Berengo Gardin e le grandi navi. Se la politica censura e scredita i musei

Il caso della mostra di Gianni Berengo Gardin sulle grandi navi a Venezia, bloccata dal sindaco Brugnaro, ripropone all’attenzione una delle tentazioni più forti della politica: censurare i contenuti non graditi, anche se proposti da istituzioni pubbliche di prima importanza. Mentre tra gli scopi della cultura vi è proprio quello di proporre temi scomodi.

IL CINEMA DELLE GRANDI NAVI
Il transito delle grandi navi nel Canale della Giudecca è una delle scandalose ferite lasciate aperte da oltre un ventennio di politica inconcludente che non ha saputo governare Venezia, svenduta letteralmente al turismo più becero e agli interessi del grande capitale. Come chiunque abbia potuto vedere, a ogni passaggio di una delle enormi imbarcazioni sia dalle calli che dalle rive adiacenti si avverte visivamente la frizione tra l’alta massa del mezzo, lucida, geometrica e compatta, e i palazzi veneziani, più bassi e modellati da una plasticità burrosa imposta dall’essere città d’acqua. Il contrasto, che potrebbe essere ben esemplificato nell’inconciliabile dicotomia estetica e filosofica di modernismo/classicismo è spiazzante ma anche molto cinematografico, al punto da ricordare al passante l’improvvisa a misteriosa apparizione del Rex in Amarcord di Federico Fellini.
Al di là delle valutazioni di ordine ambientale, la cosa non poteva che essere notata, oltre che dai residenti e dai tanti turisti, anche da artisti o da coloro che lavorano con le immagini. Già quasi un decennio fa se ne era occupato Andrea Aquilanti in una mostra tagliente in cui aveva realizzato un enorme disegno a parete con i palazzi della Giudecca che venivano sormontati e sovrastati visivamente da video con le immagini di navi di passaggio. E recentemente anche Andrea Morucchio, con il progetto The Rape of Venice attualmente in mostra a Palazzo Mocenigo, ha affrontato il tema in una disanima complessa che mette in luce lo sfruttamento ed il decadimento della città.

Gianni Berengo Gardin, Mostri a Venezia, 2013, courtesy of Fondazione Forma, Milano

Gianni Berengo Gardin, Mostri a Venezia, 2013, courtesy of Fondazione Forma, Milano

IL CASO BERENGO GARDIN
Gianni Berengo Gardin ha lavorato sulla presenza delle navi tra il 2013 e il 2014, scattando una serie di foto che raccontano il transito dei giganti d’acciaio nel tessuto urbano di Venezia: immagini in bianco e nero realizzate con il teleobiettivo – che tende quindi a comprimere i piani prospettici dei soggetti – riprese dai sestieri in cui la presenza visiva è imponente, come Castello e sulla Giudecca, ma anche da piazza San Marco. Scopo evidente del fotografo è stato sottolineare, e denunciare, l’estraneità e l’invadenza delle navi rispetto al fragile contesto della città lagunare.
Successivamente alle lamentele del fotografo per non aver potuto presentare le immagini in uno spazio pubblico a Venezia, lo scorso anno gli scatti vennero esposti a Milano presso Villa Necchi Campiglio, in una mostra realizzata in partnership da Fondazione Forma e la dimora gestita dal FAI. Alla fine dello scorso febbraio la Fondazione Musei Civici invita Berengo Gardin a esporre le foto in una mostra dedicata, da tenersi a Palazzo Ducale a partire da metà settembre. La fondazione veneziana, che gestisce l’immenso patrimonio dei musei in laguna e organizza le mostre e gli eventi ospitati nei suoi spazi, ha cioè riconosciuto l’interesse scientifico e culturale del lavoro di Berengo Gardin e ritenuto opportuno farlo conoscere al pubblico.

Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia

Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia

SCREDITARE UN’ISTITUZIONE
Nel frattempo le elezioni hanno decretato sindaco Luigi Brugnaro, imprenditore dai modi spicci, candidato dal centrodestra, ma percepito come trasversale per la sua estraneità alle logiche della politica veneziana. Lo scorso agosto, non appena Brugnaro viene a conoscenza della mostra di Berengo Gardin, decide di mettersi di traverso. In qualità di sindaco, siede nel CdA della Fondazione Musei Civici e decide di spostare l’esposizione in data da destinarsi, proponendo di affiancare alle foto le tavole del progetto alternativo al passaggio delle navi nel Canale della Giudecca, alla cui elaborazione lo stesso sindaco, con l’autorità portuale, si sta impegnando. La mostra, così strutturata, perderebbe del tutto la sua valenza di denuncia e risulterebbe ovviamente un pubblicità del nuovo progetto, motivo che ha spinto a declinare l’invito da parte di Berengo Gardin.
La cosa però è ben più grave di quanto possa apparire: lo stop di Brugnaro, infatti, interferisce con il programma della Fondazione Musei Civici. Dotata di un comitato scientifico di prim’ordine – Jean Clair, Timothy Clifford, Paolo Galluzzi, Tomás Llorenz, Anna Ottani Cavina – e di una direttrice come Gabriella Belli, una delle più stimate persone che lavorano nei musei in Italia (difficile non notare come il suo lavoro abbia prodotto un deciso cambio di passo nella gestione dell’istituzione), la fondazione è uno dei poli museali più importanti del nostro Paese, per capacità organizzativa e scientifica. Al pari delle altre iniziative espositive, la mostra di Berengo Gardin è quindi l’esito di un processo intellettuale e scientifico complesso: è uno dei frutti del lavoro di un’istituzione culturale, che, fra troppi che tacciono, noi ci sentiamo di difendere.

Gianni Berengo Gardin, Mostri a Venezia, 2013, courtesy of Fondazione Forma, Milano

Gianni Berengo Gardin, Mostri a Venezia, 2013, courtesy of Fondazione Forma, Milano

CENSURARE I CONTENUTI SCOMODI
Bloccare la mostra equivale, di fatto, a censurare il lavoro scientifico della fondazione, a screditare il pensiero che essa produce a favore dei cittadini. La cosa deve essere sembrata evidente a Walter Hartsarich, che a fine agosto si è dimesso dal ruolo di presidente con un laconico comunicato, mentre Brugnaro questo sembra ignorarlo. Il sindaco, infatti, sembra sensibile solo alla rilevanza economica e occupazionale della croceristica, ignorando le riflessioni sulla tutela ambientale e artistica di quelli che lui chiama “intellettuali da strapazzo“. Peccato però che uno degli scopi principali della cultura sia proprio quello di indurre considerazioni scomode, riflessioni non allineate.
Incurante dell’autonomia e delle finalità civili e pluraliste delle istituzioni culturali, Brugnaro ha invece agito censurando la mostra di Berengo Gardin poiché egli personalmente non ne condivide i contenuti. La giustificazione, piuttosto elementare, è quella di essere il sindaco di tutti. A pensiero unico però.

Daniele Capra

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Daniele Capra

Daniele Capra

Daniele Capra (1976) è curatore indipendente e militante, e giornalista. Ha curato oltre cento mostre in Italia, Francia, Repubblica Ceca, Belgio, Austria, Croazia, Albania, Germania e Israele. Ha collaborato con istituzioni quali Villa Manin a Codroipo, Reggia di Caserta, CAMeC…

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