Incubi e illusioni per l’estate di FORMA: l’indagine divertita degli studenti NABA sul trompe l’oeil fotografico si affaccia sulle maschere terribili di Antoine D’Agata, punk dello scatto

Sogno di una notte di mezza estate: fresco, brillante, leggero e divertente. Ma non immune al palesarsi terribile dell’incubo. Un twist seducente quello che a Milano anima FORMA, dove si inaugurano le due mostre destinate a impegnare gli spazi di piazza Lucrezio fino al prossimo 1 settembre. Suona come il più classico saggio di fine […]

Sogno di una notte di mezza estate: fresco, brillante, leggero e divertente. Ma non immune al palesarsi terribile dell’incubo. Un twist seducente quello che a Milano anima FORMA, dove si inaugurano le due mostre destinate a impegnare gli spazi di piazza Lucrezio fino al prossimo 1 settembre. Suona come il più classico saggio di fine anno l’appuntamento con gli studenti del Master in Fotografia e Visual Design e di quello in Design della Comunicazione condotti da NABA: tante foto e qualche video per la mostra a tema che sfruttando la tradizione del trompe l’oeil invita ad allusivi esperimenti da illusionisti attorno a prospettive e coni ottici. Giochi per entrare nella dinamica del processo creativo in modo più maturo e consapevole, tentativi con i quali misurare competenze tecniche: nel mare magnum non mancano risultati piacevoli. Come l’Alebrije di Guadalupe Delgadillo, pupazzo in cartapesta uscito dalla cultura popolare messicana e animato da un gioco raffinato di proiezioni; e come i ritratti impossibili di Yu Zhenghui, che lasciando in primo piano il dettaglio di banconote da più yuan sovrappone parte dell’effige di Mao sul volto di modelli colti nei punti di Milano più amati – o semplicemente vissuti – dalla comunità cinese.
Il clima da festa di classe si intorbidisce passando alla sala che accoglie i lavori di Antoine D’Agata, marsigliese di nascita ma – da bravo fotografo – apolide per scelta, figlio di una cultura punk che lo ha reso interlocutore privilegiato con la sfera del torbido e della più peccaminosa assenza di speranza. Ha seguito Nan Goldin nella New York degli Anni Ottanta, e non poteva dunque fare a meno di cavarne fuori un immaginario di turgida perversione: sessualità violenta, corpi come ammassi di carne, volti sfatti ridotti a maschere da film horror. Un appuntamento da parental advisory...

– Francesco Sala


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