Ma sul serio Ignazio Marino vuole fare Zaha Hadid assessore alla cultura di Roma? Un po’ di totonomine dopo la vittoria del chirurgo nella capitale

Brescia, Treviso, Catania, il caso intrigante di Siena. La tornata elettorale è stata ricca di spunti, ma senza dubbio la partita più interessante (non più avvincente, purtroppo) si è svolta a Roma, dove la terribile amministrazione di Gianni Alemanno (qualcuno ha detto “il peggior sindaco di grande città dell’Italia repubblicana”) ha avuto il benservito dagli […]

Brescia, Treviso, Catania, il caso intrigante di Siena. La tornata elettorale è stata ricca di spunti, ma senza dubbio la partita più interessante (non più avvincente, purtroppo) si è svolta a Roma, dove la terribile amministrazione di Gianni Alemanno (qualcuno ha detto “il peggior sindaco di grande città dell’Italia repubblicana”) ha avuto il benservito dagli elettori o almeno da quella parte di loro che si è recata a votare. Se n’è avvantaggiato il ‘marziano’ Ignazio Marino, con un profilo naif e con zero conoscenza della città ha vinto a mani basse trovandosi ora a gestire una situazione particolarmente complicata e delicata anche dal punto di vista degli incarichi culturali, delle nomine che a Roma sono tantissime (teatri, biblioteche, opera, Festa del Cinema, soprintendenze comunali, Auditorium, Macro, Palazzo delle Esposizioni, Zètema…) e della scelta dell’assessore.
Ed è proprio il toto-assessore che in queste primissime ore dopo il trionfo elettorale dell’esponente ‘antagonista’ del PD impazza tra il milieu culturale capitolino. A quanto pare il chirurgo genovese, sentendo da settimane profumo di vittoria, già si era prodigato a contattare qualche papabile, il tutto nell’ambito di un progetto iniziale (forse ora ridimensionato) di una giunta ‘all star’. I nomi che sono stati vagliati? Clamorosi: Salvatore Settis (bell’autogol sarebbe stato, in una città che ha bisogno di smetterla con la tutela a tutti i costi che quasi sempre è sinonimo di abbandono, puntando finalmente sullo sviluppo) e addirittura Zaha Hadid, l’architetta di Bagdad con studio a Londra che ha progettato il museo d’arte contempoarnea più importante della città. Non si capisce come, secondo la visione (naif, appunto) di Marino, uno degli architetti più ricercati e pagati al mondo avrebbe potuto accettare un incarico pieno di beghe e vuoto di risorse.
Tornando con i piedi per terra un plausibile nome di apparato potrebbe essere quello di Rita Paris, direttrice del Parco dell’Appia Antica e del Museo di Palazzo Massimo ha 61 anni e da 33 (!) fa la funzionaria soprintendenziale. Durante le elezioni si è schierata con Marino facendosi inserire nella sua lista civica e ottenendo anche un buon consenso: chi le è vicino giura che la Paris abbia fatto tutto questo solo sulla scorta di una promessa di assessorato. Vedremo. Una strada meno tecnica e più politica potrebbe essere quella che risponde al nome di Paolo Masini, esponente PD di area dalemiana forte di oltre 5mila preferenze personali, una gran voglia fare l’assessore alla cultura e un seggio in Campidoglio che però potrebbe essere un ostacolo se, come appare, Marino si orienterà a mantenere le sue promesse elettorali: “gli assessori saranno scelti per merito e non tra le fazioni dell’Assemblea Capitolina”.
Non hanno seggio in consiglio, ma hanno grandi aspirazioni di trovare un buon posto nella squadra del nuovo sindaco due ex assessori alla cultura. Silvio di Francia (assessore nei truci mesi dell’ultimissimo Veltroni) è stata una delle persone più vicine a Marino durante la campagna elettorale tanto da scoppiare in un abbondante pianto liberatorio una volta certificata la rotonda vittoria del neo-sindaco. Non sarà facile vederlo seduto di nuovo nell’assessorato di Piazza Campitelli, ma il suo nome va inserito d’ufficio nella rosa dei papabili. C’è poi Umberto Croppi: il suo endorsement ufficiale per Marino è stato strategico per portare sul professore genovese un voto non schierato e mobile che segue la qualità degli uomini più che le bandiere. Avere dalla sua un ex assessore della giunta di quello stesso Alemanno che era il suo sfidante, è stato significativo per il nuovo sindaco. Tutto questo colloca il nome di Croppi come uno di quelli dati quasi per certi nella composizione della Giunta: inutile dire che, tra le possibili altre ipotesi, il ruolo di assessore alla cultura, per riprendere in mano il lavoro lasciato a metà all’inizio nel 2011, è uno di quelli più indicati per posizionare l’attuale direttore generale della Fondazione Valore Italia.

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