Fuga da Roma. Anche la Galleria Furini (dopo la Co2) via dalla Capitale. Si riparte con uno spazio storico ad Arezzo ed una project room in Croazia

Erano arrivate in massa, a partire da quel fatidico 2002, anno che segnò l’inizio di un boom quasi decennale per l’arte contemporanea a Roma. Un boom di cui oggi rimane poca cosa. Erano arrivate da dovunque, addirittura dall’estero, ma soprattutto da tutta Italia: da Napoli e da Pescara, da Venezia e da Bologna, da Trieste […]

Erano arrivate in massa, a partire da quel fatidico 2002, anno che segnò l’inizio di un boom quasi decennale per l’arte contemporanea a Roma. Un boom di cui oggi rimane poca cosa. Erano arrivate da dovunque, addirittura dall’estero, ma soprattutto da tutta Italia: da Napoli e da Pescara, da Venezia e da Bologna, da Trieste e da Arezzo. Proprio da Arezzo giunse qualche anno fa Nicola Furini che oggi decide di lasciare il suo spazio a Via Giulia e di tornarsene nella sua città lasciando nella capitale una eredità di tante belle mostre. La fatica nello spostarsi su e giù dalla Toscana a Roma, una città che ha promesso tanto negli scorsi anni ma che non ha mantenuto quasi nulla.
E allora è meglio traslocare, anzi “traslare”, dicono Nicola e Francesca, l’attività qualche centinaio di chilometri più a nord. Gli spazi “sono superbi già così, ma dobbiamo lavorarci un poco”, spiegano dalla galleria. Si tratta in effetti di una location tutta particolare: la chiesa sconsacrata, cinquecentesca, della Madonna del Duomo Vecchio nel cuore della città di Arezzo. “Un’avventura che proseguirà e verrà rilanciata a partire dal 2014, probabilmente già da gennaio”, ci racconta Nicola Furini, “e che verrà addizionata subito di una novità: è in fase di apertura, infatti, una project room a Fiume, nella vivace città croata a due passi dalla Slovenia e dell’Italia”.
Ci sono da una parte, insomma, le gallerie che chiudono causa crisi economica (intere strade, a Roma, pensiamo a Via Reggio Emilia, hanno cambiato volto da quando praticamente tutti i tanti spazi espositivi che vi avevano sede hanno alzato bandiera bianca), e dall’altra le gallerie che pur restando aperte decidono di spostarsi. Solo nelle ultime settimane è stato il caso di Co2 (spostatasi a Torino) e ora di Furini. Se l’amministrazione comunale (sebbene non unica colpevole) continuerà a mantenere l’incertezza sulle sorti dell’arte contemporanea – e della cultura in generale – a Roma, l’esodo potrebbe anche continuare.

www.furiniartecontemporanea.it

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