A 17 anni ricostruisce le statue distrutte dall’Isis. Nenous Thabit, assiro cristiano combatte il terrorismo con l’arte

Figlio d’arte, il ragazzo ricrea nel laboratorio di famiglia le 18 statue distrutte dai terroristi a Nimrud, il sito archeologico mesopotamico più importante del mondo, devastato e raso al suolo nel 2015

Un adolescente assiro cristiano sta conducendo con l’arte la sua battaglia indipendente contro l’Isis. La storia che vi raccontiamo è quella del diciassettenne Nenous Thabit, che ha deciso di scolpire nuovamente le antiche statue distrutte dagli estremisti islamici. L’idea gli è venuta dopo che i miliziani hanno invaso e poi devastato la città antica di Nimrud, in Iraq, un insediamento di 3300 anni, un tempo capitale dell’impero assiro. A far circolare la notizia è la CNN, ai microfoni della quale Thabit ha raccontato il suo sgomento alla distruzione dei manufatti di inestimabile valore e la decisione di intervenire in qualche modo. 18, compresa la difficile ed enigmatica icona del dio Lamassu, le statue realizzate ad oggi dal giovanissimo artista, insieme al padre, scultore esperto, nel laboratorio di famiglia.

TRE LE STATUE DI LAMASSU DISTRUTTE
Il lavoro della famiglia Thabit, portato avanti sull’onda dei sentimenti con la volontà di “contrastare” – almeno idealmente – l’Isis, è invece di grandissima importanza per le generazioni future che potranno – se alla ricerca artistica dei due sarà affiancato un team di esperti – conoscere le statue distrutte e la loro storia attraverso le copie. Secondo il sito di Christopher Jones, uno studente americano di storia antica del Medio Oriente presso la Columbia University di New York, sono tre le state di Lamassu distrutte dall’Isis in Iraq: uno spirito benefico protettivo, spesso messo a guardia dei palazzi e delle case, con la testa umana e il corpo alato di toro. Oltre a quell di Nimrud, si conosce una statua a Ninive e una conservata nel museo Mosul. Ma i danni non sono ancora stati del tutto rendicontati, e potrebbero emergere ancora altre notizie a riguardo: i terroristi erano entrati nel sito in primavera 2015, e la notizia era rimbalzata a livello internazionale grazie ad un video e delle immagini lanciate su Facebook che mostravano le ruspe dei miliziani entrare pesantemente su uno dei siti archeologici della Mesopotamia più importanti del mondo.

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Redazione

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