Immagini dall’opening della mostra Recto Verso, alla Fondazione Prada di Milano. Da Paolini a Carla Accardi, la faccia nascosta dell’arte

Nei lunghi spazi della Galleria Nord che costeggia l’ingresso della Fondazione Prada, Recto Verso si presenta come una mostra calata in se stessa, un itinerario da ispezionare, tra lavori che si rivelano ad ogni passo ed estemporanee storiche, singolarità con un doppio senso di lettura. Il percorso tematico, infatti, sdoppia la portata della superficie compositiva […]

Nei lunghi spazi della Galleria Nord che costeggia l’ingresso della Fondazione Prada, Recto Verso si presenta come una mostra calata in se stessa, un itinerario da ispezionare, tra lavori che si rivelano ad ogni passo ed estemporanee storiche, singolarità con un doppio senso di lettura. Il percorso tematico, infatti, sdoppia la portata della superficie compositiva per mostrare artefatti frontali inscindibili, concettualmente e formalmente, dai loro risvolti (verso), permettendo allo sguardo del pubblico di accedere a una superficie privata, visibile solo all’artista e agli addetti ai lavori. Una ventina di lavori in tutto, tra formati medi e grandi dimensioni. Alcune superfici sono state montate, sospese a sottili cavi d’acciaio, tra le pareti serrate che suddividono lo spazio espositivo, come nel caso delle combustioni di Burri e nelle tele sovrapponibili di Paolini.

IL RETRO SVILUPPA LINGUAGGI CONTRAPPOSTI E CONTROVERSI
Thought Council, il collettivo curatoriale (formato da Shumon Basar, Elvira Dyangani Ose, Cédric Libert e Dieter Roelstraete) concepisce un percorso che sfiora, inizialmente, periodi storici risalenti a due secoli fa, attraverso, ad esempio, una tela dipinta a trompe-l’oeil, tecnica resa celebre dai pittori fiamminghi del Settecento, per focalizzare l’attenzione sul telaio. In parallelo, tra fotografie di Thomas Demand e tele di Gastone Novelli, il retro sviluppa linguaggi contrapposti e controversi, diventando campo d’indagine, superficie scrivibile e materia di confusione dei due piani, sempre più accostabili ad un’operazione di completamento scultoreo. Seguendo questo pensiero, la struttura del quadro si trasforma in una sorta di tavola prospettica; come avviene nell’uso della doppia esposizione in Sarah Charlesworth e nella trasparenza del polivinile di Carla Accardi, che sostituisce la tela con la pellicola, attraversando, oltrepassando la gestualità pittorica. Da considerare come lavori doppiamente unici, caratterizzati da un dialogo alternato, data la disposizione settoriale tra bidimensionalità e tridimensionalità, sono da meditare il piccolo e provocatorio proscenio di Roy Lichtenstein, le pitture di Luca Bertolo, le opere di Gerard Byrne, Philippe Gronon, Matts Leiderstam e Ian Wallace. Anche questi, nella nostra fotogallery dall’opening…

Ginevra Bria

Dal 3 dicembre 2015 al 14 febbraio 2016
Fondazione Prada
Largo Isarco 2, 20100 Milano
fondazioneprada.org
#fondazioneprada

 

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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