Secondo Ignazio Marino le sculture di Tim Noble & Sue Webster sono “addobbi natalizi non attinenti”. Rifiutata una grande installazione sponsorizzata da privati nel cuore della Capitale

Un’area pedonale tra le più belle del mondo. Da un lato i palazzi gentilizi, dall’altro le colonne di marmo di quello che era il Tempio di Adriano e che oggi è la sede della camera di commercio. Oggi – dovremmo esserci abituati, parlando di Roma, ma non ce la facciamo – abbandonata al degrado più […]

Un’area pedonale tra le più belle del mondo. Da un lato i palazzi gentilizi, dall’altro le colonne di marmo di quello che era il Tempio di Adriano e che oggi è la sede della camera di commercio. Oggi – dovremmo esserci abituati, parlando di Roma, ma non ce la facciamo – abbandonata al degrado più totale. Affissioni abusive, suonatori e strimpellatori illegali, artisti di strada al limite della legge, un oceano di vu cumprà, auto e furgoni liberamente posteggiati nell’isola pedonale che venne creata qui una quindicina di anni fa. Per reagire a tutto questo si crea una associazione. Caso raro, un’associazione che mette insieme residenti e commercianti. Tra le tante iniziative per sostituirsi ad un’amministrazione incapace di fronteggiare crimine e illegalità l’associazione si inventa un’iniziativa culturale: Arte Diffusa a Piazza di Pietra (questo il nome della piazza-salotto a trenta metri da Palazzo Chigi e a quaranta dal Pantheon). Cosa prevede l’iniziativa? Mostre di giovani artisti italiani nei negozi, nei ristoranti e nei bar, e poi una grande installazione di un artista internazionale in mezzo alla piazza prevista dal 3 dicembre al 7 gennaio 2015. Il tutto corroborato da un concerto in collaborazione col Santa Cecilia, per salutare l’inizio delle festività natalizie.
Grandi riunioni in comune, disponibilità del Gabinetto del Sindaco Ignazio Marino, progetto pronto, biglietti per il trasporto già acquistati e artista selezionato: la scelta cade non su un nome qualsiasi, ma su Tim Noble & Sue Webster, nomi londinesi che non hanno bisogno di presentazione e non presentano alcun dubbio di curriculum, e che peraltro hanno già esposto in contesti pubblici di pregio come Rockfeller Center a New York con la famosa Electric Fountain nel 2008. Epperò a Rockfeller Plaza sì e a Piazza di Pietra no, forse secondo il Gabinetto del Sindaco (nella persona del vice capo gabinetto, che ha firmato la risposta) non si poteva togliere troppo spazio alla sosta selvaggia ed al commercio abusivo: l’esercito dell’illegalità si sarebbe dispiaciuto, in fondo è Natale anche per loro. E allora, il 22 novembre, arriva la risposta. Che non è un semplice “no”, è una replica sprezzante e offensiva. State a sentire: “si rappresenta che il tavolo tecnico tra la Sovraintendenza ai Beni Culturali (comunale ndr) e le Soprintendenze di Stato svoltosi il 18 novembre u. s. ha espresso parere negativo al progetto in quanto l’addobbo proposto non ha alcuna attinenza con la tradizione natalizie“.
Ora dando per buono (e buono non è affatto) il principio per il quale in una capitale occidentale gli addobbi natalizi debbano essere solo tradizionali, ed è una cretinata sesquipedale che ci si dovrebbe vergognare a mettere nero su bianco su un documento ufficiale e protocollato come quello che Artribune ha avuto modo di visionare, ma ciò premesso, come si fa a definire “addobbo” una scultura di artisti attivi da decenni, riconosciuti in tutto il mondo e con opere nelle collezioni del Guggenheim, di Saatchi, di Dakis Joannou e di François Pinault? E perché, poi, il tavolo tra i soprintendenti invece di entrare nel merito tecnico (visibilità dei monumenti circostanti, posizione, altezza ecc), si mette a questionare sul concetto di “addobbo natalizio”? Cioè perché viene rilasciato un parere fuori tema rispetto al ruolo delle soprintendenze stesse?

Piazza di Pietra, a Roma

Ci siamo vergognati di dire quello che è successo agli artisti“, ci ha raccontato il presidente dell’associazione Amici di Piazza di Pietra, “non ce la sentiamo dire loro che il Gabinetto del sindaco della Capitale d’Italia ha definito ‘addobbo’ un loro lavoro. Noi sappiamo come siamo ridotti qui, ma non abbiamo voglia di condividerlo con altri, specie all’estero, per non far fare una figuraccia alla nostra città. Nel frattempo abbiamo scritto a tutti, Matteo Renzi compreso, che alla fine è un nostro vicino di casa. E comunque non abbiamo autorizzazioni neppure per il concerto: per far suonare in piazza Santa Cecilia si traccheggia, mentre i menestrelli abusivi che assillano tutta l’area vengono tollerati”.
Ma davvero le Soprintendenze (mai tanto odiate come dalla nostra testata, lo sapete) hanno tutto questo potere? Davvero possono obbligare un’amministrazione comunale magari ben disposta a rifiutare operazioni di qualità a costo completamente zero? “Bisogna premettere che le Soprintendenze sono organi tecnici, sebbene in alcuni casi con diritto di voto, mentre gli amministratori sono eletti dai cittadini. E’ assurdo che questa storia sia stata gestita da funzionari senza che probabilmente l’Assessore e il Sindaco ne fossero venuti a conoscenza“, ci spiega l’ex assessore alla cultura Umberto Croppi. Il quale più di qualche volta si trovò a scontrarsi con la burocrazia pur di portare contemporaneità nel cuore della città storica: “proprio a Piazza di Pietra feci Franz West con un’installazione ben più impattante di questa di Tim Noble. Ebbi parere contrario e andai avanti lo stesso. Mi ricordo poi la grande installazione degli Avaf nell’area di Largo Argentina, se la proponessero adesso cosa succederebbe? E quando si trattò poi di installare Aaron Young al Teatro di Marcello dopo il parere negativo e dopo aver visto che andavo avanti mi arrivò una lettera dalla Soprintendenza di stato che mi intimava a togliere quella… ferraglia. Testuale“. “Ferraglia” che fa un po’ il paio con “addobbo”. Cambiano le amministrazioni, cambiano gli assessori, cambiano anche i governi e, benché quelli attuali si dicano finalmente nemici di certe burocrazie soprintendenziali, non cambia l’ottusità di chi alla fine, a dispetto di tutto, ha l’ultima parola.

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