Ecco come sarà la nuova sede di Google disegnata da Thomas Heatherwick e Bjarke Ingels. Impossibile mettere a lavorare insieme due archistar? Il gigante di Mountain View ci prova

Se l’amministrazione di Mountain View, località nella Silicon Valley, l’area a più alta densità di aziende hi tech del pianeta, dovesse approvarlo, il progetto presentato nei giorni scorsi dagli architetti Thomas Heatherwick e Bjarke Ingels per la nuova sede-campus di Google passerà alla storia. Già l’annuncio della consegna degli elaborati da sottoporre alla valutazione degli […]

Se l’amministrazione di Mountain View, località nella Silicon Valley, l’area a più alta densità di aziende hi tech del pianeta, dovesse approvarlo, il progetto presentato nei giorni scorsi dagli architetti Thomas Heatherwick e Bjarke Ingels per la nuova sede-campus di Google passerà alla storia. Già l’annuncio della consegna degli elaborati da sottoporre alla valutazione degli organi locali competenti – l’intervento coinvolgerebbe infatti quattro zone possedute solo in parte da Google e richiederebbe un “alleggerimento” della normativa vigente che limita le nuove edificazioni nel territorio comunale – rappresenta un piccolo caso mediatico. Lanciata dal New York Times, la notizia ha ottenuto risonanza grazie al video postato sul canale YouTube di Google: i due architetti europei – Ingels è il fondatore dello studio danese BIG autore dell’apprezzato M/S Maritime Museum of Denmark, mentre Heatherwick ha ideato il padiglione britannico per Shanghai Expo 2010 – esibiscono gli aspetti salienti del progetto in un alternarsi di simulazioni tridimensionali, affiancati da David Radcliffe, vicepresidente della sezione immobiliare di Google.
Tra quanti ne riconoscono il potere innovativo auspicandone la realizzazione, annunciata per il 2020 in caso di accettazione, e chi manifesta primi dubbi sull’impatto ambientale, alla vista delle prime immagini del nuovo Google Mountain View Campus l’opinione pubblica statunitense sembra già schierata. Radcliffe, sul blog aziendale, l’ha introdotto come “a simple idea” in linea con le aspirazioni di Google: il nuovo complesso si caratterizzerebbe per la riduzione all’essenziale delle porzioni fisse, con la prevalenza di soluzioni trasformabili, raccolte in una serie di calotte trasparenti. Molto più di un contenitori di uffici e sale riunioni, come intuibile, gli edifici sarebbero immersi prati e ruscelli intervallati da piste ciclabili, percorsi pedonali e servizi per la cittadinanza: diverrebbero quindi “membrane”, generate dalla combinazione tra strutture modulari, in grado di adattarsi alle esigenze dei diversi dipartimenti dell’azienda, con sinuose coperture in vetro. “We chose Mountain View for our headquarters 15 years ago because we love the beauty of the bay, the close proximity to great universities, the family-friendly environment and the chance to work in a city at the heart of Silicon Valley“, raccontano i protagonisti dell’ “impresa”. “Today, we want to create office spaces that don’t just provide a great home for Google, but which also work for the city that has given us so much”. E dove potrebbe provarci se non nella “valle dei sogni”?

– Valentina Silvestrini

 

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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