Da Elio Fiorucci ad Alessandro Mendini: designer e artisti in campo per beneficenza, a Milano, nella decorazione della Casa Pediatrica del Fatebenefratelli

Il rischio di scivolare nella retorica è sempre tremendamente alto quando si tocca il tema della solidarietà, della beneficenza; pericolo che si aggrava se i destinatari di nuove azioni di sostegno sono i più giovani. O peggio ancora i bambini. Riesce invece a dribblare ogni pietismo, scansando il magone in stile Patch Adams, il progetto […]

Il rischio di scivolare nella retorica è sempre tremendamente alto quando si tocca il tema della solidarietà, della beneficenza; pericolo che si aggrava se i destinatari di nuove azioni di sostegno sono i più giovani. O peggio ancora i bambini. Riesce invece a dribblare ogni pietismo, scansando il magone in stile Patch Adams, il progetto Arte come Terapia: intervento forte, muscolare, all’interno della Casa Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano. Sedici gli ambienti consegnati ad artisti e designer di ogni generazione e formazione, tra stanze per la degenza e spazi comuni, per essere trasformati, rivoluzionati, rivitalizzati da un elettroshock cromatico senza compromessi. Chi entra qui dentro soffre: soffrono i piccoli pazienti e soffrono le loro famiglie, nella disidratazione emotiva indotta dal senso di impotenza. Insensato pensare allora ad un effetto placebo, ad un’azione consolatoria da parte dell’arte: cui si chiede semmai energia, induzione alla reazione.
Le tinte fluo scelte per gli interventi sono uragani visuali che gridano gioiosi e chiassosi, i soggetti dipinti sulle pareti dai vari Elio Fiorucci e Matteo Guarnaccia, Alessandro Mendini e Maurizio Zorat esplodono di una contagiosa e giocosa vitalità.
Un’idea meritevole quella di Donata Berger, tradotta in pratica con gusto grazie all’intelligenza dei venticinque creativi coinvolti e all’aiuto di mecenati travestiti da sponsor tecnici: come Harpo per le vernici e Jannelli e Volpi per le carte da parati.

– Francesco Sala

 

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Francesco Sala

Francesco Sala

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