Muore a Milano Luciana Matalon. Artista in bilico fra astrazione e figurazione, attiva fin dagli anni ’60. Nella sua città inaugurò la fondazione che porta il suo nome

“Che si tratti di una stele o di una tela, è evidente che l’obiettivo della ricerca rimane sempre per Luciana Matalon la resa visiva di una situazione, di una intuizione spaziale ed emotiva, nella quale la funzione dell’autrice non è mai secondaria. Al di là delle estetiche della spersonalizzazione, quest’opera è volutamente firmata, porta cioè […]

Che si tratti di una stele o di una tela, è evidente che l’obiettivo della ricerca rimane sempre per Luciana
Matalon la resa visiva di una situazione, di una intuizione spaziale ed emotiva, nella quale la funzione dell’autrice non è mai secondaria. Al di là delle estetiche della spersonalizzazione, quest’opera è volutamente firmata, porta cioè scritta – nei caratteri sempre ripetuti e variati di un alfabeto personale – i segni di una personalità e di un corpo
”. Così Ermanno Krumm chiudeva un suo testo dedicato a quest’artista veneta di origini, milanese d’adozione, di cui negli anni hanno scritto autori come Jean Pierre Jouvet, Vincenzo Accame, Franco Simongini, Martina Corgnati, Arturo Schwarz, Vittorio Sgarbi.
Luciana Matalon, come annunciato dalla Fondazione che porta il suo nome, si è spenta lo scorso 9 ottobre, all’età di 78 anni. Aveva iniziato la sua carriera esponendo presso gallerie di Milano e di Venezia, alla fine degli anni ’60, per ritagliarsi nel tempo il consenso della critica e del mercato, grazie a una ricerca fortemente personale, in cui l’evidenza materica di superfici scabre, bucate, dissolte, grumose, in rilievo – con originari riferimenti alla ricerca di Burri – si intrecciavano con elementi di figurazione e con quell’archeologia della parola intitolata all’ambiguità del senso e al segno come reperto.
Vedute aree, distese astrali, paesaggi mentali e architetture organiche, croste di pianeti e ragnatele di colore:
il suo lavoro si è orientato in direzione di un lirismo magico, orchestrato secondo forme simboliche, luoghi dell’inconscio e archetipi. Tra fisicità dell’opera ed evocazione immateriale.
Nel 2000 Matalon istituiva a Milano la Fondazione a lei intitolata, nel desiderio di creare uno spazio che fosse incubatore di nuove idee e promotore di progetti artistici, grazie a una serie di mostre, convegni e scambi culturali dal respiro internazionale. La camera ardente sarà aperta lunedì 12 ottobre 2015 presso la Fondazione Matalon, in Foro Buonaparte 67, a Milano, dalle 10 alle 15.

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Redazione

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