Il primo film di Luca Trevisani e il blob di Jõao Laia, finendo con Invernomuto tra Etiopia e Giamaica. Tre inediti d’autore per la sezione che al Milano Film festival indaga il cinema d’artista

Non è necessario scomodare Steve McQueen, Christian Marclay o Eve Sussman per sondare quella terra di nessuno – di tutti, a seconda dei punti di vista – che unisce e separa cinema e video-arte. Spazio da sempre tutt’altro che residuale, semmai prossimo ad apparire sconfinato; dilatato in una moltiplicazione di possibilità linguistiche e narrative che […]

Non è necessario scomodare Steve McQueen, Christian Marclay o Eve Sussman per sondare quella terra di nessuno – di tutti, a seconda dei punti di vista – che unisce e separa cinema e video-arte. Spazio da sempre tutt’altro che residuale, semmai prossimo ad apparire sconfinato; dilatato in una moltiplicazione di possibilità linguistiche e narrative che non conosce limiti. All’ombra della Madonnina parlano di “aree interstiziali” per riferirsi alla programmazione di Vernixage, sezione speciale che da tre anni allarga l’orizzonte del Milano Film Festival all’arte contemporanea. In cucina Davide Giannella, già al fianco di Alterazioni Video in veste ci curatore, nel menù tre artisti con altrettanti lavori. Inediti o quasi. Venerdì 6 settembre alle 17 lo Spazio Oberdan propone il calembour visuale del trentenne portoghese Jõao Laia, scrittore e intellettuale più che artista in senso stretto, autore di un minuzioso taglia e copia d’archivio. Riassunto nei cinquantadue minuti di Now Showing: Austerity Measures, collage che inanella senza soluzione di continuità raffiche di spezzoni tratti dai film che negli ultimi anni si sono cimentati con il tema della crisi economica. Un bombardamento in stile Blob – o Nanni Balestrini, fate voi – che promette alternanza di inquietudine e seduzione. Il giorno successivo è il Teatro dell’Arte, alle 19, a ospitare l’anteprima di Frozen Flames: un making of decisamente sui generis quello che racconta l’elaborazione, tutt’ora in corso, del primo film di Luca Trevisani; un taccuino d’appunti visionario e allucinato, dominato dal tema dell’acqua. Si torna alla attualità e alla cronaca con Invernomuto, in scena venerdì 13 alle 22 al Piccolo Teatro Studio. Il loro Negus – Echoes Chamber documenta il legame irrisolto tra Italia ed Etiopia, loro malgrado incatenate al ricordo della follia imperialista degli Anni Trenta: un binomio che diventa triangolo, grazie all’innesto della frizzante cultura musicale giamaicana. Storie, volti, tradizioni e ritmi da tre continenti; un frullato di stimoli sonori e visuali, utopia di un meltin’ pot vibrante e stimolante.  

– Francesco Sala


Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

Scopri di più