Ha la regia di Peep-Hole il progetto che porta l’arte nei locali milanesi di DRY, la pizzeria powered by Pisacco. Sei video-artisti, altrettante mini-personali della durata di due mesi ciascuna: apre le danze Diego Marcon

Ci sono quelli che usano l’arte contemporanea come specchietto per le allodole, complemento d’arredo sexy che titilla i palati hip&chic e finisce fatalmente per avvilire l’opera. E c’è poi chi guarda alla faccenda con un rispetto pudico, quasi timido. E dunque sì, apre locali che hanno standard un pochino più alti del fast-food e ancora […]

Ci sono quelli che usano l’arte contemporanea come specchietto per le allodole, complemento d’arredo sexy che titilla i palati hip&chic e finisce fatalmente per avvilire l’opera. E c’è poi chi guarda alla faccenda con un rispetto pudico, quasi timido. E dunque sì, apre locali che hanno standard un pochino più alti del fast-food e ancora sì, gioca con le contaminazione e le ibridazioni portando dentro – tra arredi di design e pezzi unici – anche l’arte contemporanea. Ma lo fa seguendo un progetto: chiaro, limpido, serio, tutt’altro che pretenzioso. E i risultati si vedono. Nasce dall’incontro con Peep-Hole il progetto che vede entrare il contemporaneo al civico 33 di via Solferino, piena Milano, davanti a quel Pisacco di cui il locale è naturale gemmazione. E che dimostra, per statuto, un certo feeling per il contemporaneo. Il luogo si chiama DRY, posto da cocktail e pizza; la programmazione prende il nome di Extra DRY, e vede impegnati sei artisti a rotazione per un periodo di due mesi ciascuno. Media esclusivo quello della video-arte, genere non facilissimo se pensato in un contesto del genere – vallo a spiegare al cliente che il proiettore non è collegato a una tv e che no, non si può cambiare canale e mettere sulla partita! Ogni possibile dubbio sull’operazione svapora però all’incontro con Diego Marcon, primo nome di un calendario che vedrà nell’ordine Cleo Fariselli e Riccardo Giacconi, Giovanni Giarretta, Alice Ronchi e Francesco Joao Scavarda. Nel passaggio che lega la sala cocktail a quella pizzeria ecco salut! hallo! hello!, interamente girato in una tipografia che stampa cartoline. Immagini seriali per ricordi individuali, destinate a caricarsi di un vissuto intimo e universale; ma al tempo stesso ironica e dolorosa fotografia di un lavoro che è meccanica reiterazione, replica vuota e senz’anima. Un messaggio tradotto nel balenare delle tinte tipografiche, violenti getti d’inchiostro che sferzano l’ambiente con i loro movimenti per quanto vividi e accesi mai invasivi. Quello dell’azione sembra essere tema ricorrente, filo rosso che lega tra loro questo lavoro con i successi, collocati nella sala ristorante. Da un lato Pattini d’argento, dove le attività di un palazzetto del ghiaccio e di una squadra di pattinatrici si spogliano della frenesia per restituire solo una poetica estetizzata del movimento; dall’altro Storie di fantasmi per adulti, che in una serie di campi fissi arriva alla pura suggestione di un flusso solamente evocato.     

– Francesco Sala


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Francesco Sala

Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

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