Da Londra le immagini del Serpentine Pavillion 2015, firmato dallo studio spagnolo SelgasCano. Un’enorme stella marina sintetica poggiata sul prato di Hyde Park

Le estati londinesi del ventunesimo secolo sono marcate da un evento imperdibile per il jet-set dell’architettura contemporanea: l’inaugurazione del Serpentine Pavillion. Hadid, Libeskind, Ito, Siza e Souto de Moura, Koolhaas, Gehry, Nouvel, Zumthor, SANAA, Herzog & De Meuron e perfino un attempato Oscar Niemeyer: tutti hanno messo la loro celeberrima firma sull’inglesissimo prato di Hyde […]

Le estati londinesi del ventunesimo secolo sono marcate da un evento imperdibile per il jet-set dell’architettura contemporanea: l’inaugurazione del Serpentine Pavillion. Hadid, Libeskind, Ito, Siza e Souto de Moura, Koolhaas, Gehry, Nouvel, Zumthor, SANAA, Herzog & De Meuron e perfino un attempato Oscar Niemeyer: tutti hanno messo la loro celeberrima firma sull’inglesissimo prato di Hyde Park, che ogni anno la Serpentine Gallery di Londra mette a disposizione della fantasia di un architetto invitato. Negli ultimi anni la galleria sembra aver cambiato rotta e, con le commissioni a Sou Fujimoto e Smiljan Radic, è passata dal firmamento dei soliti noti alle praterie dei “giovani” talenti. Una tendenza confermata quest’anno dalla coppia SelgasCano, scelta per celebrare il quindicesimo compleanno del programma. Piuttosto conosciuto in patria – grazie alla realizzazione di alcuni importanti edifici pubblici come il Centro Congressi di Cáseres, l’Auditorium di Cartagena e il Centro ricreativo di Merida -, lo studio spagnolo è alla prima sul palcoscenico internazionale.
Il padiglione è un’enorme stella marina sintetica e amorfa poggiata sul prato. Tutti entrano per ispezionarla e sono inghiottiti da branchie e polmoni fatti da un’ossatura convulsa di metallo bianco ricoperta da un sottile e cangiante strato di EFTE – un polimero multicolore a base di fluorina. Ambigue trasparenze, cemento biancastro a terra, riflessi di natura, intrecci di stelle filanti, geometrie senza ragione: è un padiglione fatto dei resti della “festa” finita ufficialmente nel 2008 ma che deve ancora e comunque continuare. Tutto sommato, rassicurante. Sei mesi fa, al momento della commissione, SelgasCano prometteva di “sperimentare con struttura e materiali“, di “usare un solo materiale strutturale per esplorare l’idea di trasparenza“. Qualcosa deve essere andata storta: di sperimentale, in termini di materiali, c’è ben poco. A meno che per materiale non s’intenda quello celebrale, delle migliaia di persone che si diletteranno in improbabili esercizi fotografici. Il Padiglione di SelgasCano è un paradiso per gli amanti di Pinterest e Instagram, ed è già, per questo, un successo planetario. Tutto il resto è solo architettura.

Davide Sacconi

 

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Davide Sacconi

Davide Sacconi

Architetto, laureato con lode presso la Facoltà di Architettura di Roma Tre, diplomato presso il Berlage Institute di Rotterdam, è attualmente dottorando presso l'Architectural Association di Londra, dove conduce una ricerca sul concetto di archetipo come strumento teorico e progettuale…

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