Scorrerà champagne o succo d’arancia? Si avvicina l’inaugurazione del Museo Jumex firmato David Chipperfield, collezione che il magnate delle bevande Eugenio López Alonzo offre alla sua Città del Messico

A definirlo una specie di equivalente messicano – e moderno – di Lorenzo de’ Medici è addirittura Forbes: che ne incensa la sensibilità e generosità di mecenate, munifico nel sostenere alcuni tra i maggiori artisti latino-americani in attività, da Orozco a Cortazar. Un uomo attento a dotarsi, nel corso di vent’anni passati a collezionare senza […]

A definirlo una specie di equivalente messicano – e moderno – di Lorenzo de’ Medici è addirittura Forbes: che ne incensa la sensibilità e generosità di mecenate, munifico nel sostenere alcuni tra i maggiori artisti latino-americani in attività, da Orozco a Cortazar. Un uomo attento a dotarsi, nel corso di vent’anni passati a collezionare senza freni, della raccolta d’arte contemporanea più importante del Sud America, certo una tra le più ricche al mondo: un tesoro prossimo a trovare collocazione in un degno spazio espositivo. Non manca molto a che Eugenio López Alonzo – magnate del colosso alimentare Jumex – possa varcare la soglia del museo che a Città del Messico celebrerà la sua attività di collezionista: ultime settimane di lavoro per il cantiere che David Chipperfield dovrebbe consegnare con l’inizio dell’estate, al più tardi nel mese di novembre. Un progetto assegnato nel 2009 e che doveva, da programmi, essere concluso entro due anni; data slittata a causa di una serie di revisioni dell’idea iniziale: processo che la stampa locale imputa, in parte, alla necessità di armonizzare l’intervento con la coincidente realizzazione del Museo Soumaya, disegnato da Fernando Romero per conto del suocero Carlos Slim Helù. Magnate delle telecomunicazioni continentali, accreditato nel 2013 dalla solita Forbes, ma anche da Bloomberg, come l’uomo più ricco al mondo, con un patrimonio familiare che viaggia attorno ai 73 miliardi di dollari. In confronto López, 45 anni e la guida di un’azienda che fattura la miseria di 1 miliardo e mezzo di dollari ogni anno, è un ragazzino che deve ancora farsi le ossa: a lui spetta un lotto di poco più di duemila metri quadri all’ombra di quello impegnato da Slim nell’esclusivo quartiere di Polanco; un terreno di forma curiosamente triangolare, che richiede a Chipperfield – che presenta un conto di 50 milioni – di fare i salti mortali. Nasce una monolitica struttura in cemento a cinque piani, con rivestimenti in travertino e copertura a shed: una cresta di quattro lucernari continui, che richiamano idealmente il tetto di una fabbrica.
All’interno una tra le più importanti biblioteche private del continente, ma soprattutto i circa 2000 pezzi di una collezione avviata nel 1994 con una galeotta puntata da Christie’s ed oggi stimata attorno agli 80 milioni di dollari: si passa senza soluzione di continuità dai grandi del secondo Novecento come Twombly, Warhol e Judd ai grandi nomi del presente, come Eliasson, Koons e Cattelan.

Francesco Sala

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