Nuova veste grafica per il Corriere della Sera, e Il Tempo grida al plagio: identica alla sua la campagna pubblicitaria di via Solferino

È da qualche settimana che tra le pagine del primo quotidiano d’Italia spunta un’immagine doppia. A sinistra di chi guarda un bambino biondo, cinque o sei anni: salta da una duna che è facile dedurre dal contesto sia in spiaggia: a destra l’identico scenario, il medesimo salto, questa volta effettuato da un giovanotto aitante ma […]

È da qualche settimana che tra le pagine del primo quotidiano d’Italia spunta un’immagine doppia. A sinistra di chi guarda un bambino biondo, cinque o sei anni: salta da una duna che è facile dedurre dal contesto sia in spiaggia: a destra l’identico scenario, il medesimo salto, questa volta effettuato da un giovanotto aitante ma non troppo. Il bambino di cui sopra, opportunamente cresciuto. Il balzo si accompagna al claim “si può cambiare e rimanere se stessi”, frase iconica scelta dal Corriere della Sera per pompare il proprio restyling, firmato dall’art director Gianluigi Colin. In edicola dal 24 settembre la nuova veste grafica del giornale di via Solferino, che si accoda alla dieta dimagrante applicata a suo tempo da La Stampa e La Repubblica passando al formato slim di 31×45 centimetri, cedendo cinque centimetri in larghezza e altrettanti in altezza; ampliando il fascione di sommario collocato in prima proprio sotto la testata e definendo meglio gli ingombri all’interno delle pagine, scegliendo per righe di separazione anche molto marcate. In attesa delle reazioni dei lettori, che avevano storto il naso qualche mese fa per il radicale – e un po’ poco user friendly – cambiamento del sito, arrivano quelle dei colleghi, che sembrano tutt’altro che apprezzare. Anzi.
Carta canta” e “idee rubate” strilla Il Tempo di Roma, che rivendica la paternità di una campagna promozionale troppo simile a quella lanciata dal Corsera. Qui il bambino in spiaggia, là il ritratto in bianco e nero di una giovane donna – e un giovane uomo – affiancati alla loro immagine a colori una volta divenuti maturi; sottolineati da un motto che ribadisce che “è bello cambiare rimanendo se stessi”. Il tutto lanciato nel lontano 2007, anni luce prima dell’uscita del giornale milanese.
Cosa dire? L’idea, onestamente non una delle più brillanti che si siano mai viste, è palesemente la stessa; ma è proprio la sua banalità che, a voler essere garantisti, assolve il Corriere: non volendoci la buonanima di Armando Testa per partorire un concept del genere ci sta che due creativi un po’ appannati, a distanza di tempo l’uno dall’altro, abbiano cacciato fuori la stessa genialata. E ci sta che la superficialità che zavorra la stampa italiana – e con lei tanti e poi tanti settori produttivi del Paese – abbia portato a non verificare, non controllare, non fare ricerche, non approfondire, scegliendo per la via più facile, più semplice, quella che comporta meno sbattimento tanto è uguale. Vale tutto.
A voler essere maligni, invece, quelli del Corriere vanno rimproverati due volte: perché non si copia, certo; ma anche perché se proprio si deve farlo almeno ci si orienti verso i migliori! E in questo caso quanto piacere ci avrebbe dato una replica della storica campagna di lancio della rinnovata L’Unità, infilata da quel genio vero di Oliviero Toscani nella tasca posteriore di una gran bella minigonna in jeans!

– Francesco Sala     

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Francesco Sala

Francesco Sala

Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

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