Punta della Dogana, Fondazione Vedova e Peggy Guggenheim: si raggiungono più facilmente con il progetto Venice Art For All. Prolungata a Dorsoduro la posa delle passerelle per la maratona

Muoversi a Venezia è un’esperienza straordinaria: ma per chi soffre di disabilità il termine va preso nella sua concezione più ampia possibile. Perché se da un lato restano l’eccezionalità di un contesto unico, lo stupore e la meraviglia di uno smarrimento estatico tra le suggestioni delle calli; dall’altro c’è il peso di un tessuto urbano […]

Muoversi a Venezia è un’esperienza straordinaria: ma per chi soffre di disabilità il termine va preso nella sua concezione più ampia possibile. Perché se da un lato restano l’eccezionalità di un contesto unico, lo stupore e la meraviglia di uno smarrimento estatico tra le suggestioni delle calli; dall’altro c’è il peso di un tessuto urbano che resta gravato da ineludibili barriere architettoniche. Limiti che possono elevare ad autentica impresa anche la copertura di un tragitto minimo.
Nasce dalla tenacia dei genitori di Tito e Matilde il progetto Venice Art For All: le difficoltà motorie dei due ragazzini rendono estremamente difficoltoso, per loro, coprire la distanza che separa le case dove abitano nel sestiere di Dorsoduro e la scuola; da qui il lavoro di scuotimento dell’opinione pubblica e delle istituzioni, la creazione di massa critica e la nascita di un’idea tanto semplice quanto efficace. Fino al 15 giugno, in pratica fino al termine dell’anno scolastico, prolunga nel sestiere la posa delle tre passerelle provvisorie collocate in ottobre per la Venice Marathon. E solitamente rimosse dopo circa tre mesi dall’evento sportivo. A sostenere l’iniziativa il Comune di Venezia, cui spetta l’operatività della faccenda; ma anche Collezione Peggy Guggenheim, Punta della Dogana e Fondazione Vedova. Che a Dorsoduro hanno sede e sviluppano le proprie attività: una maggiore accessibilità all’area non può non garantire un flusso più scorrevole di visitatori.
Tre i “guadi” previsti, in prossimità dei ponti della Calcina, degli Incurabili e dei Catecumeni: il percorso ideale copre un tragitto che parte dalla fermata Accademia del vaporetto e che arriva senza soluzione di continuità a Santa Maria della Salute, toccando insieme alle tre istituzioni che sostengono l’iniziativa anche altri punti di notevole interesse storico e artistico. A questo punto, considerato che si è fatto trenta, viene da chiedersi perché non aggiungere un’unità: il prolungamento della presenza delle passerelle copre abbondantemente i giorni dell’inaugurazione della Biennale. Perché non estendere l’iniziativa almeno fino alla fine della rassegna? Il prossimo step prevede l’impegno, da parte delle istituzioni, a garantire la manutenzione necessaria per tenere le passerelle in pianta stabile, passando dal regime temporaneo a quello pienamente fruibile.

– Francesco Sala  

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