Cameriere, nel mio piatto c’è merda… d’artista! Nel cinquantesimo anniversario della scomparsa i Frigoriferi Milanesi celebrano Piero Manzoni: ai fornelli la nipote chef, che inaugura una serie di cene ispirate ai grandi nel Novecento

Sassi, polistirolo, caolino, gesso. In cucina? Si può fare: naturalmente con qualche licenza, in parte poetica e in parte culinaria. Il menù è ricco e variopinto, come si conviene al ricordo di un personaggio che ha segnato in modo indelebile l’arte del Novecento: nel giorno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario della scomparsa di Piero […]

Sassi, polistirolo, caolino, gesso. In cucina? Si può fare: naturalmente con qualche licenza, in parte poetica e in parte culinaria. Il menù è ricco e variopinto, come si conviene al ricordo di un personaggio che ha segnato in modo indelebile l’arte del Novecento: nel giorno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario della scomparsa di Piero Manzoni, ai Frigoriferi Milanesi si alza il sipario su un anno di eventi, celebrazioni, appuntamenti e kermesse nel nome dell’eclettismo e dell’eccentricità. Ne La Cucina dello spazio di via Piranesi l’incontro è con Antonietta Pasqualino di Marineo, giovane chef regista di Boxing Catering, che in nome dello zio Piero elabora la prima carta di piatti delle prossime Cene d’artista: golosi momenti presto dedicati anche a Dadamaino, Fausto Melotti, Gianni Colombo e Lucio Fontana.
La serata manzoniana è rigorosamente total white, omaggio agli Achromes dell’artista e, allo stesso tempo, inno ai calorosi sapori della bassa pianura padana. Nell’omaggio a Soncino, paese natale di Manzoni, si condensa l’incontro tra i mondi che gli sono appartenuti: quelli raffinati ed elitari della nobile borghesia meneghina, e insieme quelli saporiti della ruspante tradizione contadina. Sapori semplici, forti e immediati, assemblati in architetture golose; felicissimo connubio, attorno al tavolo, di miseria e nobiltà. Tocchetti di vitello e patate serviti come fossero i suoi celebri sassi; crema di cavolfiore e risotto al taleggio. Per dolce, considerato che il cotone idrofilo non si mangia, batuffoli di zucchero: adagiati su un letto dove la radice amara di Soncino si addolcisce nella crema di cioccolato bianco.
Inevitabile, considerato il personaggio in questione, il divertissement: la scatoletta è bell’e pronta, da mezzo secolo, nella sua linea da confezione Simmenthal; oggi rivista come inquieto ferma posto. Cosa si nasconde dentro le riproduzioni della Merda d’artista? Assaggiare per credere…

– Francesco Sala

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Francesco Sala

Francesco Sala

Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

Scopri di più