Prendere a pallonate un muro, liberando la fantasia. Andrea Mastrovito e una squadra di cento bambini, a New York: le foto del gigantesco fregio…

Ci sono casi in cui l’arte, uscita dalla naturale dimensione iconica e contemplativa, sceglie la via delle relazioni umane, dell’azione politica e sociale, dell’impatto immediato sulla vita di piccole comunità di persone. Senza sacrificare la potenza del rito e l’appeal dell’immagine, ma lasciando che il tutto si traduca in un’occasione collettiva. Casi genuini – non […]

Ci sono casi in cui l’arte, uscita dalla naturale dimensione iconica e contemplativa, sceglie la via delle relazioni umane, dell’azione politica e sociale, dell’impatto immediato sulla vita di piccole comunità di persone. Senza sacrificare la potenza del rito e l’appeal dell’immagine, ma lasciando che il tutto si traduca in un’occasione collettiva. Casi genuini – non figli di intellettualismi posticci, né di pose ruffiane – capaci di lasciare un’eredità concreta, negli spazi urbani e negli occhi dei cittadini, nella loro memoria, nella loro coscienza.
Casi come quello appena messo in campo da Andrea Mastrovito, a New York, nel quartiere popolare e multietnico di  Bushwick, a Brooklyn. Qui, al 185 di Suydam Street, l’artista si è inventato una performance dal titolo Kickstarting, scegliendo come luogo d’azione un vecchio cortile abbandonato di una parrocchia locale. Coinvolti i parroci, gli insegnanti della Cornell University e il direttore della scuola elementare, il progetto è diventato realtà. Per un mese Mastrovito ha lavorato con un gruppo di cento bambini residenti, coinvolgendoli con lezioni molto easy di storia dell’arte e cercando di far passare un messaggio prezioso, soprattutto per dei minori con un’estrazione sociale disagiata: anche col poco che si ha disposizione, si può raggiungere una meta. Lasciare un segno, concretizzare un desiderio, incidere sulle cose.

Andrea Mastrovito, Kickstarting - New York, 2014

Andrea Mastrovito, Kickstarting – New York, 2014

La prima fase del laboratorio ha avuto la forma di un censimento e di una narrazione: a raccontarsi erano loro, i bambini. Decine e decine di immagini, spunti, simboli, fantasticherie, che Andrea archiviava e via via concretizzava. Alberi, fiori, giocattoli, soldati, delfini, band musicali, da Gesù fino ai Pokemon, passando per gli One Direction. Una sfilza di suggerimenti, trasformati in stencil a grandezza naturale. Disposti poi, come in una processione fantasy, lungo il muro perimetrale del cortile, aspettando solo di sbocciare nel colore.
Ed ecco, il 28 e il 29 maggio, la mega azione collettiva che ha concluso il viaggio: fiumi di tempera in polvere sul suolo, cinquanta palloni inzuppati di pigmento e un esercito di piccoli artisti invitati a prendere a pallonate i muri. Lasciare un segno, quindi. Nel vero senso della parola. Trasformare uno spazio, far nascere qualcosa, spostare l’immaginazione in là, fino a sfondare il perimetro ostile del reale.
Tolti gli stencil, quel che è rimasto è uno straordinario fregio di circa cento metri, protetto da appositi fissativi e lasciato in dono al quartiere. Un landmark che trabocca di significato, e che diventa metafora di una possibilità, contro la routine dell’abbandono e della resa. In anteprima, il racconto di Kickstarting, in questa galleria di immagini inedite.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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