Va alla portoghese Ines Lobo la seconda edizione dell’arcVision Prize. Il riconoscimento promosso da Italcementi, dotato di 50mila euro, ricorda anche Lina Bo Bardi nel centenario della nascita

La portoghese Ines Lobo vince la seconda edizione dell’arcVision Prize, riconoscimento istituito da Italcementi Group. ”Architetto versatile riconosciuta per la sua capacità di lavorare su diverse scale, integrando nuovi edifici nell’esistente tessuto urbano e risolvendo in modo creativo problemi architettonici complessi. […] Il suo lavoro è chiaramente contemporaneo, basato sul passato, ma proiettato nel futuro”. […]

La portoghese Ines Lobo vince la seconda edizione dell’arcVision Prize, riconoscimento istituito da Italcementi Group. ”Architetto versatile riconosciuta per la sua capacità di lavorare su diverse scale, integrando nuovi edifici nell’esistente tessuto urbano e risolvendo in modo creativo problemi architettonici complessi. […] Il suo lavoro è chiaramente contemporaneo, basato sul passato, ma proiettato nel futuro”. Queste le motivazioni del premio. Laureata all’Università tecnica di Lisbona, Ines Lobo fonda il suo studio nel 2002: le sue architetture più riuscite sono tutte in Portogallo, dalla Facoltà di Arte e di Architettura di Evora, all’headquarter dell’impresa di costruzioni Ferreira a Porto, alla Scuola superiore Avelar Brotero a Coimbra. Un lavoro di costante ricerca sul costruito, fatto di interventi apparentemente minimali e silenziosi ma dotati di notevole presenza e forza espressiva. La vittoria della Lobo, scelta tra una short list di ventuno progettiste provenienti da 15 Paesi, è stata annunciata oggi pomeriggio durante la cerimonia organizzata nell’i.lab di Bergamo. Menzioni d’onore per la svizzera Anna Heringer, l’indiana Shimul Javeri Kadri e la cilena Cecilia Puga.
L’arcVision ogni anno individua una donna architetto che si è distinta nella sua attività sia di ricerca che di progettazione, dimostrando eccellenza qualitativa e attenzione alla tecnologia e all’innovazione. L’anno scorso è toccato alla brasiliana Carla Juaçaba (classe 1976) con il padiglione Humanidade. A decretare la vincitrice di quest’anno un parterre de rois, coordinato da Stefano Casciani e composto da personalità di spicco, tutte rigorosamente donne. Sono Shaikha Al Maskari (Membro del Consiglio Direttivo dell’Arab International Women’s Forum), Vera Baboun (Sindaco di Betlemme), Suhasini Maniratnam (Pluripremiata attrice, produttrice e scrittrice fortemente impegnata nel sociale), Samia Nkrumah (Presidente del Centro Panafricano Kwame Nkrumah), Martha Thorne (Direttore Pritzker Prize), Elena Zambon (Presidente dell’azienda farmaceutica italiana Zambon S.p.A.). Insieme con le architette di chiara fama mondiale Odile Decq, Louisa Hutton, Kazuyo Sejima e Benedetta Tagliabue.
In premio, oltre al riconoscimento economico di 50mila euro, un workshop di ricerca di due settimane presso i.lab. Ma la cerimonia è stata anche un’occasione per ricordare una delle donne più rilevanti dell’architettura mondiale. In occasione del centenario della nascita, è stato conferito un premio speciale a Lina Bo Bardi. Romana di nascita, brasiliana di adozione, è stata ricordata con una conferenza tenuta da Carmen Andriani. Un premio dall’Italia. Proprio il Paese che ha dovuto lasciare per trovare fortuna.

– Zaira Magliozzi

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Zaira Magliozzi

Zaira Magliozzi

Architetto, architecture editor e critico. Dalla sua nascita, fino a Marzo 2015, è stata responsabile della sezione Architettura di Artribune. Managing editor del magazine di design e architettura Livingroome. Corrispondente italiana per la rivista europea di architettura A10. Dal 2006…

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