Umiliano i monumenti della città, ma il Comune di Roma gli organizza una mostra. Il Museo di Trastevere regalato alla potente lobby dei venditori di souvenir

L’assessore Giovanna Marinelli si sta dando da fare, in tempi in cui le buone idee devono giocoforza sostituirsi alle scarse risorse, per far vivere il più possibile la ampia e troppo spesso anchilosata rete dei musei civici della città di Roma. Con la musica, ad esempio, che in questi giorni è protagonista di tanti eventi […]

L’assessore Giovanna Marinelli si sta dando da fare, in tempi in cui le buone idee devono giocoforza sostituirsi alle scarse risorse, per far vivere il più possibile la ampia e troppo spesso anchilosata rete dei musei civici della città di Roma. Con la musica, ad esempio, che in questi giorni è protagonista di tanti eventi che hanno catalizzato sugli spazi culturali della città un pubblico diverso, più giovane, in orari insoliti.
Ma se i contenuti non convenzionali, volti ad aprire il più possibile le sedi museali, sono i benvenuti, occorre però prestare massima attenzione a vagliarli. Attenzione che non è stata prestata, a nostro parere, per quanto riguarda una mostra anomala che si è svolta, guarda caso per soli sei giorni giorni, al Museo di Roma in Trastevere. Proprio uno dei quegli spazi messi insieme e per i quali si sta cercando, tramite bando in corso come vi abbiamo documentato, un nuovo direttore artistico.
Cosa è successo? È successo che dal 3 all’8 dicembre nel grazioso museo di Piazza Sant’Egidio si svolge mostra Urtisti e ricordari a Roma. Passato e presente di uno storico mestiere. Sostanzialmente il Comune di Roma ospita una mostra documentaria (quattro pannelli in croce, nulla di più) su un format commerciale degradante ed umiliante, completamente fuori dal tempo (non esiste nulla del genere da nessuna parte del mondo), che stupra ogni monumento della città e che proprio per questo è oggetto di nuovi regolamenti e normative da parte di Soprintendenze e Ministero, che il Comune di Roma proprio in questi mesi è chiamato finalmente ad applicare. Si tratta di vecchie licenze di vendita di souvenir a braccio (con un piccolo banchetto appeso al collo, da qui il nome di urtisti: per essere notati e attirare l’attenzione urtavano i pellegrini) che negli anni Ottanta si sono assurdamente trasformate in improbabili bancarelle davanti ad ogni monumento dove si vendono oggetti scadentissimi, cineserie di cattivo gusto, cappellini, magliettine, torridipisa, colossei e daviddimichelangelo. Uno scempio che queste foto documentano.
Dopo anni di battaglie, infatti, l’impianto normativo predisposto dal Ministero è finalmente maturo per spostarli dalle vicinanze di Colosseo, Fontana di Trevi e Pantheon (e tanti altri luoghi pregiati), e il Comune di Roma ha anche pubblicato, non più tardi di qualche settimana fa, i luoghi dove gli urtisti dovranno spostarsi. Questo spostamento ha mandato questi commercianti (che ricordiamolo a fronte di un irrisorio pagamento per l’occupazione di suolo pubblico al Comune intascano guadagni da capogiro, molto spesso purtroppo esentasse) su tutte le furie e a iniziato a far muovere gli ingranaggi dell’insabbiamento.

Venditori ambulanti a Roma

Politici accondiscendenti, avvocati e esponenti della Comunità Ebraica (molti degli urtisti sono tradizionalmente di religione ebraica) hanno iniziato un lavorio di cui questa mostra fa parte. E spiace che il Museo di Trastevere e il Comune che lo gestisce si siano fatti strumentalizzare in questo modo ospitando un evento come questo proprio nel momento di massima battaglia politica sul tema. È del tutto evidente che organizzare una mostra per pochissimi giorni e con pochissimo materiale messo insieme in fretta e furia serve solo ad una cosa: poter vantare un titolo nei confronti del Comune. Arriverà un momento, molto presto, in cui qualcuno, magari a margine di ricorsi al TAR o vertenze legali, affermerà: “ma come, state cercando di ridimensionare un fenomeno sul quale il Comune stesso ha organizzato una mostra in uno spazio pubblico?”. E così l’amministrazione si troverà spiazzata ancor di più su una battaglia già di per se complicata da vincere.
Sono felice che in tale circostanza sia emerso il rapporto virtuoso esistente tra la categoria ed il Comune che ha messo a disposizione per l’evento il Museo di Roma in Trastevere”, ha dichiarato Alessia Salmoni, presidente del Consiglio del Primo Municipio e impegnata assieme ad altri politici per salvare ancora una volta le bidonville davanti ai monumenti in spregio delle prescrizioni di Ministero e Soprintendenze. E così la strumentalizzazione di questa mostra è dichiarata, chiara ed evidente a tutti. Non a chi ha deciso di concedere il museo, a quanto pare. “La storia urbana ed economica della città di Roma raramente ha messo in evidenza l’importanza strategica del settore dei venditori ambulanti e dei cosiddetti ricordari“, recita il sito ufficiale (incredibile ma vero) del Museo di Roma in Trastevere. Un’autentica strumentalizzazione di uno spazio pubblico a tutto vantaggio di interessi privati e particolari e a danno della cultura in città e in odio alle indicazioni di chi deve tutelarla. Un precedente imbarazzante solo apparentemente di poco conto, sul quale non possiamo evitare di chiedere un parere all’assessore Marinelli.

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