Un inno alla donna e, per estensione, alla forza energetica e rassicurante della bellezza. Dopo l’esperienza in Biennale Ragnar Kjartansson torna in Italia: “The Visitors” approda all’Hangar Bicocca

“Le stupide e inutili crudeltà. È questo più che la crisi o l’incertezza a intristirmi: il fatto che viviamo in un mondo che è stato reso triste, quando in realtà è pieno di persone bellissime”. Le stesse che Ragnar Kjartansson porta all’Hangar Bicocca, dove atterrano straniti i suoi The Visitors: non una mostra in senso […]

“Le stupide e inutili crudeltà. È questo più che la crisi o l’incertezza a intristirmi: il fatto che viviamo in un mondo che è stato reso triste, quando in realtà è pieno di persone bellissime”. Le stesse che Ragnar Kjartansson porta all’Hangar Bicocca, dove atterrano straniti i suoi The Visitors: non una mostra in senso stretto, ma un intervento poetico che trova finalmente – dopo la parentesi alla Thyssen-Bornemisza – una situazione espositiva di ampio respiro. Nove supporti da proiezione maxi-formato, teleri digitali dove dipingere a mezzo video le malinconiche intimità dettate da Feminine Ways, poema scritto dall’ex moglie dell’artista Asdìs Sif Gunnarsdòttir e musicato dal Sigur Ròs Kjartan Sveinsson. Un inno d’amore alla donna, all’elemento femminino. Intonato da chi come Kjartansson si definisce orgogliosamente femminista: “spesso le donne vengono trattate secondo stereotipi: non amo questo atteggiamento. Uguaglianza, uguaglianza, uguaglianza: io parlo di persone, senza distinzioni”.

Chiacchierata a margine della presentazione del progetto, con inevitabile puntata su SS. Hangover, sua performance alla Biennale di Venezia. “È un’esperienza che per certi versi può risultare mortificante, perché hai la speranza che il pubblico gradisca e porti via con sé la musica che viene suonata nel corso della performance: ma c’è sempre la possibilità che a questi non interessi nulla e la trovino lenta e noiosa! Ma i musicisti che partecipano si sono applicati così tanto e sono talmente belli, eleganti, che hanno reso splendido lavorare a questo progetto:”

Prima Venezia, ora Milano. Poi Berlino: dove è atteso per la realizzazione delle scene che accompagnano uno spettacolo teatrale. Ma sui suoi progetti futuri, Kjartansson sorvola sorridendo: “Rispondo alla Marcel Duchamp: sono uno che respira! Per cui respiro: è questo che voglio, non pensare troppo a quello che farò né a dove andrò”.

– Francesco Sala 


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