Milano Updates: intervista a caldo per Vincenzo De Bellis, che ci racconta i pro e i contro di Miart 2014. Oltre 40mila visitatori, gallerie emergenti quasi tutte prossime al sold-out, meno bene il contemporaneo

Non hanno ancora staccato i faretti degli stand, gli addetti alle pulizie stanno cominciando ad armeggiare mentre i galleristi imballano le prime opere da riportarsi a casa: il sipario sull’edizione 2014 di Miart è calato, formalmente, da pochissimi minuti. Bracchiamo subito il suo direttore Vincenzo De Bellis, strappandolo ai doverosi saluti agli ospiti stranieri e […]

Non hanno ancora staccato i faretti degli stand, gli addetti alle pulizie stanno cominciando ad armeggiare mentre i galleristi imballano le prime opere da riportarsi a casa: il sipario sull’edizione 2014 di Miart è calato, formalmente, da pochissimi minuti. Bracchiamo subito il suo direttore Vincenzo De Bellis, strappandolo ai doverosi saluti agli ospiti stranieri e alle pacche sulle spalle di Massimo Minini, tra gli ultimi ad andarsene.
Partiamo dalle ovvietà: come è andata la fiera?

Ti do subito il dato numerico dei visitatori: 40.120 persone nei quattro giorni complessivi. Il giorno dell’inaugurazione abbiamo avuto più del doppio delle persone di un anno fa, gli altri giorni circa il 30% in più.

Bene la quantità allora. Ma la qualità?
Nei primi due giorni tante persone interessate, tanti collezionisti sia italiani sia stranieri: con il nostro programma di inviti ne abbiamo portati centottanta, ma tanti altri sono venuti per conto proprio. Anticipo la domanda che mi farai, sicuramente, sulle vendite: giovani e moderno alla grande. Su venti stand di gallerie emergenti abbiamo avuto una quindicina di sold-out: Essex Street, Supplement e Rod Burton hanno tutto venduto, la VI VII di Oslo riporta a casa solo un’opera, ma è riuscita a chiudere su pezzi che non erano qui in fiera. Ci aspettavamo che questa sezione avrebbe fatto bene: sono gallerie giuste per questo momento con prezzi abbordabili

Dicevi che anche il moderno è andato bene, che succede con il contemporaneo?
C’è chi ha fatto molto bene, chi oggettivamente così così mentre qualcuno non ha proprio venduto: realisticamente è la parte che ha sofferto di più.

L’anno scorso la sezione sul design era sembrata ampiamente migliorabile: credi ci siate riusciti?
“È andata molto meglio rispetto allo scorso anno. Secondo me abbiamo azzeccato la posizione: è più concentrata, abbiamo creato una piazza dove le gallerie dialogano tra di loro… ma è sempre migliorabilissima, sia per quanto riguarda la qualità delle gallerie che quella espositiva. Si può dare più visibilità al design, si deve farlo.

Il fiore all’occhiello?
La sezione THENnow: lo era già l’anno scorso e lo è a maggior ragione quest’anno. È una formula che io vorrei davvero spingere anche più avanti, provando magari a ingrandirla. E poi sono molto contento che la città si sia mossa, abbiamo fatto un grandissimo lavoro con i diversi spazi di Milano.

– Francesco Sala

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Francesco Sala

Francesco Sala

Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

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