Uno più uno uguale tre. Quattro artisti in dialogo con un artista-curatore, a Cremona. Ettore Favini e la natura intellettuale della pittura

Quando la matematica è un’opinione; o meglio, quando i paradossi della logica svelano meccaniche dell’infinito che sovvertono le regole dell’ordinario. Così, seguendo le intuizioni di Zenone, se tra un punto e un altro ce n’è sempre un terzo e così via, senza fine, il titolo del progetto espositivo inaugurato lo scorso 17 ottobre presso il […]

Quando la matematica è un’opinione; o meglio, quando i paradossi della logica svelano meccaniche dell’infinito che sovvertono le regole dell’ordinario. Così, seguendo le intuizioni di Zenone, se tra un punto e un altro ce n’è sempre un terzo e così via, senza fine, il titolo del progetto espositivo inaugurato lo scorso 17 ottobre presso il Museo Archeologico di San Lorenzo, a Cremona, gioca con l’idea d’impossibilità, tra l’errore e il fallimento della norma.
“Uno più uno uguale tre” sono quattro mostre per quattro artisti, succedutesi nell’arco di quattro mesi, da un’idea e con la cura di un altro artista, Ettore Favini. In ordine hanno esposto, nell’antica ex chiesa tramutata in museo, Campanini, Bertolo, Politi e Cucchi (quest’ultimo fino a febbraio 2015). Il trait d’union è la pittura, “spesso bistrattata e demonizzata, nonostante sia una delle forme più intellettuali di fare arte oggi”. Da questa considerazione parte dunque Favini – che pittore non è – il quale immagina i quattro appuntamenti transgenerazionali come una riflessione breve intorno al potere della pittura, alla sua natura sensibile, alla sua forza concettuale e al suo coté immaginifico, che apre l’evidenza delle cose a un’altra dimensione possibile.

Pierpaolo Campanini - La pittura per me oggi è solo desiderio, 2014 - struttura modulare in alluminio, marmo, olio su tela - 190 x 160 x 210 cm

Pierpaolo Campanini – La pittura per me oggi è solo desiderio, 2014 – struttura modulare in alluminio, marmo, olio su tela – 190 x 160 x 210 cm

“La pittura oggi per me è solo un desiderio”è il titolo della mostra che ha aperto il ciclo: Pierpaolo Campanini, figura atipica, introversa, colta e schiva, pittore raffinatissimo con un immaginario sospeso tra intimismo e surrealismo, racconta: “La pittura ha portato un certo disordine nei miei pensieri organizzati, ma c’è voluto tempo. Nel disordine piano piano sono emersi aspetti seppelliti nella memoria, argomenti tralasciati in conversazioni dimenticate, cose viste con la coda dell’occhio”.
Poi è stato il turno di Luca Bertolo, con “La potenza del codice”, che nel suo dialogo scritto con Favini, spiega: “La maggior parte delle nostre esperienze si svolge in tre dimensioni, il nostro corpo non sa cosa sia la bidimensionalità. Non foss’altro che per questo, lo schermo tendenzialmente bidimensionale della pittura ci forza (pittori e pubblico) ad astrarre, a ricostruire legami tra immagini e cose e spazi “reali”. In pittura l’immagine aspira sempre a diventare metafora”.

Uno più uno uguale tre - Cremona, 2015 - Luca Bertolo

Uno più uno uguale tre – Cremona, 2015 – Luca Bertolo

Terzo step con Gianni Politi: “Credo con certezza che dipingere è un percorso che dura l’intera vita dell’artista. Un pittore non può decidere di smettere dipingere, un pittore anche se lo dichiara continua a farlo in segreto”. “Una storia d’amore” con la pittura, quella di Politi, il più giovane tra gli artisti invitati, che fa il punto sulle proprietà pedagogiche e filosofiche del linguaggio creativo per eccellenza: “Per me dipingere significa educarsi ed educare a guardare le immagini immobili”.
In chiusura Enzo Cucchi, il più anziano, protagonista di un capitolo fondamentale della storia dell’arte italiana, a cui Favini rivolge una domanda sul domani: “Sei riuscito a costruire una mitologia dentro al tuo lavoro, figure che hanno fatto / fanno parte della tua vita e dei luoghi in cui hai vissuto […] Nonostante ciò vedo sempre una tensione al futuro, sbaglio?”. Cucchi, laconico, che in mostra espone i suoi piccoli idoli sacri in bronzo, risponde: “Caro Ettore, sbagli. Agli Artisti non interessa il futuro, all’Arte non interessa il futuro”. La stessa domanda, sostituendo alla parola “futuro” la parola “passato”, si conclude con un assioma del maestro: “L’Arte e il Tempo sono due linee parallele, non s’incontrano mai”. E tornano, per caso, la matematica, l’infinito, la geometria e la logica sovversiva del vuoto tra le cose.

– Helga Marsala

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

Scopri di più