Independent d’autunno a New York. Com’è andata la nuova edizione della fiera? Parlano le due gallerie italiane presenti, Massimo de Carlo e Lorcan O’Neill

Aggirarsi fra gli stand di questa nuova edizione autunnale di Independent dà veramente poco l’impressione di trovarsi ad una fiera. Si tratta per la maggior parte di installazioni, e ogni booth deve essere organizzato come un solo show, dando un’impressione di grande ordine e omogeneità rispetto al solito caos che si percepisce in questi eventi. […]

Aggirarsi fra gli stand di questa nuova edizione autunnale di Independent dà veramente poco l’impressione di trovarsi ad una fiera. Si tratta per la maggior parte di installazioni, e ogni booth deve essere organizzato come un solo show, dando un’impressione di grande ordine e omogeneità rispetto al solito caos che si percepisce in questi eventi. L’atmosfera è decisamente più quella di una mostra, poche le etichette con i nomi degli artisti in vista, anche perché molti di loro sono riconoscibili a colpo d’occhio, e le sobrie scritte in vinile delle gallerie sono spesso nascoste. Tra grandi nomi e gallerie più giovani ed emergenti, spiccano the Journal di Brooklyn e Croy Nielsen da Berlino, e ottima qualità si trova anche nelle opere in mostra dalle italiane Massimo De Carlo e Lorcan O’Neill, che sembrano aver apprezzato questa nuova fiera-mostra.
Da De Carlo la situazione è partita bene già dal primo giorno, le vendite si sono registrate da subito come succede solitamente nelle fiere. Prima opera venduta Mon Cher Ame di Gianfranco Baruchello (1964), per 30mila dollari, che ha aperto delle giornate che si possono dire soddisfacenti. Una forte scelta curatoriale quella di portare in un mercato come quello americano sempre alla ricerca di nuovi nomi un artista quasi storicizzato, ma a quanto pare questa volta il gioco è valso la candela. “La fiera è andata bene, si sono registrate subito vendite e un forte interesse, è sicuramente un progetto interessante e abbiamo deciso di puntare su un artista storicizzato non per andare controcorrente ma perché ci sembrava la scelta più giusta data la natura della fiera, e ci sembrava importante presentare un solo show con un artista italiano”.
Anche da Lorcan O’Neill i commenti sono positivi: “È sicuramente una sfida per un gallerista concepire uno stand che si adatti a una situazione da fiera commerciale ma che riesca a funzionare anche come mostra. Siamo soddisfatti del risultato e sicuramente è un’esperienza da ripetere”. E l’affluenza? Costante, con un pubblico composto soprattutto da insider. Sicuramente la concomitanza con la settimana di opening delle case d’aste ha contribuito a portare in città un nutrito numero di investitori. “Sicuramente le aste aiutano a portare un pubblico interessato sia a vedere arte che a comprarla, ma credo che la fiera e le aste non si facciano concorrenza”, specifica la galleria basata a Roma. “L’aspetto curatoriale di questa fiera ha sicuramente dato una spinta nel distinguerla dall’ambiente delle aste. È stata concepita molto come una vetrina oltre che come una fiera. Certo, l’aver avuto anche la possibilità di vendere non ha di certo nuociuto. Questa nuova edizione è sicuramente diversa da quella in concomitanza con l’Armory, il livello di gallerie è più alto e sicuramente avrà un riscontro positivo anche sull’edizione primaverile”. Così New York si riconferma uno dei punti focali dell’arte contemporanea, in attesa dell’Armory Show e di Frieze NY e di vedere cosa riproporrà Independent nella versione primaverile.

– Ludovica Capobianco

http://independentnewyork.com

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