“La nuova Galleria Nazionale? Bella, ma addetti e servizi bocciati”. Cronaca di una domenica (gratuita) al museo a Roma

Orari di ingresso troppo elastici, addetti sgarbati, procedure schizofreniche. Però il riallestimento della GNAM convince. Fabio Severino racconta la sua movimentata visita al museo

Abbiamo fatto l’Italia. Ora si tratta di fare gli italiani”. La famosa frase di Massimo d’Azeglio potrebbe essere rigirata a Cristiana Collu, da quasi un anno nuova direttrice a Roma di quella che era la GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna -, ora da lei rinominata La Galleria Nazionale: “Fatto il museo, ora si tratta di fare chi ci lavora, e i servizi che deve offrire”. Il suggerimento arriva da Fabio Severino, uno dei columnist di Artribune Magazine, senior advisor del fondo d’investimento Oltre venture: che il 6 novembre è andato a visitarlo, il museo, nella giornata di apertura gratuita istituita dal Ministero dei Beni Culturali. Ottenendo buone sensazioni dalle novità introdotte dalla nuova direttrice, ma anche difficoltà con gli addetti museali: e racconta tutto in questa lettera aperta a Cristiana Collu…

Cara direttrice Cristiana, non so se lei era presente domenica a fine giornata al Suo Museo. Una giornata piovosa a Roma. Molto. Ma calda e tutto sommato perfetta per onorare questa geniale quanto essenziale iniziativa governativa di rendere gratuiti i musei statali tutte le prime domeniche del mese. C’erano tantissimi visitatori ieri, un museo bellissimo, vivo, gremito. Finalmente la GNAM – o come oggi si è deciso di chiamare la Galleria Nazionale – in un quartiere poco densamente residenziale quindi desolato, era un pullulare di persone. La bella scalinata e la facciata tutta illuminate quand’anche bagnate dalla pioggia autunnale.
Peccato che alle ore 18 e 25, in barba alle regole che prevedono il limite delle 18,45 come ultimo accesso, alla porta inibivano ulteriori ingressi. Una persona addetta alla vigilanza dai toni e dall’italiano tutt’altro che garbati sollecitava ad andar via. La frase: i biglietti sono finiti. Ma come? È una giornata gratuita, di quale biglietti si parla? E poi è un museo, c’è tanto spazio, cosa significa, perché ci cacciano, a cosa si riferisce? Due carabinieri che guardano, come a vigilare ma in realtà incapaci di prendere una posizione, altro personale interno, forse svogliato quindi incerto sul da farsi. L’ambasciatore della Galleria Nazionale, museo di Stato, quell’addetto all’ingresso, proprio non è all’altezza. Decine di persone, causa anche la pioggia e favorevole un po’ di perplessità per tali risposte, invece persistevano nell’atrio del colonnato, incredule di dover andare via. Molti si erano lanciati dalle più disparate zone di Roma per andare alla nuova Galleria Nazionale e approfittare dell’ingresso gratuito. Per fortuna dopo un po’ di insistenza di qualcuno che non riesce ad eguagliare un museo a un cinema ovvero a un qualsiasi altro spettacolo condizionato dalla finitezza degli accessi, quindi dai posti limitati, si riesce a far intervenire un’altra dipendente del museo, dai modi e dai toni più qualificati, almeno nella proprietà di linguaggio e di dialettica. Le prime ulteriori risposte sono: il museo è pieno e stiamo per chiudere, abbiamo già avvisato a voce che non avremmo emesso più biglietti. Ma come? sul sito si garantisce l’ingresso fino alle 18,45. La chiusura è prevista per le 19,30. Il museo è così grande, per quante persone vi possano essere, vi sono continue uscite, si potranno far seguire nuove entrate. Per fortuna la gentilezza con la quale si conduce l’insistenza, la consistenza di quanti ancora vogliono entrare e l’esasperazione dell’addetta all’accoglienza, alla fine fanno uscire…50 ulteriori biglietti.
Beati dipendenti statali che neanche si immaginano i numeri che fa un Louvre o un British. Cosa significhino le orde di visitatori. Il museo era certamente effervescente ma ben lontano dalla folla. Ovviamente tutto ciò avveniva nell’omertà e svogliatezza di tutto il resto del personale. Decine di persone nell’atrio.
Alla fine la giornata si è conclusa decorosamente. Hanno fatto entrare credo tutti. Il museo era vivo, bellissimo. La nuova direttrice ha fatto un bel lavoro di maquillage degli allestimenti, la mostra è bella, il museo ha un’aria contemporanea ben oltre le opere che espone.
Assente non giustificata la comunicazione interna. Non c’è nessuna numerazione delle sale né tantomeno un percorso di visita suggerito. Forse l’assenza del secondo è dovuta alla volontà di far “smarrire” il visitatore tra la bellezza, ma la numerazione delle sale aiuterebbe quantomeno a ritrovare la via d’uscita o a capire dove si è. Ma nulla è perfetto e la Galleria Nazionale oggi è un museo interessante, bello, per tutti e popolare. Come deve essere un museo pubblico, statale. I visitatori della prima domenica gratuita di novembre erano per lo più in maniera evidente visitatori occasionali, non certo habitué del contemporaneo. Questa è una grande vittoria della politica del ministro Franceschini e della direttrice Collu. Complimenti ad entrambi. Unico consiglio non perdersi nell’ultimo miglio. Il personale troppo svogliato, demotivato, frettoloso di chiudere la domenica e andare a casa, magari va formato nei modi e nei contenuti. Il bookshop che chiude alle 19,15, gli addetti alle sale che alle 19 iniziano a sollecitare lo sgombero, con una frase emblematica: defluire grazie.

Fabio Severino

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Fabio Severino

Fabio Severino

Fabio Severino, MBA e PhD in marketing, è economista e sociologo. Esperto di cultura e turismo, già ceo di impresa, docente a La Sapienza di Roma e visiting a Londra, Barcellona e Lione, consulente di Onu e ministeri, è autore…

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