Fabio Viale vince il Premio Cairo 2015: e tra il pubblico c’è chi rumoreggia per una scelta tutt’altro che a sorpresa

Al momento dell’apertura della busta il dito è già su tasto pubblica. Il lancio bello e pronto, le foto dell’opera scelta caricate nella gallery: però si aspetta ancora un momento, è meglio non anticipare nemmeno di un secondo. Perché dopo aver stappato lo spumante al 90’ della finale di Euro 2000 certe cose non si […]

Al momento dell’apertura della busta il dito è già su tasto pubblica. Il lancio bello e pronto, le foto dell’opera scelta caricate nella gallery: però si aspetta ancora un momento, è meglio non anticipare nemmeno di un secondo. Perché dopo aver stappato lo spumante al 90’ della finale di Euro 2000 certe cose non si fanno più. Ma è una precauzione che si rivela esagerata: vince la 15esima edizione del Premio Cairo Fabio Viale. E si sapeva. Cioè, ce lo si poteva aspettare. Perché nel momento in cui la formula del contest cambia pelle e contravviene alla prassi consolidata, arrivando ad ammettere i refusée delle edizioni precedenti, non è un azzardo immaginare che quanti tra questi vengono riproposti nutrano speranza di vittoria. È il caso di Viale, appunto. O di un altro accreditato della vigilia per la vittoria finale come Andrea Mastrovito. Nessun sussulto, dunque, quando Urbano Cairo legge la motivazione e annuncia il nome del prescelto: c’è chi dà di gomito, si sussurrano i “te l’avevo detto”. E non mancano fischi e ululati di disappunto, controcanto agli applausi che coprono i segni di dissenso.
Cos’ha che non va La suprema, scultura in marmo che riproduce con straordinaria leggerezza un cassetta di frutta? Niente, assolutamente niente. Il lavoro è ineccepibile, funziona in senso assoluto e a maggior ragione in questo contesto, per tradizione orientato ad artisti dal curriculum già consolidato, non esordienti assoluti e nemmeno giovanissimi in fase di emersione. Perché contestare allora? Perché a molti la scelta è sembrata – non diremo obbligata e nemmeno già scritta – ma senz’altro facile, forse un po’ scontata. Il che ci sta, il Cairo mica è il Nobel per la medicina che richiede parametri oggettivi per essere assegnato; ma allora ci sta anche la delusione, il disappunto di chi si aspetta il guizzo, lo scatto, la novità. E allora sta proprio qui il dato positivo del Cairo: nei musi lunghi, negli scontenti, nel fastidio non trattenuto, nel rifiuto del tutto va bene madama la marchesa. Perché se ancora c’è chi si scalda per chi vince il Premio Cairo allora l’ambiente è vivo e vivace. A dispetto delle apparenze.
Gli altri artisti in corsa? Tolti Viale e Mastrovito erano Paolo Amico, Salvatore Arancio, Aurora Meccanica, Marco Basta, Valerio Berruti, Mattia Bosco, Sergio Breviario, Francesco Candeloro, Rä di Martino, Michael Fliri, Angelo Formica, Giulio Frigo, Debora Garritani, Giuseppe Gonella, Andrea Mastrovito, Ieva Petersone, Giusy Pirrotta, Alice Ronchi, Valentina Sommariva. Per farvi un’idea dei lavori con cui hanno partecipato al contest andate al Palazzo della Permanente di Milano entro il 26 ottobre: trovate tutto lì.

– Francesco Sala

 

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