltre al Saal), definiscono l’azione pratica sul campo che caratterizza la pratica professionale di Siza”. Pierluigi Nicolin, già allora direttore della rivista Lotus, pubblica nel 1986 Professione Poetica, la prima monografia che proietterà Siza e l’architettura portoghese nel mondo.
Dopo la celebre esposizione di San Marino (1995) e quella alla Basilica di Vicenza (2000), arrivano gli altri incarichi nel Veneto e quello a Roma per la Chiesa del Rosario, alla Magliana. Quindi la prima laurea honoris causa nel 1995 a Palermo; l’Università di Napoli gliela conferì nel 2004, aprendo la strada agli incarichi per il Museo Madre e per la metropolitana Stazione Municipio. “All’inizio del nuovo secolo, dopo la vittoria del concorso per la Rondanini (che non realizza), inizia la fase dei progetti a Milano e dintorni con il mio studio tra cui il celebre progetto per la Riqualificazione di Corso Sempione”.
Arrivano le lauree honoris causa a Pavia (2007) e Milano (2013)”, prosegue Cremascoli, in contemporanea con la mostra ‘Porto Poetic’ alla Triennale di Milano. Alla Biennale di Venezia è stato due volte Leone d’oro (nel 2002 e nel 2012 alla carriera, quando costruisce il padiglione nel Giardino delle Vergini) e quest’anno, con Neighbourhood, Where Alvaro meets Aldo, ha rappresentato il Portogallo in un padiglione a lui dedicato. Nel 2014 Inside the human being, al Mart di Rovereto, è stata l’ultima sua grande esposizione monografica internazionale: 62.290 furono gli ingressi!”.
Un percorso complesso, quello intrapreso da Cremascoli, a filo doppio con il maestro per esplicitare la traccia che l’Italia ha lasciato nell’opera di Siza, una voce alla guida di un lungo viaggio.

Finca Vigia, Cuba, 1997, © Giovanni Chiaramonte

Finca Vigia, Cuba, 1997, © Giovanni Chiaramonte

LO SGUARDO DI CHIARAMONTE
Non ho una passione insana o illimitata per le rovine. La realtà è che, in molte città, esse sono gli unici elementi che restano dell’identità di un luogo. Tali rovine diventano sostanza su cui possiamo lavorare. Possiamo anche dire che le rovine sono un supporto che ci permette di riconoscere una certa realtà fisica”. In questo estratto da un’intervista condotta da Brigitte Fleck – pubblicata su AMC Magazine nell’ottobre 1983 – Siza parla di Berlino. Ritroviamo questo stesso sguardo fermo e possibilista nell’approccio a quegli interventi di architettura “popolare”, come i Saal, Evora, Aia o le residenze alla Giudecca che, quando riflesso nel grande specchio del patrimonio italiano, si rivela capace di guardare oltre.
La mostra Il Grand Tour. Álvaro Siza in Italia 1976-2016, in corso all’Accademia, fa vedere proprio quanto sia profondo questo dialogo. Il percorso espositivo nelle sale di Palazzo Carpegna prosegue con La misura dell’Occidente, in cui lo strumento conoscitivo di Siza, lo schizzo, viene messo a confronto con l’obiettivo di uno dei grandi fotografi che hanno condiviso con lui lo sguardo, il viaggio e la luce: Giovanni Chiaramonte. Non è la meta ma l’orizzonte lo scopo del viaggio, l’arricchimento e il compromesso con il luogo e con l’atto stesso del “nomadismo” mosso da una curiosità inesauribile che ha portato i due protagonisti dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Colombia alla Cina, Brasile, Perù, Cuba: l’importanza del punto di vista e una rappresentazione del paesaggio ben lontana dalla stasi acritica che permea il soggetto e l’osservatore.
Il culmine della settimana di preview romana del Grand Tour è coinciso con due eventi: il primo è stato l’incontro del triumvirato Umberto Riva – Álvaro Siza – Francesco Venezia nella Chiesa dei Santi Luca e Martina che Cremascoli, mediatore dell’incontro, definisce unico: “Riva-Siza-Venezia, tre figure indiscutibili del Sud, il sud europeo, tre maniere molto simili di relazionarsi con il luoghi che con i loro intervento trasformano, a ‘misura d’uomo’, in punta di piedi”. Il secondo è stato l’annuncio del Segretario dell’Accademia Nazionale di San Luca, Francesco Moschini, del possibile coinvolgimento dei tre architetti, con tre interventi per altrettanti anni, nello sviluppo di progetti per il Premio Presidente della Repubblica. Il primo sarà il padiglione realizzato da Álvaro Siza.

Flavia Chiavaroli

Roma // fino al 25 febbraio 2017
Il Grand Tour. Álvaro Siza in Italia 1976-2016
La misura dell’Occidente. Álvaro Siza e Giovanni Chiaramonte
a cura di Roberto Cremascoli e Francesco Moschini
ACCADEMIA NAZIONALE DI SAN LUCA
Piazza dell’Accademia di San Luca 77
06 6798850
www.accademiasanluca.eu

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/57089/alvaro-siza-in-italia-1976-2016-la-misura-delloccidente/

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Flavia ChiavarolI

Flavia ChiavarolI

Architetto, exhibition designer e critico freelance. Osservatrice attenta e grande appassionata di architettura ed arte moderna e contemporanea riporta la sua esperienza nell’organizzazione di workshop, collabora con artisti e fotografi e aggiornando i principali social network. Dal 2012 si occupa…

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