Cultura e turismo, le cenerentole d’Italia. L’allarme di Formez e Federculture: siamo tra gli ultimi nel mondo, nonostante le nostre bellezze. Ecco i dieci punti per cambiare passo

La bellezza, ci salverà? Sembra essere questa la domanda di fondo lanciata  all’incontro “Cultura & Turismo. Una strategia di sistema per l’Italia”, organizzato da Formez e Federculture, preoccupate da un dato su tutti: mentre nel 2013 cresce il turismo mondiale, il nostro Paese perde quote di mercato e si attesta in una classifica internazionale per competizione […]

La bellezza, ci salverà? Sembra essere questa la domanda di fondo lanciata  all’incontro “Cultura & Turismo. Una strategia di sistema per l’Italia”, organizzato da Formez e Federculture, preoccupate da un dato su tutti: mentre nel 2013 cresce il turismo mondiale, il nostro Paese perde quote di mercato e si attesta in una classifica internazionale per competizione turistica al 26 posto al mondo e al 17 in Europa.
E allora, se per gli studi internazionali siamo la nazione più amata in assoluto con maggiore attrattività, perché poi siamo solo il quinto tra i paesi più visitati, dopo la Cina, la Spagna, gli Usa e la Francia? Dove sbaglia il sistema paese e dove fa acqua il nostro modello culturale turistico? Dalle tante relazioni e interventi sono emerse falle evidenti e tutte italiane. Dalla poca digitalizzazione del patrimonio culturale alla mancata gestione di un sistema culturale Italia, dall’incertezza degli assetti istituzionali con i governi che continuano a cambiare, ai pochi fondi per cultura e turismo stanziati dallo Stato, che toccano solo lo 0,20% del bilancio dello Stato (per un totale di 1,5 miliardi di euro nel 2013) e che nel prossimo triennio saranno per giunta tagliati.
A fronte di un quadro evidente e drammatico, Formez e federculture hanno proposto al Governo dieci misure urgenti e concrete. “Se il nostro Paese sarà in grado di recuperare parte della competitività persa”, ha detto Carlo Flamment, presidente di Formez PA, “nel 2016 il turismo potrà raggiungere almeno l’11,9% del Pil, creando 900 mila nuovi posti di lavoro. Le prospettive di rilancio del turismo mondiale aprono grandi potenzialità per le Regioni del nostro Mezzogiorno e dopo i ritardi accumulati in questi anni è possibile sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla nuova programmazione dei fondi europei 2014-2020. Ma è necessario agire subito.”

Carlo Flamment, presidente di Formez PA

Carlo Flamment, presidente di Formez PA

Il decalogo di proposte, presentato da Roberto Grossi, presidente di Federculture, si articola in dieci punti e mira a: 1) Creare una cabina di regia unica tra Governo, Ministeri e Regioni; 2) Ridisegnare il sistema delle agenzie valorizzando le competenze di Enit, Italia Trade Agency, PromuoviItalia, Invitalia, e coinvolgendo le eccellenze del mercato; 3) Creare un Fondo di progettualità culturale per progetti integrati pubblico/privato; 4) Promuovere una Tourist card nazionale: integrare un’estesa gamma di servizi e convenzioni per il turista attraverso le nuove tecnologie. 5) Avviare un piano straordinario e immediato di manutenzione partendo dai siti selezionati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità; 6) Rilanciare un servizio multilingue e multicanale su diritti, opportunità ed emergenze (progetto Easy Italia), monitorare la domanda in lingua originale sui social media; 7)Promuovere il brand Italia nell’ambito dei grandi eventi nazionali e regionali; 8) Creare una struttura permanente valida per tutto il Mediterraneo e accompagnare le start up under 35 nei servizi culturali. 9) Adottare standard di classificazione Ue e un marchio di qualità nazionale e migliorare l’accessibilità attraverso una mappatura delle strutture accessibili e il potenziamento dell’accoglienza all’infanzia; 10) Inserire giovani “tutor” e “trip advisors” sul mercato.
Di fronte ad una crisi che sembra non toccare mai il fondo”, ha detto Grossi. “e ad una disoccupazione che sta mettendo in ginocchio il tessuto sociale del Paese, continuare a non valorizzare le enormi potenzialità del nostro capitale culturale, anche in chiave turistica, sarebbe una scelta irresponsabile e anti storica. Basti pensare che il turismo culturale rappresenta il 39% del mercato turistico italiano e potrebbe arrivare al 50% nei prossimi tre anni gestendo in modo efficiente un patrimonio spesso abbandonato e attuando politiche integrate nei territori”.
Cultura e industria turistica possono diventare un motore di crescita per il Paese e soprattutto, come ha affermato Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario del MIBAC, “da solo lo Stato non ce la può fare, tutte le forze devono concorrere per salvare un patrimonio che è in uno stato molto peggiore di quello che avrei pensato. E un paese che abbandona il suo patrimonio come sta facendo l’Italia è un paese che perde dei gradini di dignità.”

Geraldine Schwarz

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