Italia Nostra (ri)corre in aiuto a Leopardi: arriva in Consiglio di Stato la diatriba sul progetto di riqualificazione di uno stabile a ridosso del Colle dell’Infinito. Restauro conservativo o nuova colata di cemento?

Quell’ermo colle non sembra essere caro solo a lui. Anzi. Nuova puntata di una querelle che si trascina da tempo in un’amena località delle Marche, situazione in fin dei conti esemplificativa della concezione distorta e distrofica della tutela del paesaggio che vive il Bel Paese. Da un lato c’è il privato, legittimato da un Piano […]

Quell’ermo colle non sembra essere caro solo a lui. Anzi. Nuova puntata di una querelle che si trascina da tempo in un’amena località delle Marche, situazione in fin dei conti esemplificativa della concezione distorta e distrofica della tutela del paesaggio che vive il Bel Paese. Da un lato c’è il privato, legittimato da un Piano di Governo del Territorio e da una sentenza vinta al TAR a fare della sua proprietà ciò che meglio crede; dall’altro c’è l’associazionismo, convinto che quello che viene comunicato come intervento di recupero di un immobile apra in realtà la strada a rovinose e irrimediabili colate di cemento. Roba da terza pagina su un quotidiano locale? Sì, se non fosse che l’indirizzo del fabbricato in questione è in via del Passero Solitario a Recanati. E che il paesaggio considerato a rischio è il leggendario Colle dell’Infinito: quello mirato e rimirato, ovviamente, da Giacomo Leopardi. A scendere sul sentiero di guerra è Italia Nostra, che a nome del presidente Marco Parini firma il ricorso arrivato, insieme a quello già inoltrato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggistici, sul tavolo del Consiglio di Stato: bando agli interventi che il Comune autorizza alle pendici del Monte Tabor, l’evocativa altura resa immortale dai versi del poeta. Le ragioni del sì parlano di puri e inoffensivi interventi conservativi da realizzare su una casa colonica con annessi locali di disimpegno; quelle del no paventano nella possibilità di accorpare più vani e rivedere le cubature, concessa dal Piano, il rischio di vedere la celebre inquadratura viziata da nuovi eco-mostri. Si arriva così a un nuovo ricorso, affidato dall’associazione ambientalista a Elisa Scotti, che all’attività di avvocato lega quella di docente di diritto ambientale all’Università di Macerata. Una faccenda che nel recente passato aveva interessato anche il FAI, estensore di osservazioni – poi accolte dal Comune di Recanati – che avevano portato a modificare la classificazione di quelle aree in senso più restrittivo, ponendo ulteriori e maggiori vincoli di tutela. Probabilmente non abbastanza severi…

– Francesco Sala

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