Il valore aggiunto della cultura? Il doppio delle telecomunicazioni, sette volte quello dell’industria automobilistica. Se ne accorge la Francia, che prepara strategie comuni cultura-economia

Il termine cultura, è bene chiarirlo subito, in questo caso abbraccia un ampio spettro di attività, dallo spettacolo dal vivo al patrimonio, dalle arti visive alla stampa, editoria, audiovisivi, pubblicità, architettura, cinema, industria dell’immagine e del suono. Eppure, non possono non far riflettere i risultati dello studio congiunto promosso dai ministeri della cultura e dell’economia […]

Il termine cultura, è bene chiarirlo subito, in questo caso abbraccia un ampio spettro di attività, dallo spettacolo dal vivo al patrimonio, dalle arti visive alla stampa, editoria, audiovisivi, pubblicità, architettura, cinema, industria dell’immagine e del suono. Eppure, non possono non far riflettere i risultati dello studio congiunto promosso dai ministeri della cultura e dell’economia in Francia: obbiettivo analizzare un settore produttivo in cui lo Stato ha investito nel 2012 – ultimo dato disponibile – quasi 14 miliardi di euro.
Il dato più eclatante? Tutte queste attività in un anno presentano un valore aggiunto di 57,8 miliardi di euro, il doppio delle telecomunicazioni (25,5 miliardi), sette volte quello dell’industria automobilistica (8,6 miliardi di euro). Ed ecco le dichiarazioni del ministro della Cultura, Aurélie Filippetti, che faranno sdegnare i soliti spiriti belli italici, quelli del denaro cacca del diavolo, del “con la cultura non si mangia”, i nemici di mr. McDonald Mario Resca: “Un approccio comune tra i due reparti, con base statistica incontestabile, è sembrato molto importante per riconoscere l’importanza economica della cultura”.
Nel campo della cultura e comunicazione nel 2012 lo Stato francese ha investito 13,9 miliardi di euro (11,6 miliardi di bilancio, 1,4 miliardi di spese fiscali e 0,9 miliardi assegnati a diversi organismi tasse redistributive), ai quali – capillarità, forza dei transalpini – gli enti locali hanno aggiunto circa 7,6 miliardi. “Prospettive? È fondamentale sviluppare gli strumenti della politica culturale nell’era digitale”, dice la Filippetti.

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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