Christo, un mese dopo. Gli effetti sul Lago d’Iseo

88 milioni di euro: questo è l'ammontare complessivo degli incassi sul Lago d'Iseo in quei 16 giorni in cui è stata allestita l'opera d'arte ambientale “The Floating Piers”. Guadagni alle stelle, e ora? Un'analisi a quasi un mese di distanza dallo smantellamento dell’opera di Christo e Jeanne-Claude.

NUMERI DA CAPOGIRO
Basterebbe quel numero, 88 milioni di euro, a far girare la testa. A tanto ammonta, a conti fatti dalla società Jfc Tourism & Management, il fatturato totale creato dalla presenza dell’installazione The Floating Piers, sul Lago d’Iseo.
Christo come Re Mida, dicono in molti, e così titolano le edizioni locali: il suo pontile giallo ha letteralmente trasformato in oro le sponde che ha toccato. In due settimane circa, il guadagno giornaliero medio totale realizzato dalle attività ricettive – dalla ristorazione agli esercizi commerciali – è stato di 4,2 milioni di euro, il 76,5% in più del fatturato abituale nello stesso periodo dell’anno.

GLI EFFETTI SUL TERRITORIO
Ne hanno beneficiato un po’ tutti, persino le 109 cantine del consorzio Franciacorta, visitate da 124.700 persone, quasi il 38% in più dell’anno scorso, con un incasso totale di 10,5 milioni di euro.
Si tratta di un successo oltre le aspettative, che già erano alte. Basti pensare che a marzo 2016 la stessa Jfc, incaricata di “stimare” il valore dell’evento di Christo e il suo impatto sul territorio, aveva immaginato un indotto di 49 milioni di euro complessivi, generati da poco meno di 700mila presenze previste. Alla fine, sulle passerelle sul Lago d’Iseo hanno camminato 1,2 milioni di persone.

Christo, The Floating Piers, Lago d'Iseo - I visitatori salgono sulle passerelle (foto Luca degl'Innocenti)

Christo, The Floating Piers, Lago d’Iseo – I visitatori salgono sulle passerelle (foto Luca degl’Innocenti)

UNA BENEDIZIONE PER LE ATTIVITÀ COMMERCIALI
“Christo è stato una benedizione”, dicono negozianti, ristoratori, albergatori e chiunque abbia beneficiato del gran flusso di persone. Molte voci del settore turistico sostengono che Floating Piers sia stato più utile di Expo e che parecchi di quelli che sono venuti a vedere l’installazione ambientale torneranno.
Ed è questa la parte più complessa da analizzare dell’intera faccenda: perché tanto è evidente l’impatto positivo avuto sul territorio dall’installazione di Christo, quanto è difficile prevederne gli effetti e la ricaduta spalmati in una prospettiva temporale.

IL “VALORE” DEL LAGO D’ISEO
C’è un dato incoraggiante, che proviene ancora dal primo studio effettuato da Jfc, quello precedente all’evento: qui si calcolava un aumento del “brand value” del Lago d’Iseo, stimandolo “dopo Christo” (ci si perdoni il facile gioco di parole) a 5 miliardi di euro. Ora, il valore di un marchio territoriale è un valore “virtuale”, ma compitato incrociando dati reali e proiezioni realistiche: considerando il successo planetario avuto dall’intervento dell’artista bulgaro, s’intuisce quanto la posta sul tavolo possa essere alta e quanto tutto quello che verrà dopo, a livello di strategie di comunicazione e marketing, ma anche di progettualità vera e propria, debba essere valutato e messo in atto con estrema attenzione.

Christo, The Floating Piers, Lago d'Iseo (foto Caterina Porcellini)

Christo, The Floating Piers, Lago d’Iseo (foto Caterina Porcellini)

INVESTIRE IN CULTURA
Le presenze nelle strutture ricettive – alberghi e b&b – durante quei 16 giorni sono quasi raddoppiate e nella quasi totalità dei casi (circa l’87%) si trattava di nuovi clienti, ovviamente venuti apposta per partecipare a un evento che sempre di più si è configurato come una immensa performance collettiva. L’opinione degli operatori è che i visitatori torneranno: il che è auspicabile e possibile, ma è evidente che vadano create le giuste condizioni. Se la cultura si è dimostrata essere un ottimo catalizzatore, perché non continuare su quella strada?

DAL TURISMO MORDI-E-FUGGI ALLA STRATEGIA
Ancora un dato, in questo senso, offre uno spaccato interessante: la presenza media nelle strutture ricettive è stata di 1,6 giorni, ovvero il tempo necessario per raggiungere il lago (e sulla logistica sono state evidenziate le maggiori criticità), percorrere la passerella galleggiante, pernottare e tornare indietro. Un turismo culturale mordi-e-fuggi, che porta risultato nell’immediato e in virtù del legame con un attrattore di notevole importanza, ma che evidenzia una “debolezza” intrinseca al territorio e alla sua offerta, ancora – tutto sommato – poco convincente per il visitatore.
In sostanza, The Floating Piers – al di là dell’essere stato un colpo di fortuna inaspettato – è un case history che certamente appassionerà ancora per molto chi si occupa di economia della cultura e di sviluppo del territorio, dovrebbe far partire una riflessione dal territorio stesso: da luogo d’indubbia bellezza paesaggistica a collettore di progetti artistici d’ampio respiro.

Maria Cristina Bastante

www.thefloatingpiers.com

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