Da popolare a popolano. Roxy in the Box nel cuore di Napoli

Nei giorni in cui Dolce e Gabbana animano il capoluogo partenopeo con i festeggiamenti per il trentennale della loro griffe, Roxy in the Box torna a colorare i muri della città con la sua Vascio Art. Il risultato azzera le distanze tra popolare e popolano, portando nei vicoli di Napoli un’efficace rielaborazione dell’immaginario glam.

“Svegliandomi di notte, mi trovo improvvisamente davanti agli occhi, nel buio, due parole: PICCOLO e SEGRETO. Con la tranquillità dell’incoscienza, le applico come un titolo o una spiegazione, ma precedute da una negazione, al mistero – o quello che a me sembra un mistero – della storia-vita italiana: in questo giardino (storico) NON vi è mai stata cura o attenzione per ciò che si dice PICCOLO e SEGRETO…”
Anna Maria Ortese, Le piccole persone, Adelphi, Milano 2016

Il piccolo e segreto di cui parla la Ortese, è la dimensione, spaziale o astratta, di tutto ciò che, proprio essendo piccolo, non è consapevole di essere, ma ne sente la pena e la gioia. La parola “cura” appare spesso nei testi dell’autrice, perché nella sua Napoli di questa cura nessuno, il nessuno Stato, ha mai parlato. L’operare della cura è da sempre una cifra popolana, un esercizio spontaneo circoscritto al popolo, che negli anni si è fatto famiglia. E una famiglia aperta e plurima è rimasta la comunità napoletana. Il nuovo capitolo del progetto Vascio Art realizzato dall’artista partenopea Roxy in the Box per le strade di Napoli parla anche di cura. Di cura nella tessitura di nuovi rapporti che riavvicinino il “piccolo” e “segreto” di Vico dei Maiorano alla società tutta, che, nella corsa all’essere di tendenza, ha smesso di dialogare e di osservare queste piccole vene di città. Ritraendo sui muri della città i personaggi celebri dell’arte e dello star system [da Marina Abramovic a Basquiat fino ad Artemisia Gentileschi, comparsi l’anno scorso tra le vie dei Quartieri Spagnoli come parte del progetto Chatting, N.d.R.] Roxy è riuscita a escogitare un gioco da condurre con questa fetta di abitanti, un gioco che punta a innescare processi di condivisione e reciprocità e cambia l’essere e l’oggetto dell’opera intesa come dispositivo e non come feticcio.

Roxy in the Box, Monica Bellucci, Da PoPolari a PoPolani, Napoli 2016 , photo Sergio Siano

Roxy in the Box, Monica Bellucci, Da PoPolari a PoPolani, Napoli 2016 , photo Sergio Siano

IRONIA VS PREGIUDIZIO
Una ricerca antropologica con il principale intento di riconnettere e valorizzare due mondi che, nella normalità del quotidiano, si escludono a vicenda, e che invece in questa operazione si sostengono, ironizzando l’uno sull’altro. Dando bidimensionalità alle figure cool del mondo dello spettacolo e dell’alta moda e riconvertendole in situazioni dall’umana concretezza e semplicità, questo microcosmo da vicolo si è ampliato, mettendo in luce le similitudini fra i suoi protagonisti e il popolo. Lo stacco glitterato che divide i due mondi è stato abbattuto da un colpo di scopa, impugnata da una Naomi Campbell fatta di carta e colore per spazzare il vicolo – compiendo un’azione che le signore del vascio praticano più volte al giorno – o da Monica Bellucci, che porta fuori i sacchi dell’indifferenziata, mentre Madonna e Sophia Loren fanno le venditrici ambulanti di lecca-lecca. Uno scenario complementare e veritiero di questa terra, che ha reso popolani i popolari – gli stessi che, in carne e ossa, stanno affollando la città durante i grandi festeggiamenti di Dolce & Gabbana per il loro trentennale – riducendo distanze e stereotipi, integrandoli con una ricchissima comunità e dandone una lettura umana e non umanoide.

Roxy in the Box, Sophia Loren e Madonna, Da PoPolari a PoPolani, Napoli 2016, photo Sergio Siano

Roxy in the Box, Sophia Loren e Madonna, Da PoPolari a PoPolani, Napoli 2016, photo Sergio Siano

TUTTO IL POTERE DEL POP
Il lavoro si presenta in un linguaggio totalmente pop, come nello stile di Roxy, con colori sfavillanti, figure a grandezza naturale ed elementi tipici della tradizione napoletana, superando anche la dimensione artistica per diventare mezzo di espressione e dichiarare l’uguaglianza dell’uomo contro la “ indifferenza e inumanità di gran parte degli uomini […] rispetto ai più deboli – intendendosi debolezza soprattutto il non aver denaro, e non essere quindi qualificati come anime davanti alla maggiore e più terrificante misura dell’uomo entrata a far parte dei codici moderni.” A distanza di due generazioni rispetto agli anni in cui Anna Maria Ortese pronunciava queste parole, descrivendo la situazione italiana che le si palesava dinanzi agli occhi, alcuni artisti, oggi, si son resi conto che è l’arte a poter contrastare un classismo ancora dotato di ingranaggi complessi, dai quali un’opera non istituzionale come quella di Roxy in the Box può sottrarci. L’arte ha il potere inesauribile e il dovere insostituibile di sovvertire i sistemi, di far giustizia, di elargire uguaglianza e di ricomporre comunità.

Lucrezia Longobardi

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Lucrezia Longobardi

Lucrezia Longobardi

Lucrezia Longobardi è nata nella provincia di Napoli nel 1991. Laureata presso il corso di Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Napoli con una tesi sul concetto di spazio esistenziale e una ricerca storico-artistica su Gregor Schneider, Renata Lucas,…

Scopri di più