Questo non è un libro d’artista. Su “Acque chete” di Eugenio Tibaldi e Tommaso Pincio

Ripasso: la rubrica “Stralcio di prova” parla di libri che hanno a che fare con l’arte. E fin qui siamo nei vasti possedimenti di Monsieur de La Palice. Ma il fatto è che non sono saggi, non sono cataloghi, non sono regesti. Sono generalmente testi di narrativa che fanno intervenire l’arte come oggetto, come pretesto, come componente del plot: un protagonista scultore, una scena alla Biennale, un omicidio a colpi di pennello… Questa volta però siamo in territori più complicati ancora.

Iniziamo dalla copertina. Qui c’è già un’operazione interessante di plagiografica, fra il design e l’appropriazionismo. Perché è evidente che si cita l’impostazione paratestuale della collana Fabula di Adelphi. Solo che l’editore, a quanto pare, si chiama Mirror. Un ammiccamento? L’autore è invece Mario Esquilino. Chi? Sull’aletta della quarta di copertina leggiamo: “Poeta, è stato una figura leggendaria del quartiere da cui ha preso il nome e che non ha mai lasciato, quando si è trasferito a Città del Messico facendo perdere ogni traccia di sé”. Pare Benno von Arcimboldi. Chi? Il protagonista (protagonista, insomma; diciamo perno narrativo) del romanzo 2666 di Roberto Bolaño, che fra l’altro è pubblicato da Adelphi proprio nella collana Fabula. Quindi Mario Esquilino è un personaggio di fantasia? Sì, pare cosa certa.
E allora chi ha scritto il libro Acque chete? Il testo è di Tommaso Pincio, o almeno lui firma una sorta di introduzione (anzi, interpretazione, stando alla copertina) lunga una sessantina di pagine.

Eugenio Tibaldi, History of Ascoli - photo © Pierluigi Giorgi

Eugenio Tibaldi, History of Ascoli – photo © Pierluigi Giorgi

E poi inizia Quiet Waters. Primer of the Basic Possibilities of Living, che è la versione inglese di un testo che ancora non abbiamo incontrato, “composed by Mario Esquilino” e con “drawings and photos by Eugenio Tibaldi”: cinquanta pagine, appunto, con disegni e testi dell’artista Eugenio Tibaldi, che accompagnano brevissimi testi definitori del genere “Daenti Oleegh Yeary (12651321). Major Guelph exile / fallen in love at first sight / at age nine”. Che poi, nella versione italiana che segue, dove ogni coppia disegno/foto diventa tutt’uno, acquisendo anche colore, si trasforma in una cosa del tipo: “Denti Olig Ieri (12651321). Notabile Guelfo in esilio / innamoratosi a prima vista / novenne”.
Ecco. Solo che poi alla fine c’è History of Ascoli (guardate la copertina), con i testi di Adele Cappelli e Stefano Raimondi. Ma è tutta un’altra storia, e già fin qui è complicata.
Lo chiamiamo libro d’artista? Chiamiamolo così. Però lo mettiamo fra i romanzi di Tommaso Pincio. O no?

Marco Enrico Giacomelli

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #22

Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

Scopri di più