Sky Arte Updates: Tutte le donne di Andy Warhol, nella dissacrante commedia girata da Paul Morrissey proprio alla Factory di New York

Dagli archivi di RaroArte, questa settimana Gianni Canova ha riesumato un film a metà strada tra cinema e arte contemporanea, tra realtà e paradosso. Realizzato nel 1972, Women in Revolt è infatti l’ultimo lungometraggio che vede Andy Warhol anche dietro la macchina da presa, per girare alcune delle scene, oltre che nel ruolo di produttore […]

Dagli archivi di RaroArte, questa settimana Gianni Canova ha riesumato un film a metà strada tra cinema e arte contemporanea, tra realtà e paradosso. Realizzato nel 1972, Women in Revolt è infatti l’ultimo lungometraggio che vede Andy Warhol anche dietro la macchina da presa, per girare alcune delle scene, oltre che nel ruolo di produttore cinematografico.
Di più, il film diretto da Paul Morrissey – tra i maggiori collaboratori di Andy Warhol, dal momento che gestiva la Factory – cerca di esorcizzare un grave fatto di cronaca, che ha per protagonista lo stesso re della pop art: nel giugno del 1968 Valerie Solanas, una frequentatrice della Factory e membro di un movimento femminista estremo, aveva sparato allo stesso Warhol, inducendolo a un coma della durata di ben sei giorni, tra la vita e la morte.
Il film di Morrissey, prodotto quattro anni dopo, non a caso parla allora di donne e femminismo, trasponendo però l’attualità di una dimensione ancora più grottesca e surreale di quanto già fosse l’accaduto. A cominciare dal fatto che, a interpretare le “donne in rivolta” del titolo, sono tre istrioniche, celebrate transgender MtF (Candy Darling, Jackie Curtis e Holly Woodlawn). Women in Revolt diventa allora una più che ambivalente commedia, che a furia di prendersi gioco di qualunque cosa stempera qualsiasi livore e condanna ideologica.
Anzi, la critica del regista non risparmia niente e nessuno, soprattutto quegli uomini oppressivi e onnipotenti che impediscono alle tre protagoniste di affermarsi come meglio credono. Siamo all’inizio degli anni Settanta e, dalla viva voce delle femministe attorno a cui ruota il film, apprendiamo dati scoraggianti; che, per esempio, “Solo l’uno per cento delle donne negli Stati Uniti guadagna più di diecimila dollari l’anno”. La lotta per l’autodeterminazione delle tre donne non andrà a buon fine, ma questo non significa affatto che abbiano torto. Forse – ed è inevitabile al tentato omicidio di Warhol compiuto nella realtà da Valerie Solanas – è l’estremizzazione a non funzionare. A meno che non si tratti di una commedia satirica e irriverente, come quella diretta da Paul Morrissey…

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