Videosorveglianza ? Non serve, noi teniamo gli occhi aperti. Eppoi non abbiamo i soldi. Così il Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra accoglie Picasso

Il MAH (Musée d’Art et d’Histoire) di Ginevra sembra non preoccuparsi troppo del valore assicurativo di Picasso. Il museo regionale d’Arte e Storia della città svizzera aggiunge un nuovo tassello al suo “palmares” di inattenzioni. Cos’è successo? Che l’importante esposizione Picasso à l’œuvre. Dans l’objectif de David Douglas Duncan, che riunisce – è aperta da […]

Il MAH (Musée d’Art et d’Histoire) di Ginevra sembra non preoccuparsi troppo del valore assicurativo di Picasso. Il museo regionale d’Arte e Storia della città svizzera aggiunge un nuovo tassello al suo “palmares” di inattenzioni. Cos’è successo? Che l’importante esposizione Picasso à l’œuvre. Dans l’objectif de David Douglas Duncan, che riunisce – è aperta da un paio di settimane – 150 opere del maestro spagnolo e altrettante del fotografo americano, dimentica la videosorveglianza.
Per motivi di budget (le prosperose serate di ricerca fondi per finanziare l’ampliamento del museo da parte di Jean Nouvel, hanno probabilmente la precedenza) la mostra, il cui arrivo è stato organizzato in fretta e furia, non potrà contare su controlli video, come richiesto dai prestatori, tra i quali la famiglia stessa del maestro spagnolo.
Un pessimo presagio, dopo le recenti vicende del Rothko vandalizzato a Londra? “No – rassicura Jean-Yves Marin, medievista e direttore dell’istituzione -, i nostri custodi si occupano di controllare costantemente ogni visitatore, ed abbiamo anche aumentato il nostro sistema di sicurezza attiva…”. C’è di che passare giorni tranquilli…

– Jean-Marie Reynier

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati