Arte contemporanea ai Fori Romani. Tutte le foto in anteprima della mostra Post-classici, il video-speach con il curatore. E un appello al Ministro Bray

Il grande maestro Mimmo Jodice intento a montare le sue foto ‘archeologiche’ nel museo, con cura. Nino Longobardi con il suo sigaro a dare di silicone sulle sue teche che dall’alto sembrano piccole così, ma così impeccabili nella loro simmetria nello Stadio di Domiziano al Palatino. Andrea Aquilanti che mette a punto le inquadrature delle […]

Il grande maestro Mimmo Jodice intento a montare le sue foto ‘archeologiche’ nel museo, con cura. Nino Longobardi con il suo sigaro a dare di silicone sulle sue teche che dall’alto sembrano piccole così, ma così impeccabili nella loro simmetria nello Stadio di Domiziano al Palatino. Andrea Aquilanti che mette a punto le inquadrature delle sue telecamere. Francesco Barocco che spilla su blocchi di argilla i suoi lievi disegni d’ispirazione etrusca sotto l’occhio vigile della sua gallerista Norma Mangione. Sta succedendo in questi giorni e non siamo nell’Arsenale di Venezia nella fase di montaggio dell’imminente Biennale. Insomma, l’area archeologica urbana più famosa al mondo si trasforma in un atelier in pieno fermento.

Cose da fare, anche se con i guanti bianchi. Soprattutto cose difficilissime da fare, ma che solo Roma – su questi livelli – consente. Mettere l’arte contemporanea a confronto con l’antichità, con gli artisti che traggono ispirazione dal dialogo con i luoghi della classicità. L’ha fatto, e in maniera piuttosto sorprendente, Vincenzo Trione, curatore della mostra Post-classici che voleva ‘solo’ fare un libro, ma che poi, complice anche l’entusiasmo di Electa, ha fatto sia un libro che una mostra. Scenario? Gli spazi monumentali del Foro romano e del Palatino, del Tempio di Venere e Roma e della Vigna Barberini, insomma l’Area Archeologica Centrale di Roma dove mai, prima d’ora, l’arte contemporanea aveva tentato dialoghi e sinergie con l’archeologia. Lo statement della mostra ce lo racconta Trione nel video, nell’anteprima fotografica che invece proponiamo buona parte dei diciassette gli artisti chiamati a confrontarsi con luoghi e monumenti diversi, presentando opere pressoché tutte, giocoforza, realizzate per l’occasione. Dai maestri dell’arte povera – Kounellis, Pistoletto, Paolini – a protagonisti della transavanguardia come Paladino; da figure isolate – Parmiggiani (significativamente presente con due lavori), Longobardi, Albanese, Beecroft – a grandi fotografi come Jodice Biasiucci; da voci “mistiche” – Botta, Pietrosanti – a personalità lontane da gruppi e da tendenze come Aquilanti; da autori post-informali come Colin a giovani quali ZimmerFrei, Alis/Filliol e Barocco. Dopo l’inaugurazione la palla dovrà necessariamente passare alla Soprintendenza e al Ministro: molte opere sembrano fatte apposta per restare in modalità fissa nel percorso dei Fori (quella di Jannis Kounellis, le foto di Jodice e magari anche i dischi di Mimmo Paladino sebbene siano un lavoro non pensato, come invece è, per dialogare con la mole del Colosseo). Sarebbe una bella sfida da cogliere per il ministro Massimo Bray…

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