Non solo Pecci. A Prato arriva Lottozero

Tutte le anticipazioni di “Inside Lottozero”, la mostra di arte contemporanea con cui, nella stessa settimana di apertura dell’atteso Centro Pecci, si presenterà alla città anche Lottozero/textile laboratories, nascente spazio polifunzionale di ricerca e di networking sul tessile. Abbiamo incontrato la co-founder Tessa Moroder e la curatrice dell’evento inaugurale, la storica dell’arte e sound artist Alessandra Tempesti.

È una mostra esperienziale che si spinge oltre i confini della textile art l’evento che terrà a battesimo gli spazi di Lottozero/textile laboratories, realtà che convoglia nel cuore della Chinatown pratese, il Macrolottozero, una kunsthalle, un laboratorio e un co-working. Preceduta da un’anteprima a Bolzano – al Kunsthalle Eurocenter Lana, a settembre, nell’ambito del festival di cultura contemporanea Transart – Inside Lottozero presenterà tredici artisti provenienti da tutto il mondo – con una prevalenza di donne e di interpreti al loro esordio assoluto in Italia – generando un’occasione senza precedenti per la città di Prato. La mostra, che inaugurerà il prossimo 15 ottobre, intende ragionare sull’estrema versatilità dell’elemento tessile e sulle sue numerose valenze simboliche e sociali attraverso pittura, installazione, performance, video, fotografia, ma anche con linguaggi più tradizionali come arazzo e costume. Anticipando le future funzionalità del centro, Inside Lottozero rappresenterà la prima occasione per accedere agli ambienti sottratti all’abbandono da parte di Tessa e Arianna Moroder, sorelle bolzanine che a Prato hanno ereditato un magazzino di 400 metri quadrati. Dopo aver escluso la possibilità di venderlo, hanno concepito Lottozero/textile laboratories, con il duplice obiettivo di “incoraggiare lo sviluppo di talenti emergenti del design tessile e di rivitalizzare uno dei principali distretti tessili d’Europa”. Il centro sarà progressivamente attrezzato con macchinari finalizzati allo sviluppo di prototipi, ospiterà residenze rivolte a fashion designer e artisti – “Vogliamo portare figure emergenti a Prato, vogliamo che conoscano questo distretto operoso e multiculturale”, dichiara con forza Tessa Moroder – e sarà dotato di spazio espositivo – Kunsthalle – saltuariamente impiegato anche come showroom. Pur riconoscendo nell’identità pratese le proprie radici, il progetto si orienta esplicitamente verso realtà già presenti, specie a Berlino e in nord Europa, trovando la propria ispirazione in alcune sedi museali, così come nel contesto dell’istruzione più avanzata, nelle strutture sperimentali e creative, accessibili senza vincoli di orario. In occasione della dodicesima Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, il prossimo 15 ottobre, Lottozero si svelerà con una serie di opere, la cui fruizione sarà andrà di pari passo con uno sleep concert.

Lottozero - photo Duccio Burberi

Lottozero – photo Duccio Burberi

Inside Lottozero, perché questo nome?
Il titolo della mostra ha un doppio significato. È un invito a restare, a trattenersi, a occupare fisicamente Lottozero, in particolare per l’intera notte di inaugurazione, grazie allo sleep concert. Tuttavia insiste sull’esperienza di apprendimento della natura specifica dei singoli spazi, cui le opere in mostra assegneranno le future funzioni.

Tredici artisti e un taglio internazionale: qual è il progetto curatoriale?
Inside Lottozero proporrà tutte le potenzialità insite nell’elemento tessile, con una serie di esperienze legate alla vita dell’uomo, che a questa materia è legato anche dal punto di vista antropologico; la presentazione sarà articolata sulla base della versatilità anche come medium e linguaggio espressivo. Diverse potenzialità espressive – installazioni, video, pittura, costumi, arazzi, happening, performance, fotografia – andranno a legarsi con un progetto che è parte integrante della mostra, lo sleep concert. Non un evento sciolto, il concerto troverà la propria continuità nell’installazione site specific di Arianna Moroder, allestita al centro del palco, tra gli strumenti musicali. L’artista impiega materiali grezzi – materassi di gommapiuma, stoffe, lenzuoli, coperte, peculiari nella comune esperienza del dormire – che saranno poi a disposizione di quanti resteranno ad ascoltare le esibizioni dei musicisti coinvolti. Un modo per ribadire anche la funzionalità basica del tessile.

Dunque il concerto che avrà luogo la notte tra il 15 e il 16 ottobre costituisce una delle specificità della mostra stessa…
Esattamente. Durerà un’intera notte e il pubblico presente potrà ascoltare e, se vuole, dormire. I cinque musicisti coinvolti si occuperanno ciascuno di una trance notturna, adattando le sonorità alla fascia oraria di riferimento: il primo, ad esempio, svilupperà un set in cui è prevista una discesa della ritmicità che consenta di prendere sonno. Nella fasi centrali della notte saranno assenti sonorità acute per ridurre effetti di soprassalto o di brusche interruzioni. Poco prima dell’alba salirà sul palco un’artista giapponese che creerà sonorità eteree: impiegherà ciotole con acqua all’interno che lei stessa muoverà con le mani. Con gli idrofoni disposti nelle ciotole costituirà quindi un set a metà tra improvvisazione e controllo, amalgamando i suoni naturali con una componente elettronica.

Kathrine Stumreich, Fabricmachine, 2013 – photo © Johannes Schrems

Kathrine Stumreich, Fabricmachine, 2013 – photo © Johannes Schrems

Nella selezione degli artisti ci sono autori che abitualmente agiscono con supporti tessili?
Non tutti i tredici nomi presenti contemplano questo materiale con sistematicità; lo fanno invece Aldo Lanzini, con i suoi uncinetti, o la già citata Arianna Moroder. Tale quesito è stato centrale nella nostra ricerca e, alla fine, non ci è sembrato così necessario coinvolgere solo artisti che lavorassero da sempre con il tessile, specie per non perdere di vista una matrice di intenzionalità artistica. Questo orientamento ha aperto la strada a un percorso più inclusivo e innovativo. Avremo infatti testimonianze in cui a prevalere è il modo in cui la materia viene usata, ma anche incursioni nei suoi aspetti storici, sociali, politici e nella sua intrinseca simbologia. Il tessile come metafora, dunque, per far capire come sia diffuso, radicato e forte, anche oggi, il suo ruolo, sia tecnico sia evocativo.

Nutrita è la presenza di artisti stranieri, tra questi c’è Kathrin Stumreich con la sua Fabricmachine. In cosa consiste questo singolare lavoro?
È un’artista austriaca, attiva a Vienna. Ha costruito una macchina in grado – letteralmente – di far suonare dei tessuti. Il suo dispositivo è provvisto di sensori luminosi capaci di leggere la matericità del tessuto – ne impiega di eterogenei in termini di consistenza e trama – e di tradurre il segnale ricevuto in suono: una conversione del tessile in sonorità. L’artista si è lasciata aperta la possibilità di intervenire sulla macchina, modulando e arrangiando i pezzi: a Prato sarà lei ad attivarla, ma attraverso un sistema interattivo anche l’avvicinamento dei fruitori ne garantirà il funzionamento.

Possiamo dire che in contrapposizione con quest’opera si collocano le indagini sulla natura più pratica del tessile?
A queste abbiamo destinato una micro-sezione nell’area di Lottozero in cui saranno installati i macchinari: qui si lavorerà davvero quando il centro sarà in funzione. Tra queste c’è Justaucorps l’incredibile arazzo, completamente realizzato a telaio, di Nicole Miltner anche lei di nazionalità austriaca. Frutto di un processo durato 18 mesi, in questo lavoro l’artista restituisce la complessità cromatica delle pelle umana a livello realistico, riuscendo a ottenere decine di sfumature. Il risultato è un’indagine sul tema del corpo. Punto di avvio il tipico corpetto usato nell’abbigliamento maschile nel Settecento e Ottocento in Francia: di questo capo, l’artista ha ripreso in maniera fedele il carta modello, posizionandolo, smembrato, su un supporto orizzontale. Justaucorps è l’esito di una sorta di scontro tra arazzo e pittura, tra bidimensionalità e tridimensionalità. Un’operazione di cui la Miltner stessa ha potuto apprezzare, solo al termine della tessitura, il “prodotto finale”: una certa violenza o brutalità del corpo frammentato che vedremo a Prato – sarà presentato su un tavolo in maniera orizzontale, rimandando anche la dimensione delle autopsie sui cadaveri – ha convinto progressivamente l’artista a prendere le distanze da questo modo di lavorare.

Mariana Sales, Body Looming, 2012

Mariana Sales, Body Looming, 2012

In quali altre opere si riflette sul tema del corpo?
Nella serie fotografica Body Looming di Mariana Sales, giovanissima artista portoghese. Nel suo lavoro l’atto stesso di tessere coinvolge il corpo, interpretato come una sorta di telaio vivente. Dunque l’azione è ricondotta ai minimi termini: gli appigli per costruire trama/ordito vengono ricavati dagli arti stessi. È un lavoro che nella sua essenzialità si richiama alla stagione delle prime performance delle artiste femministe degli Anni Settanta, rimettendo in gioco tutta una serie di elementi capaci di sovrapporre i linguaggi: nato come atto performativo, tende la mano alla scultura e al disegno. In mostra, inoltre, sarà presente un video di Anna M. Rose, nel cui lavoro la materia prima – fibra sintetica o naturale come capelli di fibra sintetica – viene arricchita di valenze antropologiche.

In quale altro modo la fotografia confluirà in mostra?
Unica “fotografa pura” in mostra è Virginie Rebetez con Under Cover, la documentazione di un rituale fatto in Sudafrica durante le cerimonie funebri. In quel Paese, nel momento in cui la lapide viene eretta al cimitero, la stessa viene anche coperta con delle stoffe appartenute al defunto. Durante la tumulazione dunque l’identità del defunto resta pubblicamente celata; a questa fase segue un periodo variabile da alcun settimane a un paio di anni che si conclude con lo “svelamento” della stele e dunque del nome dello scomparso. Gli scatti della serie rivelano affinità con il lavoro di Christo e Jeanne-Claude e occuperanno l’ambiente della futura camera oscura di Lottozero.

Aldo Lanzini, The eyes are there where they see, the things are there where they are seen

Aldo Lanzini, The eyes are there where they see, the things are there where they are seen

Tra gli artisti italiani coinvolti c’è l’italiano Aldo Lanzini. Cosa presenterà?
Il suo intervento è in via definizione in questi giorni e sarà presente con un’opera ad hoc per Lottozero. Nella sua attività punta sempre a generare un effetto di sorpresa sul pubblico, attraverso l’apparizione di individui che indossano maschere realizzate con l’uncinetto. Sono dispositivi morbidi che aderiscono perfettamente al volto, il cui impiego è finalizzato non a celare identità, quanto ad attivare processi per costruire il proprio essere, la propria personalità. Non a caso l’artista qualifica le sue opere come portatrici di “micro-rivoluzioni interne”.

La mostra durerà un mese. Quali saranno le fasi successive di Lottozero, per il primo periodo di apertura?
Intanto possiamo dire che ci saranno visite guidate in italiano, inglese, tedesco e cinese per tutto il periodo di apertura. Al momento stiamo lavorando sulla prima stagione di workshop e sulle residenze artistiche.

Valentina Silvestrini

Prato
LOTTOZERO
Via Arno 10
340 2787854
[email protected]
www.lottozero.org

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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