La famiglia, “questione” da mettere in mostra. Da Thomas Struth a Sophie Calle, tante immagini dalla preview della nuova mostra fiorentina alla Strozzina

Spinge verso un ripiegamento introspettivo e non lascia indifferenti, la nuova mostra del Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, inaugurata ieri a Firenze. Già, perché le Questioni di Famiglia del titolo di questo primo appuntamento 2014 del Centro guidato da Frankiska Nori, co-curatrice assieme a Riccardo Lami, non sono essere estranee a nessuno di noi. Si possono infatti nutrire sentimenti di appartenenza e di amore verso il nucleo di origine, così come si può crescere tracciando un percorso del tutto autonomo rispetto […]

Spinge verso un ripiegamento introspettivo e non lascia indifferenti, la nuova mostra del Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, inaugurata ieri a Firenze. Già, perché le Questioni di Famiglia del titolo di questo primo appuntamento 2014 del Centro guidato da Frankiska Nori, co-curatrice assieme a Riccardo Lami, non sono essere estranee a nessuno di noi. Si possono infatti nutrire sentimenti di appartenenza e di amore verso il nucleo di origine, così come si può crescere tracciando un percorso del tutto autonomo rispetto a quello voluto o immaginato da chi ci ha assegnato nome e cognome: eppure, in entrambi i casi, si è legati (o impigliati) a quel primo fondamento di società nel quale siamo stati nati e cresciuti. Una sorte tanto universale da coinvolgere anche gli artisti, undici quelli scelti in questa narrazione espositiva: ciascuno, nel proprio intervento, in molti casi prodotto espressamente per la Strozzina, setaccia un terreno tanto spinosoquanto fecondo di spunti di osservazione. E alla sicurezza generata dal possesso di affetti autentici possono anche corrispondere finzioni, incompatibilità e distanze.
Almeno due i fulcri della mostra: una riflessione sul tema del “ritratto” e un’analisi del rapporto tra genitori e figli, con un focus, condotto al femminile, sul legame tra madri e figlie. Cosa avviene quando abbiamo di fronte una foto di famiglia? Consideriamo un’ immagine stampata in grande formato che propone un nucleo nella sua interezza, magari nel proprio interno domestico: siamo certi di afferrare con pienezza quella Familienleben (Vita di Famiglia), suggerita dal nome della serie del fotografo tedesco Thomas Struth, oppure ne restiamo, forzatamente, a distanza? E ancora: a quali inganni visivi ci sottopone la lettura rapida di un’opera? Su questo fronte affascina la naturalezza dei ritratti performativi dell’irlandese Thish Morrissey, scattati sulle spiagge inglesi e australiane a gruppi di parenti o amici in vacanza: in essi l’artista prende il posto alla figura femminile principale di un gruppo già consolidato, divenendo, per il tempo di uno scatto, il fulcro di una famiglia che in realtà non le appartiene. Spazio anche alla dimensione più genuina dei legami tra consanguinei (ad esempio, un uomo adulto con la madre e sua nonna, una bimba con il padre) nelle fotografie di Nan Goldin, presente in mostra anche con lo slide show di immagini dell’infanzia, mai esposto in Italia. Being Together è invece il lavoro di John Clang sviluppato sull’impiego delle nuove tecniche di comunicazione per connetterepersone geograficamente distanti, dal quale si originano “riunioni di famiglia”, anche in questo caso, reali solo nella percezione finale.
Particolarmente efficace la doppia lettura della relazione “mamma-figlia”, resa con ilcoinvolgimento diretto di due artiste. Mentre in Mother Toungue, della giovane Chrischa Oswald, i due video in cui la stessa Oswald e sua madre riproducono il gesto istintivo e“normale” nel mondo animale di leccarsi reciprocamente generano sensazioni spiazzanti se non di disturbo in chi osserva, in In balance with la statunitense Courtney Kessel rende esplicita la materna attività di negoziazione e la costante aspirazione all’equilibrio, in una sorta di gioco tra sé e sua figlia. Intorno al concetto dei ruoli si colloca la “più datata” opera in mostra, ovvero lo struggente trittico fotografico Les Tombes (1990) della francese Sophie Calle, definito dal co-curatore Lami “un ritratto di famiglia poetico e funebre”.
La dimensione riservata della famiglia è resa disponibile per essere scrutatanell’installazione partecipativa degli italiani Mocellin&Pellegrini, loro stessi famiglia in quanto compagni nella vita e non sono nel lavoro. In questa nuova produzione del duo, i visitatori possono muoversi tra gli arredi di un casa: un divano, alcune lampade, una consolle, una tavola apparecchiata sono i segni tangibili di uno spazio intimo popolato però, in mostra, solo da racconti e storie personali, tra cui quelli di alcuni dipendenti della Fondazione Palazzo Strozzi. A questa immersioni in un privato, conoscibile esclusivamente dall’interno, si può contrapporre la serie Home movies dell’artista-ingegnere Jim Campbell: nel suo intervento è invece la distanza fisica a rendere percettibili le immagini di vecchi filmati di famiglia, rielaborati digitalmente e riprodotti tramite luce LED; gli stessi sono invece destinati ad apparirci sfocati e incomprensibili se visti da vicino. Una molteplicità dunque di punti di vista, da analizzare, secondo una formula consolidata del CCC Strozzina, anche attraverso un fitto programma collaterale, capace di coinvolgere la cittadinanza fino al termine della mostra, il 2 luglio 2014, in incontri di approfondimento, talk con gli altri e nel ciclo di letture “A voce alta”. Nella gallery, le prime immagini dall’opening…

– Valentina Silvestrini

Fino al 20 luglio 2014
Questioni di Famiglia – Vivere e rappresentare la famiglia oggi
Centro di Cultura Contemporanea Strozzina
Palazzo Strozzi, Firenze
www.strozzina.org

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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